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LIVE TMW - Football Leader, Capello: "Ronaldo il più difficile da gestire"

LIVE TMW - Football Leader, Capello: "Ronaldo il più difficile da gestire"TUTTO mercato WEB
lunedì 5 giugno 2017, 16:112017
di Marco Frattino
fonte Dal nostro inviato a Poggioreale, Napoli

14.45 - Amici di Tuttomercatoweb.com, buon pomeriggio! La nostra redazione vi dà il benvenuto alla diretta testuale del ’Football Leader 2017’, evento organizzato a Napoli che premia diversi personaggi legati al mondo del calcio. La manifestazione apre i battenti oggi, alle 15.00, con l’iniziativa sociale “L’Aiac incontra i detenuti”, il laboratorio che l’Associazione Italiana Allenatori Calcio terrà all’interno della Casa Circondariale di Poggioreale.
Interverranno i seguenti ospiti:

- Il Presidente della Regione Campania, on. Vincenzo De Luca;
- Il Direttore della Casa Circondariale di Poggioreale, dott. Antonio Fullone;
- Il Presidente AIAC Nazionale, Renzo Ulivieri;
- Il Vicepresidente AIAC Nazionale, Biagio Savarese;
- l’Assessore alle Politiche sociali della Regione Campania, dott.ssa Lucia Fortini;
- Il plurititolato allenatore Fabio Capello;
- Il campione del mondo 1982 Marco Tardelli.

14.55 - Arrivati Capello e Tardelli, presente anche il giornalista Jacobelli. Assente, rispetto a quanto annunciato, Renzo Ulivieri.

15.00 - Jacobelli sarà il moderatore dell'incontro, in cui è presente anche il giornalista Enrico Varriale insieme a Capello e Tardelli.

15.02 - Presente anche Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania che ha ringraziato i presenti e i carcerati selezionati per assistere all'evento nella Casa Circondariale di Poggioreale.

15.06 - C'è anche il Vicepresidente AIAC Nazionale, Biagio Savarese. Queste le sue parole: "Ulivieri è rimasto bloccato a Roma, sarà presente a Napoli in serata. Vi porto i saluti dell'AIAC, tra le attività solidali ci sono anche quelli legati al calcio ma al contempo formativi. Bisogna mettere insieme le competenze calcistiche ma anche quelle legate all'allenamento, ci saranno corsi che avranno ore per spiegare il regolamento, tramite ex arbitri, ma anche ore dedicate alla nostra associazione", ha detto Savarese in merito ai corsi solidali dell'AIAC.

15.08 - Prende la parola Capello. "Perché ho iniziato a giocare a calcio? E' un piacere essere qui nel carcere di Poggioreale, mi sento vicino ai ragazzi. Abitavo in un paese di mille abitanti, c'era solo il campo da calcio. Mio padre insegnava alle elementari, nel pomeriggio mi faceva giocare. Poi andai alla SPAL, trovai un ambiente valido. Lì ho avuto dei problemi, ero l'unico che studiavo. Gli altri non studiavano, non c'erano i telefoni e dovevo scrivere una volta a settimana a mio padre. Lui ha capito che qualcosa non andava, venne a Ferrara e mi disse di provare col calcio. Quindi dico che bisogna sempre provare, avere il coraggio di provare. Quando si cade, ci si risolleva. A diciotto anni riportai la rottura del menisco, mi dissero che avrei chiuso la carriera e invece nulla. Non è stato così, nemmeno dopo la seconda rottura del menisco in carriera. Ho sempre lavorato, quando gli altri andavano al mare io restavo a casa per lavorare ulteriormente. Alla fine le grandi soddisfazioni arrivano sempre", ha detto.

15.13 - Parola a Tardelli: "Il calcio è cambiato, rispetto ai miei tempi. Ora ci sono cose che non fanno piacere, ci sono allenatori più preparati di una volta ma meno pronti al contatto con calciatore e ambiente. Proveremo a fare qualcosa per non rovinare il calcio, in Italia abbiamo difficoltà ma non solo nel calcio. Si vede anche quando andiamo ad affrontare squadre e nazionali estere. Come dice Capello, il nostro calcio non è allenante. Bisogna fare qualcosa di importante, bisogna costruire vivai importanti perché altre nazioni hanno iniziato dieci anni fa, dopo il Mondiale del 2006. La Germania è partita con una programmazione, non non abbiamo tanti giovani anche se ora abbiamo qualche elemento importante".

