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ESCLUSIVA TMW - La 'filosofia Gasp' spiegata da Modesto: "Il coraggio di spingersi al limite"TUTTO mercato WEB
© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it
venerdì 23 settembre 2022, 11:00Serie A
di Marco Conterio
esclusiva

La 'filosofia Gasp' spiegata da Modesto: "Il coraggio di spingersi al limite"

Uno dei figli del calcio di Gian Piero Gasperini, suo maestro e guida a livello tattico e tecnico, è Francesco Modesto. Che a Crotone non è riuscito a essere profeta in patria ma che in tutte le tappe della sua carriera ha dimostrato di essere uno dei più moderni, per approccio e metodi, allenatori del nostro calcio. Per questo è tra i profili attualmente liberi più interessanti del calcio italiano e Tuttomercatoweb.com lo ha contattato proprio per parlare della 'scuola Gasp': che non è certo una moda ma un filone tattico che sta caratterizzando sempre più il nostro calcio e che in Modesto, in Ivan Juric, in Igor Tudor, in Raffaele Palladino e in molti altri ha gli interpreti più importanti.

Cosa significa 'scuola Gasperini'?
"E' una questione di metodi, di coraggio, di spingere i giocatori al limite. Non hanno un ruolo ben definito, si esaltano, nelle loro annate con Gasperini, Juric, Tudor, hanno annate belle e gratificanti"

Anche lei ha lanciato e potenziato molti calciatori.
"Anche nel mio piccolo ho visto giocatori esaltarsi come Valeri, come Zerbin, che ora sono in A, come Hristov. Giocatori che in Lega Pro si sono messi in mostra e che, come Hristov, non hanno fatto neanche il passaggio in B. Valeri e Zerbin lo hanno fatto ma si vedeva che avevano comunque mezzi importanti e questo tipo di gioco li ha esaltati".

Come si convince un calciatore a sposare la vostra filosofia?
"E' un metodo che i giocatori devono accettare, senza paura che possa succedere qualcosa di negativo. Incontri giocatori che in carriera hanno avuto altri allenatori: hanno le loro certezze, devi essere bravo a modificargliele per renderli efficaci in un contesto".


Talvolta, però, vedi Gosens tra gli ultimi, uscire da questo contesto non è semplice.
"Può capitare. L'ambiente, il posto giusto, capita: è normale che, quando fai un percorso come Gosens, di tanti anni con un allenatore e poi cambi, è diverso. Deve assimilare richieste molto diverse e non è semplice questo passaggio".

Abbiamo fatto una lista di nomi ma siete in molti ad avere questo approccio. La scuola del difensivismo italiano è pronta per la rivoluzione.
"Il calcio sta cambiando, vedo un atteggiamento propositivo, coraggioso. Guardate Alvini: crede in quello che fa, alla Cremonese, nonostante i risultati non arrivino ancora. Poi c'è il Milan che esprime il calcio migliore in Serie A e concede spesso l'uno contro uno, in velocità. Pioli sta facendo vedere un calcio moderno, europeo. E lì anche Italiano, che ha principi che noi allenatori guardiamo e dobbiamo imparare e studiare".

Un calcio quasi tedesco, il vostro.
"Siamo molto tedeschi. Lì la cultura è diversa, partono tanto dal basso, arrivano dal settore giovanile, poi a 34 anni allenano nelle prime squadre e guidano grandi società. Quella è la formazione che danno ai propri allenatori e non hanno paura di rischiare anche con tecnici giovani che vengono formati dall'inizio".

All'interno di questa rivoluzione tattica, quasi un paradosso che adesso lei sia in attesa.
"Studio, mi guardo in giro. Sto facendo anche scuola d'inglese, dobbiamo essere pronti e aperti in tutto e perfeziono la lingua. Voglio una crescita personale e tecnica: devo per forza di cose guardare tante partite per aggiornarmi, conoscere giocatori, vedere cosa sta cambiando e non solo in Italia. Vorrei rientrare ma con la giusta situazione che arriverà".