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LIVE TMW - Football Leader '17, Sacchi: "Manca cultura sportiva"

LIVE TMW - Football Leader '17, Sacchi: "Manca cultura sportiva"TUTTO mercato WEB
mercoledì 7 giugno 2017, 12:252017
di Marco Frattino
fonte Dal nostro inviato, Marco Frattino

10.50 - Amici di Tuttomercatoweb.com, buongiorno! La nostra redazione vi dà il benvenuto alla diretta testuale della convegno AIAC sul tema "Rapporto tra allenatori, dirigenti e mass media", atto conclusivo dell'evento Football Leader 2017 organizzato sul lungomare di Napoli presso il Royal Continental. Presenti Arrigo Sacchi, Pierpaolo Marino, Massimo Rastelli, Gianni Di Marzio e Renzo Ulivieri, presidente AIAC e vicepresidente FIGC.

11.00 - Iniziato il convegno.

11.05 - Parla Pierpaolo Marino: "Festeggio il quarantennale del mio ingresso nel mondo del calcio, mondo che oggi vende tutto ai broadcast. Questi incidono tanto sui bilanci, comprano anche gli allenatori che sono protagonisti di veri e propri talk-show. Allodi inventò il super-corso di Coverciano, dall'estero propongono allenatori improbabili mentre i tecnici italiani sono bravi ma poco sponsorizzati. I tecnici sono protagonisti di una conferenza stampa ogni due giorni, ma molti di loro non hanno capacità comunicativa. Senza offesa per nessuno, ecco perché le conferenze si orientano sulla rissa dialettica. L'allenatore dovrebbe accomodarsi dietro la scrivania non come capo di un branco, un tecnico porta con sé l'atteggiamento dello spogliatoio. Questo atteggiamento non va bene in conferenza, per me in conferenza servirebbe un atteggiamento di umiltà e la capacità di dire anche che a una domanda non si può rispondere perché sarebbe deleterio per società, squadra e allenatore. Sarebbe una risposta che potrebbe risolvere tanti problemi. Gli allenatori, oggi, sono degli attori. Chi ha una ribalta importante, ha una incidenza mediatica importante e non è facile reggerla. Ogni parola di un allenatore pesa tantissimo, una parola errata può generare difficoltà al sistema intorno una squadra. Adesso un tecnico è sovraesposto mediaticamente, prima si parlava una volta a settimana con alcuni giornalisti e non alle tv. Ma oggi è tutto diverso, le tv valgono milioni di euro per i club. Un giornalista va in conferenza, spesso, per produrre un risultato per il proprio editore".

11.13 - Parla Sacchi. "Ricordo il Mondiale negli USA, i giornalisti dovevano scrivere il pezzo durante la gara perché c'erano sei ore di differenza. Noi perdevamo con la Nigeria ma riuscimmo a vincere ai supplementari, i giornalisti fecero una cosa scorretta spezzando il pezzo per poi rifarlo", ha detto.

11.15 - Parola a Gianni Di Marzio, che ha parlato del rapporto con la stampa. "La comunicazione è diventata fondamentale per un rapporto tra allenatori e media, è scontato. Ci giriamo per ricordarci che le conferenze non c'erano, quando allenavo il Napoli c'erano pochi giornali ma che uscivano in varie fasi del giorno. Che dovevano scrivere? Se un calciatore non si allenava, si scriveva 'giallo' perché non era in campo. Oggi serve un rapporto di educazione e correttezza, per me serve coltivare i rapporti. I social sono incontrollabili, cerco di usarli pochissimo. Chi deve cambiare? Noi tutti, ci sono giornalisti incontrollabili. Ci sono giornalisti che hanno competenze calcistiche, altri con meno competenze. Bisognerebbe avere una preparazione tecnica specifica".

Ancora Di Marzio: "Bisogna curare anche i rapporti, ho un buon rapporto con qualche giornalista ma poi ci sono cronisti che fanno domande meno tecniche. Un allenatore, però, di fronte la stampa deve anche saper sorridere. Serve, però, rispetto reciproco. Nell'arco della mia carriera, ho avuto sempre un buon rapporto con i giornalisti. Dipende da noi, ci sono i bravi e quelli meno bravi in ogni campo".

11.20 - Mister Leonardo Semplici prende la parola: "Mi affaccio alla Serie A da ultimo arrivato, in Lega Pro e Serie B ho seguito il consiglio di Marino. Ho fatto il corso di comunicazione per prepararmi al meglio a quello che mi aspetta. Io devo imparare sotto ogni punto di vista, ma alla base c'è il rispetto delle regole e del proprio ruolo".

