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Malaccari: "Gubbio è casa. La situazione attuale? Non abbassiamo la guardia"
Attraverso i canali ufficiali del club, in casa Gubbio è stato quest'oggi il centrocampista Nicola Malaccari a fare il punto della situazione: "Stiamo seguendo il programma dello staff e del prof, per un'eventuale ripresa saremo pronti, ci faremo trovare in forma. Mi piacerebbe alle volte dormire un pochino di più, ma il corpo è ormai abituato ai ritmi del calcio! (ride, ndr) Quindi io mi sveglio presto e prima degli allenamenti aiuto mia moglie, che lavora da casa, a fare i lavori domestici e la spesa: dopo pranziamo, riposo e mi alleno, fino ad arrivare a cena, anche se Isotta mi tiene a stecchetto. A me piacerebbe molto mangiare, ma mi viziano solo la mamma e la suocera che non sono con noi".
Dalle battute, si passa poi al suo trascorso calcistico: "Ho fatto il settore giovanile a Tolentino, vicino a Porto Potenza, poi a 16 anni ho iniziato a giocare in Serie D in prima squadra: era la mia prima stagione tra i grandi, anche se non era professionismo. Ma è stato l'inizio del sogno che mi ha poi portato a girare per l'Italia, anche se al tempo non sapevo ancora se sarebbe potuto essere il mio lavoro. Rimini poi è stato il mio anno tra i pro, peccato che le cose non andarono bene a livello societario, ma Zamagna, l'allora Ds, mi portò con lui all'Atalanta, anche se venni inserito nella formazione Primavera: era però un bel calcio, un'esperienza meravigliosa, sono cresciuto molto. Eravamo una squadra importante, tanti sono arrivati anche ai massimi livelli. L'anno però più particolare, per me, fu quello ad Avellino, il mio primo tra i pro da protagonista; poi iniziò il mio amore con il Gubbio, era il 2012. Ci sono state delle separazioni, ma alle volte le scelte non si sanno subito capire, e ne ho pagate le conseguenze. Anche se certe situazioni fortificano, ti fanno capire il senso delle cose: un po' come quelle vissute alla Maceratese. Poi sono tornato a Gubbio, e li è stata la svolta: ho riavvicinato i contatti con la società e la città, e questo mi fa immensamente piacere, Gubbio me la sento dentro".
Nota conclusiva alla situazione attuale: "La situazione è molto difficile, quello che possiamo fare è poco, solo stare vicino a chi combatte in prima linea e rispettare le regole. Ora si vede uno spiraglio di luce, ma è vietato abbassare la guardia, il rischio ricaduta c'è. E prima di tornare in campo deve esserci la massima sicurezza, la priorità è la salute: le scelte non spettano però a noi, noi siamo disposti a fare quello che ci viene detto".
Dalle battute, si passa poi al suo trascorso calcistico: "Ho fatto il settore giovanile a Tolentino, vicino a Porto Potenza, poi a 16 anni ho iniziato a giocare in Serie D in prima squadra: era la mia prima stagione tra i grandi, anche se non era professionismo. Ma è stato l'inizio del sogno che mi ha poi portato a girare per l'Italia, anche se al tempo non sapevo ancora se sarebbe potuto essere il mio lavoro. Rimini poi è stato il mio anno tra i pro, peccato che le cose non andarono bene a livello societario, ma Zamagna, l'allora Ds, mi portò con lui all'Atalanta, anche se venni inserito nella formazione Primavera: era però un bel calcio, un'esperienza meravigliosa, sono cresciuto molto. Eravamo una squadra importante, tanti sono arrivati anche ai massimi livelli. L'anno però più particolare, per me, fu quello ad Avellino, il mio primo tra i pro da protagonista; poi iniziò il mio amore con il Gubbio, era il 2012. Ci sono state delle separazioni, ma alle volte le scelte non si sanno subito capire, e ne ho pagate le conseguenze. Anche se certe situazioni fortificano, ti fanno capire il senso delle cose: un po' come quelle vissute alla Maceratese. Poi sono tornato a Gubbio, e li è stata la svolta: ho riavvicinato i contatti con la società e la città, e questo mi fa immensamente piacere, Gubbio me la sento dentro".
Nota conclusiva alla situazione attuale: "La situazione è molto difficile, quello che possiamo fare è poco, solo stare vicino a chi combatte in prima linea e rispettare le regole. Ora si vede uno spiraglio di luce, ma è vietato abbassare la guardia, il rischio ricaduta c'è. E prima di tornare in campo deve esserci la massima sicurezza, la priorità è la salute: le scelte non spettano però a noi, noi siamo disposti a fare quello che ci viene detto".
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