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M. Serena: "Gullit portò una certa mentalità alla Sampdoria. Eriksson, modo di fare da lord"

M. Serena: "Gullit portò una certa mentalità alla Sampdoria. Eriksson, modo di fare da lord"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 4 maggio 2020, 12:10Altre Notizie
di Diego Anelli

Michele Serena, intervistato in esclusiva da Sampdorianews.net, ha ricordato gli anni ricchi di successi e soddisfazioni durante la gestione Eriksson alla guida della Sampdoria:

"La finale di Coppa Italia contro l'Ancona fu il mio primo trofeo vinto sul campo, per cui è un ricordo speciale. Ogni volta che vedo le foto della partita il pensiero corre a quel giorno, lo stadio stracolmo, una gara difficile, complicata nel primo tempo. Nel secondo tempo riuscimmo a sbloccarla e da lì è andata in discesa, ma la festa post gara fu indimenticabile per me, perché si trattava della mia prima vittoria importante, il primo trofeo della mia carriera. Nei turni precedenti affrontammo anche avversari di spessore, la Roma, l'Inter, ma quando arrivi alle fasi finali prima o dopo trovi sul tuo cammino squadre forti. La finale fu un po' anomala perché l'Ancona militava in Serie B, ma il nostro percorso fu importante. Nonostante le differenze di categoria, la finale fu dura, nella gara di andata ad Ancona pareggiammo 0-0, e fino a metà della seconda partita eravamo in parità.

A dare una svolta alla gara contribuì molto il mister, che nell'intervallo ci disse di avere più coraggio, di osare un po' di più. Lo ascoltammo bene, infatti arrivò quasi subito il nostro gol a inizio ripresa, grazie anche ad una piccola deviazione. Da lì in poi tutto fu più semplice. Eriksson, con il suo modo di fare da lord, da uomo del nord di sangue freddo, non ci mise altra pressione, ce ne era già abbastanza, dato che non riuscivamo ad imporci sugli avversari. Lo stadio era caldissimo, non c'era uno spazio libero, e i pronostici erano ampiamente a nostro favore: la pressione derivò proprio dal fatto di non riuscire a sbloccare prima il risultato e rimanere ingabbiati in quello 0-0 che non portava da nessuna parte. Una volta trovata la prima rete riuscimmo a dilagare, segnammo sei gol, fu una festa continua, trascinati dal pubblico. Stava a noi dare un segnale importante sul campo, perché il sostegno da parte dei quasi 40.000 di Marassi non era mai mancato.

Quella Samp, in cui militai anch'io, fece cose egregie, anche se non paragonabili a quelle delle annate immediatamente precedenti. Disputammo comunque un ottimo campionato, oltre alla conquista della Coppa Italia, c'era molto entusiasmo e ricordo con molto sentimento quei tre anni in blucerchiato. Eravamo un gruppo unito, ricordo le uscite con quella che allora era la mia fidanzata, ed ora è mia moglie, con i vari compagni e le rispettive consorti, eravamo molto affiatati. Conquistammo il terzo posto in un campionato molto competitivo, giocavamo un buon calcio, e l'arrivo di Gullit ci portò un certo tipo di mentalità. Continuare con i senatori della Samp dello Scudetto fu importante, perché quando arrivammo noi della leva più giovane si creò fin da subito un'alchimia piuttosto forte, un'alchimia che ci portò a raggiungere quei risultati. Mi fa molto piacere che la formazione dell'era Eriksson sia rimasta nel cuore dei tifosi, ma voglio rendere merito a chi ha indossato la maglia della Samp prima di noi arrivando a vincere lo Scudetto e in finale di Coppa dei Campioni. Loro hanno fatto cose ancora più importanti, lo dice la storia, lo dicono gli albi d'oro del calcio. Molti di loro proseguirono, i vari Mancini, Mannini, Lombardo, Vierchowod, Nuciari, Lanna, Pagliuca, facevano parte della squadra che alzò al cielo la Coppa Italia del 1994".

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