11.21 - Parla anche Massimo Rastelli: "A Cagliari ci sono diversi giornalisti, sono in una piazza storica che rappresentano una isola. Ci sono giornalisti di grande professionalità. Per la mia esperienza, dico che ho avuto sempre un ottimo rapporto perché c'è rispetto reciproco. Provo a mettermi nei panni di un giornalista, provando a fargli capire le difficoltà che possiamo avere. Il problema dell'imbarbarimento, in questa epoca, sono i social perché sono incontrollabili. Se un giornalista fa un pezzo sul giornale, si può condividere o meno. Ci può essere un confronto personale, sui social con chi ci si può confrontare?".

11.24 - Luigi Garlando, collega de La Gazzetta dello Sport, ha detto: "Quando parlo con gli allenatori, dico che noi giornalisti abbiamo vinto due Mondiali con Pozzo che era giornalista. Gli allenatori, invece, non hanno ancora vinto un Pulitzer. Siamo dunque in vantaggio. In passato a San Siro a tribuna stampa era al primo anello, si potevano intervistare più calciatori mentre oggi è diverso. Faccio un mea culpa, farei una sorta di patentino per scrivere di una partita di Serie A. Adesso 'alleno' una quarantina di giornalisti per parlare della Serie A. In redazione ho fatto venire tanti allenatori per istruire i giornalisti, aumentando così le loro competenze utili, ad esempio, per le pagelle. Parlai con Atzori, mi disse che aveva capito che gli mancava qualcosa dopo una gara contro l'Inter. Entrava Mourinho in sala stampa, i giornalisti erano tutti attenti. Poi entrò lui ed erano tutti più rilassati. Servirebbe maggior comunicazione, ad esempio bisognerebbe aprire gli allenamenti alla stampa. Pur rispettando il lavoro degli allenatori. Intanto noi come Gazzetta chiudiamo un'altra stagione senza avere una intervista esclusiva con Juve e Napoli. E' una sconfitta di tutti".

Domanda per Rastelli: qual è la percezione di una conferenza stampa per un allenatore? "Ogni tecnico forse ne farebbe a meno (ride, ndr), soprattutto chi allena le big che giocano ogni tre giorni. Ma è il nostro mestiere, bisogna prepararsi ed essere pronti a rispondere e a saper controbattere a ogni domanda". Parla anche Sacchi: "La convivenza tra stampa e allenatori sarebbe la miglior soluzione per gli utenti, i mass media hanno aiutato lo sviluppo dello sport ma non hanno contribuito a far capire le cose. Non tutti, ma molti fanno il proprio mestiere senza quella passione sufficiente. Quando dico che le cose non sono cambiate, mi riferisco al fatto che siamo tutti in malafede. Anche chi fa le domande, le cambia in base ai propri interessi. Così non aumenta la cultura sportiva, che è mediocre. Non siamo riusciti a capire che anche il secondo e il terzo sono bravi, non abbiamo capito che la bellezza salverà il mondo. Bisogna solo vincere, secondo la concezione comune. Ma bisogna riconoscere il merito. Se un calciatore gioca male e fa gol, perché deve avere un voto alto? Fino a poco prima aveva fatto male. Quando ero al Milan, c'erano gli allenamenti aperti. Il sabato mettevo l'undici titolare in campo, quelli con le casacche rosse giocavano titolari in partita. In occasione del mio primo Milan-Inter, misi Massaro attaccante il giorno prima. Il giorno dopo la stampa mise Virdis in attacco nelle probabili, nel post-gara mi dissero che gli avevo dato buca. All'epoca c'erano 4-5 giornalisti che non erano miei amici, ma erano persone serie e dunque erano ben accolte agli allenamenti".