15.16 - Domanda a Capello: come fare per risollevare il calcio? "Vorrei che ci fosse un giorno a settimana per celebrare lo sport nelle scuole, perché lo sport unisce e aiuta. Con una giornata a settimana di sport, si risolvono tanti problemi. In Inghilterra vedevo bambini che giocavano e si sporcavano, creando uno spirito di squadra. Ho vissuto anche in Russia, all'estero si sente qualcosa di diverso rispetto a casa nostra. Qui in Italia, ognuno ha propria parrocchia. Poi bisogna avere stadi di proprietà, altrimenti non c'è niente da fare. In Germania e Inghilterra si registrano tanti spettatori, i nostri stadi vivono ogni 15 giorni e non va bene. Lo stadio deve vivere ogni giorno. Sotto l'aspetto tecnico, bisogna aiutare i settori giovanili. Quando allenavo la Primavera del Milan, andavo nelle scuole e vedevo i bambini felici di giocare. Adesso ci sono le scuole calcio, che sono un business. Questa cosa non la vedo molto bene, capisco anche i genitori che - per avere libertà -
portano i bambini in queste scuole calcio. Ma alcune non sono all'altezza".

15.20 - Tardelli ricorda Scirea: "Era una persona fantastica, per la sua umiltà non ha avuto quello che meritava. Era un amico e compagno sempre presente, in campo e non solo. Prima si giocava con il libero, lui era quello che doveva coprire gli errori altrui. Era generoso, onesto e altruista. Manca tanto, in questo periodo storico poteva dare tanto al nostro calcio. Come Bearzot, era di assoluta onestà e meritava qualcosa in più quando è scomparso. Capello ha raccontato dell'approccio al calcio di oggi, io andavo all'oratorio. Mi portavano lì, ci stavo otto ore ed ero fortunato. Oggi non si può più fare, adesso si vedono le scuole calcio come una cassaforte. Una pensione per fare allenare i giovani, ma è un peso troppo grande che si mette sulle spalle dei ragazzini. In Italia c'è troppo campanilismo, lo sport deve unire e non dividere. Botti a Napoli per il ko della Juve? La Juve avrebbe vinto anche per il Napoli, per il ranking. Una squadra italiana che gioca all'estero, merita il rispetto dell'Italia e degli italiani. Lo dico perché non sono juventino, interista o napoletano. Dico solo che mi piace il calcio, mi piace vedere le partite. La mia famiglia non seguiva il calcio, io l'ho seguito e ho avuto la fortuna di emergere".

Domanda per Capello: come è nato il grande Milan e come si gestisce un grande spogliatoio? "Prima di tutto un allenatore deve capire dove lavora, è differente lavorare a Roma oppure a Milano o Torino. A Madrid c'era bisogno di adeguarsi alle loro abitudini, altrimenti non si riesce a fare bene. I grandi calciatori si gestiscono con severità, serenità ma soprattutto rispetto. Mi chiamano sergente di ferro, no. C'è sempre stato rispetto, non bisogna fare capricci altrimenti si manca di rispetto a me ma anche alla squadra. Se un calciatore arriva in ritardo, lo spogliatoio paga le conseguenze. Darsi la mano al momento della sostituzione? Mi sono rifiutato, proprio per evitare polemiche nel giorno dopo. Ma, quando un calciatore sostituito calcia una bottiglia o protesta, lo prendo il martedì e chiarisco. Non l'ho mai fatto nel momento della gara. Si manca di rispetto ai compagni e all'allenatore che ha fatto delle scelte. Bisogna inoltre trovare i leader della squadra, che trasmettono la mentalità vincente ai ragazzi. Le squadre vincenti hanno leader positivi, che non si lamentano e trascinano i compagni. Chi si lamenta, fa solo danni. Magari contattano il giornalista amico per avere mezzo voto in più sulle pagelle. Perché il Milan è finito? Chi ha passato il testimone - mi riferisco ai vari Baresi, Maldini, Gattuso - ha lasciato una mentalità vincente, dopo di questi campioni è finito tutto. Una squadra finisce un ciclo vincente per questo aspetto".

15.30 - Perché i tecnici italiani riescono a vincere all'estero? Tardelli risponde: "Tatticamente siamo più bravi, poi all'estero riusciamo a tenere i calciatori più liberi. In Inghilterra c'è grande libertà tattica, un italiano riesce a vincere se dà qualcosa di tattico alla sua squadra. Capello ha vinto, Trapattoni ha vinto, Conte ha vinto. Noi curiamo i dettagli. I leader della squadra? Li sceglie la squadra stessa, non li sceglie l'allenatore che non può dare il titolo di leader a un calciatore".

Domanda per Capello e Tardelli: avete mai fallito e avete pensato 'devo riprovarci'? Risponde Capello: "Sì, quando riportai la rottura del menisco per la seconda volta. Poi ho trovato anche la Nazionale. Mi dissi che bisognava provarci, sono riuscito nel mio intento. Ma non solo quella volta, è capitato anche in altre fasi della mia vita. Bisogna sempre provarci e riprovarci". Parla anche Tardelli: "Sono stato fortunato, non ho mai avuto incidenti e quindi non ho dovuto provarci in questo senso. A inizio carriera ho trovato difficoltà perché i miei genitori non seguivano il calcio, mia madre mi bruciava i pantaloncini. Da giovane dovevo nascondermi, ma ho sempre avuto l'appoggio dei miei fratelli. Ero piccolo e magrolino, nessuno credeva in me. Molte volte sono stato scartato da Milan, Inter, Bologna, Fiorentina. Anche da allenatori che ho poi ritrovato successivamente. Ho avuto sempre grande passione, fortunatamente ci sono riuscito. E' importante non mollare mai, provare a fare sempre quello che piace".

