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Sottil: “Per l’Europa serve un Toro più coraggioso”

Sottil: “Per l’Europa serve un Toro più coraggioso”TUTTO mercato WEB
Andrea Sottil
© foto di Federico Gaetano
giovedì 21 febbraio 2019, 07:00Altre Notizie
di Elena Rossin
fonte Torinogranata.it

Andrea Sottil è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Sottil è cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Torino e ha giocato in prima squadra dal 1992 al ‘94 e poi in altri club come nell’Atalanta dal 1996 al ‘99, attualmente è l’allenatore del Catania. Con lui abbiamo parlato delle sue ex squadre che si affronteranno sabato pomeriggio.

Torino-Atalanta una partita importante per entrambe le squadre con i granata che hanno l’obbligo di vincere se vogliono andare in Europa League dovendo recuperare i tre punti di distacco proprio dai bergamaschi. Lei come vede questa partita?

“E’ una bella partita con due squadre in forma e arrivano entrambe da un momento positivo anche se nell’ultimo turno l’Atalanta ha perso con il Milan e il Torino ha pareggiato con il Napoli, risultato che comunque ritengo positivo e che rende psicologicamente i granata in palla. E’ chiaro che il Torino giocando in casa può sfruttare il fattore casalingo, ma l’Atalanta è un osso duro e gioca bene anche in trasferta perché è una squadra che ha molta intensità, che grazie alla condizione in cui si trova ha autostima e consapevolezza della propria forza e questo le permette di andare in tutti i campi e giustamente giocarsela a viso aperto. Gasperini in questo è molto bravo e al di là della preparazione tattica sa incutere serenità e consapevolezza e anche spregiudicatezza alle squadre che allena”.

Forse al Torino manca proprio la spregiudicatezza infatti ha una difesa molto valida, ma un attacco poco prolifico. Come si può risolvere questo problema?

“Il discorso degli attaccanti che fanno pochi gol va sempre visto nel collettivo, anche se è chiaro che gli attaccanti vivendo negli ultimi venti metri sono loro gli interpreti delle gestualità dentro l’area. Penso che il Toro abbia degli attaccanti forti e in grado in qualunque maniera di fare gol, ma è sempre il collettivo che deve metterli in condizione di segnare. Mazzarri, che è un ottimo tecnico, sarà lui a dare questi input. Gli attaccanti sono una “razza” un po’ particolare e hanno dei periodi nei quali entrano in un vortice negativo e poi, magari, basta un gol anche rocambolesco e si sbloccano. Un po’ tutte e due le cose: il collettivo deve supportarli di più e la ricerca da parte degli attaccanti di essere un po’ più sbarazzini, più spregiudicati, più arroganti calcisticamente parlando. Per arroganza intendo osare, mettere qualche cosa in più in termini di provare magari dei tir, dei colpi che in questo momento, forse, sono bloccati nel farli. Dando un’interpretazione più generale, come dicevo, anche il deve essere sempre quello che supporta tutte e due le fasi. Quando si parla di fase realizzativa gli attaccanti devono essere innescati con una certa continuità”.

Magari se gli attaccanti giocassero qualche metro più avanti e se dessero un po’ meno una mano in fase difensiva aiuterebbe?

“Dipende dalle direttive dell’allenatore perché è lui che decide e indica la linea di pressing e dove devono stare gli attaccanti. Non mi permetto di giudicare ciò che fa Mazzarri, che è un ottimo tecnico ed è lui che vive il quotidiano, e chiede sacrificio agli attaccanti nella fase difendente è normale, ma penso che se si portano gli attaccanti tanto indietro rispetto alla porta poi devono fare tanta strada per ripartire, anche se gli attaccanti del Toro hanno gamba per farlo e hanno caratteristiche per attaccare trenta-quaranta metri. E anche vero, però, che più li si tiene vicini alla porta avversaria e più hanno possibilità di essere più lucidi e fare meno strada per arrivare a battere a rete. Per essere più vicini alla porta avversari si torna a parlare di collettivo che deve portare gli attaccanti più vicini alla porta e stare venti-trenta metri più avanti con la linea del pressing. Ripeto, queste sono indicazioni dell’allenatore ed è chiaro che quando, ad esempio, si chiede a Belotti di fare pressing e rientrare a metà campo e poi gli si chiede di ripartire non ha magari quella lucidità che avrebbe se stesse più a ridosso della porta”.