11.43 - Parliamo del giornalismo web, cosa ne pensate? Risponde Marino: "Il giornalismo è in evoluzione, anche la Gazzetta fa i conti con questa trasformazione. Io ho grande rispetto dei giovani che si dedicano al giornalismo via web, siamo in una fase di trasformazione e di crescita dei ragazzi. Il calcio è stato lentissimo in alcune evoluzioni, adesso il cliente è in trasformazione e tanti giornali cartacei stanno perdendo vendite e copie. I ragazzi devono crederci, perché quello il futuro. Ma i giovani forse non sono pronti per relazionarsi con alcuni personaggi importanti, a volte trovo giovani giornalisti che porgono domande senza alcuna verità nella tesi". Aggiunge Garlando: "E' una fase intermedia, non sappiamo dove andremo. Una volta noi eravamo i privilegiati, adesso quando scriviamo il lunedì c'è gente che ha visto cento volte i gol. I siti web propongono tutto in tempo reale, noi dei cartacei dobbiamo far capire il perché. I giornalisti online hanno una velocità di mezzo, danno la notizia subito ma questo ambito va comunque disciplinato. Serve professionalità, studio e competenza. Questo mondo online è bello, ma ancora un po' selvaggio".

11.49 - Prende la parola Mimmo Malfitano: "Non sono un giornalista da scrivania, ma un cronista di campo. Cioè uno di quei giornalisti che dal martedì al sabato andavano al San Paolo, oppure a Soccavo oppure a Marano, poi Castel Volturno. Quindi questo lascia intendere il rapporto che può esistere e il sentimento nei riguardi della società che segue. Al di là delle preferenze interiori, io sono etichettato come juventino. Mi rivolgo ai giovani e ai tecnici, io oggi rappresento La Gazzetta dello Sport ma Sarri non sa chi sono. Evidentemente mi conosce perché qualcuno gli ha parlato male di me, io e lui non abbiamo mai scambiato una parola. E' come se io camminassi in centro, incontrassi Callejon ma non ci fermiamo a parlare perché io conosco lui ma lui non conosce me. Io non riesco a entrare in questa nuova evoluzione dell'informazione, sono romantico e appartengo al blocchetto, alla penna, alla trasmissione settimanale in cui avevo dei giocatori ospiti in studio. Credo che il Napoli debba iniziare una 'operazione simpatia', servirebbe una maggiore apertura. Ma, c'è un presidente che non perde occasione per dire che bisogna collaborare ed essere tifosi. Sono due anni che la Gazzetta non ha una intervista esclusiva. Vogliamo parlare sempre dei rapporti tra giornalisti e Napoli? Esistono giornalisti di prima, seconda e terza fascia, poi i nemici. In questa ultima fascia ci sono solo io, che devo difendermi non solo dal Napoli, da De Laurentiis, ma anche dal procuratore di Sarri, dall'ufficio comunicazione. Noi vogliamo aprirci verso il Napoli, ma anche loro dovrebbero aprirsi. Finora non è mai avvenuta questa situazione, che crea distacco anche da parte dei nostri lettori. A Napoli il Corriere dello Sport vende più della Gazzetta, a Milano è l'inverso ma è normale perché ci sono politiche diverse in ogni città. Purtroppo c'è una chiusura, contro la Gazzetta. Io non mollo mai, sono andato sempre dritto fregandomene della mia juventinità presunta, delle offese, delle minacce e delle polemiche. L'altra sera ero in trasmissione, parlando di centrocampisti dissi che De Laurentiis dovrebbe andare da Xabi Alonso per fargli cambiare idea e convincerlo a giocare ancora e prenderlo a Napoli. Il giorno dopo, dai siti sono stato deriso scrivendo che non sapevo del suo ritiro. Se Malfitano scrive che De Laurentiis è fuori di testa, perché ha picchiato due poliziotti all'aeroporto, il giorno dopo si scrive che io sono contro il Napoli. Ma che giornalismo è? E' giornalismo spazzatura".

12.09 - - Interviene Paolo Specchia: "Ai giovani dico di acculturarsi, serve rispetto tra le parti. Sono partito da allenatore, facendolo da solo. Oggi ogni tecnico ha il suo staff, è più facile così. La figura dell'allenatore per me è determinante, una volta l'organigramma era composto da presidente, allenatore e segretario. Adesso ci sono tanti nomi, che mettono il tecnico da parte. Ma non dovrebbe essere così".

12.22 - Arrivano le conclusioni di Ulivieri: "In conferenza stampa hanno aumentato le distanze, in entrambi i settori bisogna cooperare e avere rispetto. La nostra cultura del calcio è forse sbagliata, noi siamo una nazione che ha vinto quattro campionati del mondo. C'è una certa cultura, ma dopo il 2006 ci siamo fermati riconoscendo la cultura dominante. Credo che si debba fare un percorso per mescolare e arricchire la nostra cultura, mediante l'inserimento di altre culture".

12.25 - Terminato il convegno al Royal Continental di Napoli.