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TMW RADIO - Ferrara: "Inutile sparare addosso al ct. Bisogna qualificarsi"

TMW RADIO - Ferrara: "Inutile sparare addosso al ct. Bisogna qualificarsi"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 9 ottobre 2017, 19:402017
di Alessandro Rimi

L’ex calciatore di Napoli e Juventus, Ciro Ferrara, è intervenuto a TMW Radio nel corso della trasmissione ‘Due in Fuorigioco‘.

Parliamo di Nazionale: è d’accordo con le parole e i metodi di Ventura?
“Mi chiedo a cosa serva sparare addosso al ct e agli interpreti del calcio italiano. L’obiettivo è andare al Mondiale, in un modo o nell’altro. Possiamo dire che giocano bene o male, ma in fondo il mezzo non interessa a tutti. Ventura è un tecnico navigato e sa che per raggiungere l’obiettivo bisogna anche giocare bene. Certo contro la Macedonia non ci aspettavamo tanta fatica, soprattutto considerato il valore dell’avversario”.

Trova costruttive le riunioni di spogliatoio?
“Direi di sì. Mi è capitato in passato e in effetti qualche idea chiara veniva fuori. Sono soprattutto coloro che vivono la Nazionale da tanti anni che possono dare un reale contributo, anche per superare le tensioni che potrebbero ricadere sui più giovani”.

In Italia mancano giocatori davvero forti?
“L’esperienza internazionale fa la differenza. Penso a Verdi al debutto in Nazionale, ma gli stessi Gagliardini e Parolo non sono ancora pronti per un calcio ad alti livelli. Quando incontri la Spagna ti trovi ad affrontare elementi di Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid, abituati a calcare palcoscenici internazionali da anni. Questo è un fattore. Tanti anni fa, paradossalmente, era più facile entrare a far parte di una squadra forte. A vent’anni avevi alle spalle già due campionati da protagonista. L’Under 21 di Vicini passò quasi interamente nella nazionale maggiore. Oggi, invece, quando ne vedi uno bravo, lo butti subito nella mischia. Anche perché non ci sono grandi alternative”.

Cosa andrebbe fatto per riportare i talenti al centro dei progetti?
“Bisognerebbe aumentare il livello e far loro disputare più competizioni internazionali. Il problema è sempre lo stesso: se hai dieci elementi stranieri su undici, diventa complicato far emergere il talento di casa nostra. Dare più fiducia ai nostri ragazzi può aiutare, ma non ci si può fermare solo a questo. È anche una questione culturale. L’esempio della Spagna calza sempre a pennello. Noi prediligiamo l’aspetto fisico: è la nostra storia e non si può rinnegare”.

Però non si arriva mai a una soluzione...
“Va detto che non siamo l’unico Paese ad incontrare qualche difficoltà. L’Olanda rischia di non andare ai mondiali, come l’Argentina, il Portogallo e la Croazia: questo la dice lunga sul possibile grave danno per la FIFA. Noi guardiamo molto al risultato, ma alla fine solo una vince il Mondiale. A partecipare, per forza di cose, dovremo esserci anche noi, altrimenti sarà dura giustificare il contrario”.

Balotelli in Nazionale: sì o no?
“Non ci dobbiamo fare impressionare dal fatto che faccia gol e spesso. Ci sono equilibri all’interno dello spogliatoio che vanno gestiti bene e che vanno oltre l’interesse del singolo. Mario non ha nulla da invidiare ai grandi calciatori ma deve rispettare le regole come tutti. Al momento è difficile affidare questa fase delicata a un giocatore che manca in Nazionale da tanto tempo. Bene che non diventi il salvatore della Patria, altrimenti commetteremmo l’ennesimo errore di mettere il nostro destino nelle mani del singolo e non della squadra”.

C’è un calciatore dell’Under 21 che osserva con curiosità?
“Chiesa mi piace molto. È un ottimo giocatore, ma va fatto crescere con calma. Basta guardare lo stesso Verdi, che ha qualche anno in più, in evidente difficoltà contro la Macedonia”.

Campionato: sarà corsa a due tra Juventus e Napoli?
“Per me è stata una fortuna giocare per due squadre tanto forti. Una di queste rappresenta per giunta la mia città. Sono felice della carriera che ho fatto. Al momento si racconta di un Napoli più maturo rispetto al passato, quindi di una concorrenza maggiore per la Juve. Senza andare troppo lontani, a dicembre era già tutto finito, quest’anno vedremo invece due contendenti protagoniste fino all’ultima giornata. In alcune partite ho visto un’evidente crescita dei partenopei: anche quando non giocano bene vincono. Quei punti, alla fine, saranno pesanti per il titolo”.

La Juve si è indebolita?
“Credo sia diversamente forte. Ci sono nuovi volti, ma non cambia il valore della squadra. Dopo la finale di Champions contro il Barcellona sono partiti Pirlo, Pogba, Tevez e Vidal, eppure la Juve pur avendo iniziato male la stagione ha vinto lo stesso. Vince per abitudine al successo perché stare davanti non è facile per nessuno. Questa squadra, nonostante gli infortuni, riesce almeno in Italia a mantenere un certo ritmo. Lo standard è sempre alto. Si è parlato tanto dell’assenza di Bonucci, ma i numeri dicono che i bianconeri sono a soli due punti dai ragazzi di Sarri”.

Dybala candidato al pallone d’oro: prematuro paragonarlo a Messi?
“A Maradona piace tantissimo per le sue qualità tecniche. Grandi però si diventa attraverso le vittorie importanti che ti portano a essere conosciuto a livello mondiale. Non che Paulo non lo sia già, ma non è ancora Messi che non so quanti Palloni d’Oro e Champions League ha portato a casa. La questione è che Leo ha vinto tantissimo oltre i confini nazionali. Non ancora con la Nazionale, ma c’è andato molto vicino. Dybala per diventare un fenomeno deve vincere, insieme alla sua squadra. Condizione che vale per tutti i grandi campioni”.

Un bilancio personale della sua esperienza in Cina?
“È stata una bellissima avventura. La Cina è un bel Paese, con una grande cultura e voglia di crescere dal punto di vista calcistico. C’è l’intenzione di investire in maniera importante sulle strutture. Personalmente è stato difficile perché non puoi avere molta comunicazione. Giravo quasi sempre con il traduttore. La rifarei comunque domani, nonostante si fosse chiusa abbastanza in fretta”.