Mancano ancora quattordici partite alla fine del campionato e c’è tutto il tempo per recuperare, ma chi avrebbe più da perdere fra Torino e Atalanta in caso di sconfitta?

“L’Atalanta è messa molto bene in classifica e ha tre punti in più del Torino, ma tutte e due le squadre hanno bisogno di vincere questo scontro diretto. L’Atalanta negli ultimi anni è più abituata a giocare per raggiungere l’obiettivo dell’Europa League, ma anche il Toro è lì infatti ha trentacinque punti e i bergamaschi ne hanno trentotto. Il Toro forse ha un po’ più d pressione poiché sa che deve vincere per forza, ma questo non deve diventare all’interno della partita un’ossessione. Deve affrontare questa gara liberamente, prima parlavo di spregiudicatezza, ma non devono averla solo gli attaccanti. Sicuramente è una partita importante perché vincerla vorrebbe dire andare a trentotto punti e inserirsi nella cosa Europa League. Il campionato non finisce domenica e ci sono ancora tante partite, ma è chiaro che sia uno scontro diretto importante. Vedo mentalmente un po’ più avanti l’Atalanta del Toro”.

Secondo lei, tra le squadre che stanno lottando per un posto in Europa quali sono le più attrezzate?

“La concorrenza è spietata e molto alta basta pensare che sono in lotta oltre al Toro Milan, Roma, Atalanta, Lazio, Fiorentina e ci metterei anche la Sampdoria, che è un po’ più indietro ma di poco. Fiorentina, Roma, Milan e Lazio sono squadre importanti e di grande livello. Io penso che per raggiungere certi obiettivi la chiave sia l’aspetto mentale, è una mia lettura personale e lo dico anche alle mie squadre. Il Toro ormai è stra-salvo e lo dico perché l’aspetto mentale fa la differenza in questo momento. Se si entra in un trend mentale troppo ferreo, con troppi pensieri, troppo ligio, troppo matematico non fa bene, invece, bisogna essere più sbarazzini e giocarsi le partite a viso aperto. Questo non vuole dire ovviamente andare all’arma bianca o schierare la squadra in chissà quale modo perché nel calcio servono gli equilibri tattici, però, per raggiungere obiettivi prestigiosi bisogna essere un po’ più spregiudicati, più arroganti calcisticamente parlando. Si affronta l’Atalanta e me la gioco, vado a Napoli e me la gioco uguale senza tanti freni perché se no si rischia di rimanere un po’ come quel tennista che ha il braccino bloccato e non lo stende tutto. Si rimane con il colpo in canna e, secondo me, poi si hanno dei rimpianti e si finisce per dire “Se avessi giocato con più spregiudicatezza, con un po’ più di spensieratezza, personalità, con i freno libero avrei ottenuto di più”. Per me questa è la chiave per raggiungere determinati obiettivi. Entrare nel trend dove si giocano tutte le partite senza fare grandi calcoli. E’ anche un discorso tattico: essere più liberi, osare di più. Il campionato di serie A è molto difficile ed è molto competitivo e io lo seguo da distante perché alleno in serie C e chiaramente il livello è molto più alto. Ripeto, il Toro deve giocarsela contro il Milan, la Fiorentina, Sampdoria, Lazio e Atalanta, squadre che hanno organici importanti. Però, sono tutte squadre che hanno ognuna le proprie qualità, anche il Toro ha grandi qualità, ha una rosa molto competitiva, ma secondo me non è attrezzato come Milan, Roma, e Lazio, che qualche cosa in più hanno a livello di organico e anche la Fiorentina, però, il gap può essere recuperato con la spregiudicatezza mentale dando quel qualche cosa in più”.

Il Torino non deve solo pensare a difendersi come ha fatto con il Napoli, ma anche ad attaccare.

“La mia non è una critica, ci mancherebbe altro. Parlo in generale, ma il Toro ormai è salvo e deve tentare qualche cosa di più, ha delle avversarie, non me lo invento io, sulla carta che hanno qualche cosa in più, anche perché hanno fatto investimenti superiori, quindi, se devo colmare il gap devo osare e metterci da qualche parte qualche cosa in più. E il qualche cosa in più, per me, è metterci maggiore spregiudicatezza nell’affrontare le partite”.

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