Dea, viaggio amarissimo in terra friulana: tra Percassi in tribuna, record di riscaldamenti e maglie “sfortunate”
La sconfitta di Udine ha lasciato il segno non solo in campo, ma anche fuori. Allo stadio c’era la famiglia Percassi al completo: Antonio, il presidente, arrivato in auto in mattinata, e Luca, che aveva seguito la squadra già dal sabato. La trasferta friulana, tutt’altro che agevole, ha visto il numero uno nerazzurro al fianco del gruppo nei momenti più delicati.
Al ritorno, però, le strade si sono divise: Antonio Percassi è rientrato a Bergamo in auto, Luca ha scelto l’aereo insieme alla squadra. Due percorsi diversi, stesso stato d’animo: delusione.
GLI SCATTI DELL’INIZIO – Due fischi d’avvio, due ripetizioni - descrive Il Corriere di Bergamo -: a Udine la partita è iniziata due volte. Colpa dell’eccesso di foga, con gli attaccanti atalantini già proiettati nella metà campo avversaria prima del via. Sembrava il segnale di una squadra pronta a spaccare il mondo. Purtroppo, la realtà è stata diversa.
E intanto cresce un’altra abitudine del calcio moderno: l’“invasione” delle telecamere. Gli operatori TV restano in campo fino all’ultimo secondo, i giocatori attendono pazienti che l’obiettivo smetta di girare. Dopotutto, come si dice, «sono loro a pagare gli stipendi».
MARATONA BRESCIANINI – C’è una nuova statistica da inserire nel mondo del calcio: la durata dei riscaldamenti dei panchinari. Dopo l’impresa di Sulemana a Cremona – quasi un’ora di stretching e scatti a vuoto prima di entrare al 42’ del secondo tempo – ecco Marco Brescianini insidiare il record.
A Udine, il centrocampista ha iniziato a scaldarsi nell’intervallo e ha continuato fino al 40’ della ripresa: 55 minuti di preparazione per giocare poco più di dieci minuti (recupero incluso). Un premio alla costanza, anche se il record assoluto resta di Kamaldeen con 57’.
IL DOGMA DELLA DIFESA A TRE – In campo, l’Atalanta ha pagato il prezzo di un dogma tattico. Juric resta fedele alla difesa a tre come un sacerdote alla sua liturgia, anche quando la situazione suggerirebbe il contrario. Contro il 3-5-2 dell’Udinese, un passaggio al 4-2-3-1 avrebbe evitato l’inferiorità numerica in mezzo al campo.
Il tecnico ci ha provato solo nel finale, con l’ingresso di Brescianini, ma ormai era tardi. La lezione è chiara: i dogmi sono la tomba della ragione.
TERZA MAGLIA, ZERO FORTUNA – Arancione sbiadito, come la prestazione della squadra. A Udine l’Atalanta ha sfoggiato la terza maglia, quella con la banda nerazzurra “schiacciata”, e ha collezionato la prima sconfitta stagionale in Serie A dopo i pareggi di Parma e Torino.
Il bilancio? Due punti in tre gare e una nuova scaramanzia da inaugurare: forse è il caso di mettere da parte l’arancione, almeno per un po’.
IL VERDETTO – Tra viaggi amari, esperimenti tattici mancati e dettagli che diventano simboli, l’Atalanta deve ritrovare leggerezza e convinzione. Perché, parafrasando una vecchia massima del calcio, quando il morale è basso… anche le maglie iniziano a pesare di più.