15.45 - Domanda a Capello: quale è stato il calciatore più difficile da gestire? Queste le parole di 'Don Fabio': "Tutti pensano Cassano (ride, ndr). Antonio era giovane, bravo sul campo ma matto fuori. Bisognava essere raddrizzato, in squadra c'era gente che lo faceva stare tranquillo. Il più difficile da gestire è stato il più bravo che ho allenato, Ronaldo il 'Fenomeno'. Vi racconto perché. Io allenavo il Real, lui veniva da un infortunio e si presentò a novembre per ricominciare. Pesava 96 chili, roba da pugilato. Gli chiesi quanto pesava quando vinse il Mondiale nel 2002, era 84 kg e gli chiesi di arrivare almeno a 88 kg. E' stato un peccato, non voleva fare il minimo sacrificio ed è arrivato al massimo a 94 chili. Giocò tre gare in coppia con van Nistelrooy, perdemmo tutte e tre le partite".

15.52 - Nuova domanda per Capello: ha mai avuto calciatori con problemi con la giustizia? "Non credo, devo pensarci. Magari qualche presidente (ride, ndr). Ho avuto due calciatori con problemi legati alla giustizia, mi avevano raccontato delle problematiche che hanno avuto e abbiamo lavorato anche per rimediare al passato. Provenivano dalle favelas, uno di loro aveva un buco qui (indica la pancia, ndr)".

Domanda per Tardelli: il suo urlo dopo il gol nel 1982 ha fatto la storia. Lei quando ha capito di essere entrato nella storia del calcio? "Non ho fatto la storia del calcio italiano, ma ho fatto l'urlo Mundial che è rimasto quello per sempre. L'urlo mi ha anche perseguitato, perché sembra che abbia fatto solo quello. Ma non è così, ho fatto anche 50 gol e ho giocato con la Juve. Fare la storia del calcio mondiale è difficile, Maradona ha fatto la storia del calcio a livello globale. Io ho fatto qualcosa di carino, ho semplicemente 'giocato'".

Domanda per Capello: quale dote serve per dirigere bene una squadra? "La dote umana è fondamentale, capire le persone e rispettarle. E' importante capire di cosa hanno bisogno, ai miei calciatori dicevo che potevano venire nel mio spogliatoio per qualsiasi problema. Sia personale che lavorativo. Quando sono stato allenatore con Trapattoni, ho capito l'importanza dell'allenatore in seconda con la squadra. Fa da filtro tra squadra e primo allenatore, serve una certa umanità".

16.01 - Arrivato anche Gianni Di Marzio, ex tecnico del Napoli e noto operatore di mercato.

Domanda per Tardelli: ha mai avuto ex compagni di squadra che dopo il calcio sono finiti in cattive acque? "Nel calcio no, ma qualcuno che aveva iniziato a giocare con me sì. Qualcuno è entrato nel tunnel della droga, altri sono finiti male. Peccato, mi è dispiaciuto moltissimo", ha detto l'ex ct dell'Under 21.

Cosa può dare di più il ruolo di allenatore rispetto a un lavoro 'normale'? "Ho una figlia traduttrice, ho fatto un libro con lei e mi ha massacrato (ride, ndr). Fare l'allenatore è bello, c'è contatto umano tutti i giorni. Soprattutto oggi, con calciatori di tante nazionalità in ogni singola rosa".

Domanda per Capello: quale squadra allenata le è rimasta vicina? "Ho avuto la fortuna di allenare grandi squadre e di vincere, per questo sento vicine queste squadre. La Juventus, di cui sono stato allenatore e calciatore. Così il Milan. Personalmente ho finito la carriera al Milan e sono rimasto in rossonero per 22 anni. Quindi direi che il Milan è la squadra alla quale sono più legato. Ma anche per una questione di lavoro, ho iniziato di nuovo la carriera da allenatore quando Berlusconi me lo chiese. Ma il Real è il sogno di tutti, quando sei lì capisci che sei nella più grande società del mondo. A prescindere dai risultati sportivi. In Inghilterra e in Russia ci sono state difficoltà per parlare, per capirsi. Dico che sono rimasto vicino al Milan, ma ho vissuto gioie ovunque".

Si può creare una Nazionale detenuti? Tardelli risponde: "Credo di sì, ma tutto dipende dalle istituzioni e dalla libertà che lasciano. Sarebbe bello organizzare anche un torneo. Si può fare, perché no?".

16.09 - In chiusura arriva il saluto di Gianni Di Marzio. Queste le sue parole: "Sono pronto a fare l'allenatore della squadra detenuti, lo farei gratis".

16.11 - Terminato l'incontro al carcere di Poggioreale.