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TMW RADIO - Sensibile: "In Spagna vogliono provarci, anche a costo di doversi fermare ancora"

TMW RADIO - Sensibile: "In Spagna vogliono provarci, anche a costo di doversi fermare ancora"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
giovedì 30 aprile 2020, 19:01Altre Notizie
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Pasquale Sensibile, direttore sportivo della P&P Sport Management, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Il direttore sportivo Pasquale Sensibile si è collegato in diretta con TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, esordendo nel suo intervento dalla questione delle scadenze contrattuali al 30 giugno: "Non invidio le persone di potere, chi deve farsi carico delle responsabilità. A qualsiasi livello, ogni decisione innesca conseguenze ed effetti che se accontentano qualcuno, sicuramente scontentano qualcun altro. Dentro queste pieghe ci sono vicende contrattuali che rendono ancora più intricato il problema e fitto il mistero per come ne usciremo. Oggi è il quattordicesimo giorno nel quale i dati dicono che la direzione è giusta, per il resto non ci sono certezze, se non date e scadenze. Ma tra un paese e l'altro ci sono sensazioni, indicazioni ed atteggiamenti diversi".

Che dire di Gravina?
"Era il mio presidente al Castel di Sangro, mi lega un rapporto di stima e affetto reciproci: ha cultura sportiva, non lo invidio perché il suo nome verrà associato ad uno dei periodi più drammatici del calcio italiano. Ma se saremo in grado di far prevalere il buonsenso, potremmo uscirne magari pensando di essere migliori".

Alcune federazioni straniere hanno chiuso, altre sembrano andare in senso opposto.
"Ieri ho parlato con alcuni colleghi spagnoli, mi hanno trasferito la loro volontà di provarci, mettendo anche in conto di doversi rifermare. Nessuno però ci dà certezza che, pure dovessimo fermarci, tra due-tre mesi saremo ancora fuori dal problema. Mettono in conto di prendersi qualche rischio. Se contiamo di risolvere solo il problema pandemia, gli altri rischiano di diventare irreversibili".

Si dovrebbe tentare il tutto per tutto con la A e magari valutare di limitare i danni in B e C?
"La soluzione è complessa, e si presta a diverse interpretazione. Sicuramente l'Italia è l'unico paese europeo ad avere tre leghe differenti, e questa situazione faceva discutere già pre-pandemia. Immaginare una soluzione univoca che accontenti tutti, mi sembra improbabile. Ci sono differenze oggettive tra le varie categorie: numeri, stadi, centri di allenamento... Verrebbe spontaneo pensare di far fare il tentativo alla locomotiva, la prima lega. Non sono certo, parere mio, che questo sia sufficiente a venir fuori e dare la forza di ripartire alle altre due leghe, mi sembrerebbe quasi di abbandonarle a se stesse. Non credo sia salutare, avranno ripercussioni di portata devastante".

Servirà che il calcio spieghi meglio i motivi che porterebbero alla ripresa? Qualcuno mette l'accento sull'aspetto etico.
"Anche questa situazione si presta a un contraddittorio molto acceso. Se è vero che la ripresa potrebbe riaccendere gli entusiasmi, lo è altrettanto che per farlo si innescano meccanismi di sicurezza che forse servirebbero prima e di più ad altri comparti del paese. Bisogna prestare attenzione alle indicazioni per provare a ritrovare una nuova normalità, averla per gradi e renderla indolore. Ho dubbi sul poter tornare alla vita di prima in pochi mesi, ma col contributo di ciascuno potrebbe esserci aiuto per chi deve prendere decisioni e guidarci in questo percorso. Ad inizio pandemia ci dicevamo di stare in casa, perché questo avrebbe potuto aiutare il personale sanitario. Oggi i numeri sono migliori: proviamo a darci nuove regole e rispettarle, proprio perché queste decisioni diventino meno pesanti possibile".

Lega Pro e dilettanti quanto rischiano oggi?
"Faccio riferimento a prima che tutto questo iniziasse, e già allora la situazione non era particolarmente rassicurante. Io le mie ultime esperienze da ds le ho vissute a Trapani e Alessandria, tra B e C. Ogni 6-7 anni vediamo il fallimento di quindici club, si fa fatica ad allestire gli organici ed i gironi, ci sono società che dopo pochi mesi non pagano stipendi e saltano. Non oso immaginare pensare cosa potrà succedere in categorie in cui i presidenti sono imprenditori di portata locale, che già avranno danni alle proprie aziende. Sono molto preoccupato, e sinceramente spero che qualcosa capiti. Qualcosa che magari non riusciamo neanche a vedere in questo momento. Oggi vedo solo grandi difficoltà".

Realistico immaginarsi un calcio con toni diversi a prima?
"Questa è la mia grande speranza. Rispondo in maniera più generale: spero che questa vicenda ci aiuti ad essere migliori tutti. Vedevo le linee di distanziamento nei test della metro di Roma e pensavo che, chissà, magari inizieremo a rispettare la fila pure in Italia. Speriamo ci siano senso di appartenenza, solidarietà e maggior rispetto delle regole: così si può venire fuori dal dramma".

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