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TMW RADIO - Presidente Renate: "Pronti, se si riparte. Cassa integrazione? Avrei fatto altro"TUTTO mercato WEB
lunedì 25 maggio 2020, 19:32Serie C
di Dimitri Conti

TMW RADIO - Presidente Renate: "Pronti, se si riparte. Cassa integrazione? Avrei fatto altro"

Luigi Spreafico, presidente del Renate, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Luigi Spreafico, presidente del Renate, si è collegato in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio: "Difficile dire quale strada imboccherà la Serie C, in Italia si fatica a risolvere le cose semplici e questa è complicata. Noi accettiamo le decisioni dall'alto, se serve tornare a giocare non abbiamo problemi, altrimenti va bene così. Ero però contrario al discorso promozioni com'era stato posto in assemblea a inizio maggio: ma non perché le prime non devono andare in Serie B, bensì sono in disaccordo sull'assenza delle retrocessioni. Poi come determinarle, qualsiasi decisione presa per qualcun altro sarà sbagliato".

Quindi secondo lei il Consiglio Federale non ha forzato la mano nei confronti della Lega Pro?
"No, sapevamo benissimo tutti che la nostra assemblea, e le decisioni, dovevano essere approvate. Ero quasi sicuro che non l'avrebbero fatto, in quanto per la Federazione non è possibile accettare promozioni senza retrocessioni. Sono convinto che se le avessimo portate entrambe, la Serie C avrebbe già visto dichiarato chiuso il campionato. Mi attendo che qualcuno dall'alto prenda una decisione, smettiamola di continuare a rinviare".

Ha fatto una stima della spesa per rispettare il protocollo sanitario?
"In questo momento non mi pongo il problema economico, ma solo se si gioca o no. Lo facessimo in certe condizioni, ci sarebbe un aggravio economico e lì spero che possa darci una mano la Federazione nel sostenere quei costi. Giochiamo in sicurezza o no? Non possiamo coinvolgere solo il livello economico".

Si discute delle riforme. Cosa dovrebbe fare la Lega Pro?
"Diventa difficile. Sento molti presidenti e persone che lavorano nel calcio dire che la Lega Pro a 60 squadre non sia sostenibile. Non riesco a capire il perché, io ho cinque aziende, considerando anche l'AC Renate anche se so che non farò mai profitti ma ci metterò dei soldi. Per me fare il presidente di calcio è un hobby, ha un valore sociale elevato anche per il territorio. Se si deve fare una riforma, sono convinto che queste arrivano dopo i grandi problemi: questo è il momento giusto, abbiamo affrontato una tragedia. In caso di riforma, non sarei contrario, ma non come fu fatto quando si portarono le squadre a 60, forse andrebbero ridotte ancora. Se si guarda la classifica, in questo momento il Renate direbbe subito sì ad una nuova lega, ma è normale".

Lei è stato tra i pochi a non togliere alcuna mensilità ai suoi.
"Abbiamo pagato e pagheremo tutti, all'inizio dell'anno è stato preso un impegno verso i tesserati e mi sembra più che logico mantenerlo. Anche durante l'emergenza non ho lasciato nessuno a casa né mettere nessuno in Cassa integrazione. Per me non è neanche un bel gesto, è una cosa scontata. Ho solo rispettato il budget messo ad inizio anno, e forse giocando meno abbiamo risparmiato qualcosa, potrebbe pure avanzarci".


Lei impone un livello di professionismo, altri no. Chi dice di non aver risorse, strumentalizza per coprire vecchie e negative gestioni?
"La disamina potrebbe essere veritiera, sono d'accordo. Sono convinto che sia proprio un'abitudine italiana, la gente fa di tutto per poter raccogliere qualche soldo. Forse parlo perché ho una società seria, paghiamo sempre i giocatori senza aver avuto alcun problema, e spendiamo solo quanto possiamo permetterci. Non posso dire a un ragazzo che prende 2500 euro al mese, o anche tanto di meno, che non gli pago lo stipendio per intero dopo averlo costretto qua per la quarantena. Non è corretto per chi ha sudato per la nostra maglia".

Secondo lei la battaglia per la Cassa integrazione della Serie C è stata giusta?
"Per me sarebbe stato meglio intervenire su altro. Avrei preferito una defiscalizzazione sui primi contratti, sull'apprendistato, un po' come succede in tutte le aziende. Io la Cassa integrazione non la prenderei mai in considerazione, non mi ha fatto né caldo né freddo: non è nella mia indole, non ne ho mai usufruito e spero di non doverlo fare. Prima di mettere un dipendente in Cassa integrazione attingo a tutti i miei soldi".

La Serie C e la sua sussistenza sono importanti anche per le categoria superiori?
"La C è importante perché non forma solo giocatori ma anche allenatori, arbitri e direttori sportivi. Noi paghiamo le conseguenze di tanti giovani arbitri, che però devono fare carriera prima di arrivare in Serie A: senza la C non potrebbero mai arrivarci. L'unica cosa che non esiste in Italia rispetto alle altre nazioni è il riconoscimento dei meriti della Serie C, mentre negli altri paesi le grandi serie riconoscono anche l'importanza di quelle minori. Sento che 10 milioni sarebbero troppi, a me se guardo la A pare una bazzecola. Non c'è mai stata dalla Serie A la volontà di aiutare la nostra lega".

Che ne pensa dell'operato di Ghirelli?
"Si sta muovendo per aiutare le squadre, fa le sue battaglie. Io poi in assemblea ho votato a favore dello stop del campionato, ma anche contro il blocco delle retrocessioni. Sarei andato in Consiglio Federale con la proposta completa, e l'ho sempre detto anche a lui. Io a questo punto lascerei tutto nelle mani di Gravina, perché una decisione va presa anche se qualcuno ne sarà scontento".

Che sensazioni ha sul futuro?
"Per me la Serie C non riprenderà, ma spero che ci sia comunque una riforma seria: molte squadre potrebbero accontentarsi, e giocarsi tutto dall'anno prossimo".