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Corriere di Bergamo, Pietro Serina: "Non chiamiamola Atalanta, umiliati e senz'anima. Il paradosso dei 'riposati'"
ieri alle 13:24Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Corriere di Bergamo, Pietro Serina: "Non chiamiamola Atalanta, umiliati e senz'anima. Il paradosso dei 'riposati'"

Una disfatta che va oltre il risultato. La sconfitta del Bentegodi apre crepe profonde non solo nella classifica, ma nell'identità stessa della squadra. Dalle colonne della stampa locale arriva un'analisi spietata.

Una disfatta che va oltre il risultato. La sconfitta del Bentegodi apre crepe profonde non solo nella classifica, ma nell'identità stessa della squadra. Dalle colonne della stampa locale arriva un'analisi spietata che mette sotto accusa l'atteggiamento generale, il fallimento del turnover e quel "virus" mentale che sembra aver contagiato Zingonia.

LA GIORNATA DEL "VOLONTARIATO" - Come riferisce Pietro Serina, nel suo consueto approfondimento sul Corriere di Bergamo post gara, la coincidenza con la giornata mondiale del volontariato ha assunto tinte grottesche sul campo: i nerazzurri non avrebbero dovuto celebrarla regalando i tre punti all'avversario. Il giornalista non risparmia critiche nemmeno al contorno, evidenziando il contrasto tra la facilità logistica di raggiungere il vetusto Bentegodi (con la sua pista d'atletica che allontana i tifosi) e la modernità dello stadio di Bergamo, splendido ma spesso irraggiungibile per il traffico. Ma il vero disastro è stato sul rettangolo verde.

UNA SQUADRA SENZA NOME - Serina è durissimo nel definire la prestazione: «Non chiamiamola Atalanta». Secondo l'analisi, è faticoso associare il nome della Dea a una squadra umiliata dal cuore di un avversario infinitamente più piccolo. I nerazzurri sono apparsi persi nella nebbia, forse appagati dalle recenti vittorie, e hanno messo in scena un inutile "tic-toc" nel possesso palla, venendo poi ridicolizzati dall'aggressività e dalla fame del Verona. Una "figuraccia" inspiegabile persino per Palladino, incapace nel post-gara di dare motivazioni tecniche a un crollo mentale così evidente.

I FANTASMI DEL PASSATO - L'editoriale traccia un parallelismo inquietante con le disfatte di Cremona o Udine dell'era Juric (escludendo quella col Sassuolo che sapeva di ultima spiaggia). «Sembrava di essere tornati a quei tempi», osserva Serina. Dopo cinque minuti la sensazione era già quella di una squadra rimasta a casa, senz'anima, scesa in campo con un inaccettabile atteggiamento da «tiriamo a campare» che il DNA orobico rifiuta. Il giornalista ipotizza la presenza di un "virus" a Zingonia o, peggio, dentro le teste del gruppo, incapace di reggere il confronto con rivali cento volte più dediti alla causa.

IL PARADOSSO DEL TURNOVER - Il punto cruciale dell'analisi riguarda le scelte di formazione. Palladino ha ruotato cinque titolari rispetto alla Coppa Italia, inserendo forze fresche come Carnesecchi, Kossounou, Ederson, Zappacosta e Krstovic. Il risultato? Un paradosso inspiegabile: proprio i "riposati" (Kossounou, Ederson e Krstovic su tutti) sono stati i peggiori in campo per distacco. Non è stato, dunque, un problema di stanchezza fisica, ma di testa.

INTERROGATIVI SULLE GERARCHIE - Serina chiude ponendo interrogativi pesanti sulla gestione della rosa. Se il turnover dei titolari fallisce così miseramente, si apre il tema delle alternative mai utilizzate: Brescianini, Musah, Bernasconi. «Sono tanto peggio di chi va in campo?», si chiede il giornalista. È cambiato l'allenatore, ma le gerarchie sembrano pietrificate. Da qui a Natale, l'Atalanta dovrà ritrovare la sua identità perduta per capire davvero chi è e dove vuole andare.

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