Kroos e De Bruyne si siedono in cattedra e spiegano cosa manca alle big italiane
A ben altre latitudini dispensava calcio un altro fenomeno del ruolo. Kevin De Bruyne quando le partite di Champions iniziano a pesare può decidere senza particolari problemi di salire in cattedra e prendersi il premio di man of the match.
Purtroppo per il Dortmund, è successo ieri sera. Il belga ha fatto tutto ciò che il miglior centrocampista al mondo deve fare. Idee geniali, corsa, strappi che spostano l’equilibrio della partita. Gol e assist, ovviamente. Il primo gol del City è sintesi perfetta: galoppata di 50 metri fra 4 maglie avversarie, filtrante col contagiri, inserimento e gol. Applausi a scena aperta. Fosse finita lì, poi. La sua gara contro il Borussia è di quelle che riconciliano col calcio. E che fanno capire bene quanto a Juventus e Inter, a Milan e Napoli, a Roma e Lazio, manchi un giocatore (anzi, dei giocatori) del genere. Dei tuttocampisti nel vero senso della parola. Dei cervelli con i piedi dorati, con personalità e capacità di emergere quando i palloni con le stelle pesano e ogni minuto va giocato con la qualità che si richiede a certi palcoscenici. Non sarà certamente questo l’unico motivo del flop italiano in Europa in questa stagione. Ma di certo, avere un De Bruyne o un Kroos, farebbe tutta la differenza di questo mondo.