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Luca Serafini: "La grazia dell'orrore"

Luca Serafini: "La grazia dell'orrore"TUTTO mercato WEB
domenica 29 ottobre 2017, 09:512017
di Redazione TMW
fonte Luca Serafini

Gli irriducibili scotennati della Lazio imbrattano la Curva Sud dell’Olimpico e la memoria, affiggendo adesivi con la foto di Anna Frank che indossa la maglia della Roma. Per loro, com’è noto, ebreo è un insulto. La Curva Sud è il settore occupato dagli ultras giallorossi quando la loro squadra gioca in casa. E che ci facevano lì domenica scorsa, dunque, gli estremisti biancocelesti? Un trucco degno di un film “der Monnezza”, buonanina Thomas Milian.
Era in programma Lazio-Cagliari domenica alle 20.45. La Curva dei TSO laziali era squalificata. Il ditino anonimo di un solerte funzionario ha cliccato sul sistema elettronico “20.46”, operazione tecnicamente possibile perché il provvedimento di squalifica è determinato dagli organi calcistici e non dalle autorità di sicurezza. In questo modo gli squalificati della Nord hanno potuto migrare nella Sud fottendosene della squalifica, approfittando anzi per rinnovare con l’ignobile adesivo, la tappezzeria del nido avversario.
Ne ha parlato Gentiloni al Parlamento europeo, ne stanno dicendo e scrivendo tutti ovunque, ci ha regalato una perla mediatica persino quel galantuomo di Sinisa Mihajlovic (amico dichiarato della Tigre Arkan, criminale di guerra serbo: “Chi è Anna Frank? Non posso parlare della vicenda perché sono ignorante e non la conosco”), il quale se non altro ha firmato e bollato l’autocertificazione.
La cronaca si chiude con il Presidente della Lazio, Claudio Lotito, che per tutta risposta si reca alla Sinagoga di Roma con una corona di fiori, accompagnato da figuranti, portaborse, un paio di calciatori e annuncia: “Ogni anno porteremo ad Auschwitz 200 giovani tifosi”. Venendo peraltro origliato mentre, nel viaggio di andata, si era lasciato scappare: “Andiamo a ‘sta sceneggiata”.
Scegliete pure il vostro bersaglio preferito e aprite il fuoco. Io non sparo. Da fervente cristiano praticante mi confronto ogni giorno con il “male necessario” di questa vita terrena che secondo Baudelaire genera “la grazia dell’orrore” e che per l’illuminato Arturo Mazzarella “avvolge insieme vittime e carnefici in una spirale di irresponsabilità”. Qualcuno sostiene come sarebbe meglio non dare visibilità a queste infamie per non dare importanza a chi le compie, magari pure ignorando chi gliele consente.

Errore madornale.
Una squallida, miserabile vicenda come questa, con i suoi maiali di varia razza e taglia, va pubblicizzata perché ha un senso. I giovani e i giovanissimi anzitutto, che di nuovo sentono parlare (molti forse per la prima volta) dell’olocausto e del diario più toccante nella storia dell’umanità: quello di Anna Frank, appunto. Mettendoci dentro anche le altre migliaia di crimini della Seconda Guerra Mondiali ad ogni livello e latitudine.
Poi le coscienze assopite, quelle di tutti noi, sia che ci si tengano nel cuore e nell’anima le nostre sensazioni inorridite o fanatiche, sia che le si esternino sui profili e bacheche come muri di cesso di autogrill. Non crediate di provate tutti sdegno: c'è chi inneggia...
Infine, questo sudicio teatrino solleva una volta di più la denuncia forte, ad alta voce, straziante come la serena leggerezza della condannata a morte Anna Frank, che il mondo del calcio, i suoi stadi con una bella fetta dei suoi frequentatori, i suoi uffici e le sue sedi siano porto franco dove è possibile consumare indisturbati - o addirittura aiutati da magheggi lestofanti - le più efferate vergognose azioni, truffe, violenze, illeciti qualche volta cantando persino.
Adesso qualcuno sarà punito. Non servirà a debellare la sottocultura intorno e dentro al calcio ne’ quella di una società, un Paese, che in fondo da sempre allo stadio rappresentano il meglio e il peggio di se stessi.
I civili e i forti prendono il buono anche dal male, trovano un lumicino anche nelle tenebre. Loro ne approfitteranno anche questa volta, magari per rileggersi o scoprire il “Diario di Anna Frank” e “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Gli altri continueranno a nuotare nel loro putrido mare quotidiano, spesso alimentato proprio dalle troppe ipocrisie dei civili e dei forti.
Lotito purtroppo ha ragione: lo sdegno, l’indignazione, la solidarietà, quello che segue certe nefandezze umane, sono certamente una sceneggiata, conseguenza di ciò che non si fa per evitarle.
Luca Serafini