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Il cuore diviso a metà e quella promessa di Vialli: stasera Percassi sfida il Chelsea per chiudere il cerchio
Oggi alle 07:30Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Il cuore diviso a metà e quella promessa di Vialli: stasera Percassi sfida il Chelsea per chiudere il cerchio

L'AD nerazzurro ritrova i Blues che lo lanciarono a 17 anni: da allievo nella "Little Italy" londinese a architetto di una Dea europea. Una notte di amarcord e ambizione.

Ci sono notti in cui il calendario è solo una convenzione e il fischio d'inizio serve a dare il via ai ricordi prima che al pallone. Atalanta-Chelsea non è solo un incrocio cruciale di Champions League, ma una seduta psicanalitica a cielo aperto per Luca Percassi. L'uomo che oggi, in giacca e cravatta, muove i fili della società orobica dalla "stanza dei bottoni", stasera dovrà fare i conti con il ragazzo che fu. Perché prima di diventare l'architetto del miracolo bergamasco al fianco di papà Antonio, l'Amministratore Delegato è stato un diciassettenne con la valigia piena di speranze, sbarcato nella Londra di fine millennio per inseguire un sogno tinto di "Blue". La sfida della New Balance Arena è il capitolo finale di un romanzo di formazione iniziato ventisette anni fa.

L'INVESTITURA SOTTO LA DOCCIA – L'estate del 1998 fu quella delle "sliding doors". Gianluca Vialli, nel doppio ruolo di profeta e condottiero (allenatore-giocatore), stava costruendo la sua colonia italiana a Stamford Bridge. Luca arrivò quasi in punta di piedi, oscurato dai riflettori puntati su Samuele Dalla Bona, ma ci mise un attimo a conquistare la stima del tecnico cremonese. L'episodio cardine, che Percassi custodisce come una reliquia, è un affresco di umanità pura: «Eravamo sotto la doccia, Gianluca si avvicinò e mi disse: se ti fa piacere, resti con noi». Non era una semplice conferma tecnica, era un'adozione sportiva. Quella frase cambiò la vita di un giovane difensore, regalandogli un mentore che gli avrebbe insegnato molto più della tattica.

MASTER IN GESTIONE VINCENTE – Quel biennio londinese (1998-2000) fu per il giovane Percassi un'università elitaria. Si ritrovò immerso in una "Little Italy" di giganti: Zola disegnava calcio, Di Matteo dettava i tempi, Casiraghi lottava. In quello spogliatoio, tra una FA Cup e una Supercoppa Europea alzate al cielo, Luca non imparò solo a stare in campo, ma assorbì per osmosi la mentalità del club internazionale. Capì cosa significa "pensare in grande", una lezione che dieci anni dopo, appesi precocemente gli scarpini al chiodo a soli 24 anni per sedersi dietro una scrivania, avrebbe trapiantato nel cuore di Bergamo. La Dea europea di oggi nasce, in parte, in quegli spogliatoi di Londra.

TREDICI MINUTI DI ETERNITÀ – La storia, si sa, è fatta di attimi - descrive La Gazzetta dello Sport -. E anche se la carriera da calciatore di Percassi non è esplosa come sperato, nessuno potrà cancellare quei frammenti di gloria. L'esordio nel tempio di Highbury contro l'Arsenal in Coppa di Lega – un 5-0 trionfale in cui giocò 13 minuti – e quel gettone di presenza in FA Cup contro il Nottingham Forest. Pochi istanti, sufficienti però per poter dire "io c'ero". Non era una comparsa, era un attore che stava studiando il copione per il ruolo della vita, quello di dirigente.

L'ALLIEVO DIVENTA MAESTRO – Stasera il passato bussa alla porta, ma il presente risponde con orgoglio. L'Atalanta non affronta il Chelsea con il timore reverenziale della provinciale, ma con la sfrontatezza di chi si è guadagnato il posto al tavolo delle grandi, proprio grazie alla visione di quell'ex ragazzo. Battere i Blues non servirebbe solo a ipotecare gli ottavi di Champions, ma avrebbe un sapore simbolico devastante: sarebbe la dimostrazione che l'allievo ha imparato la lezione, trasformando i sogni adolescenziali in una solida, meravigliosa realtà aziendale e sportiva. Nel nome di Gianluca, stasera il cerchio si chiude.

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