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Stellone: "Serie B, che lotta! Ok i 5 cambi, che fatica con gli ex compagni..."TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
mercoledì 29 luglio 2020, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia

Stellone: "Serie B, che lotta! Ok i 5 cambi, che fatica con gli ex compagni..."

La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
Reduce dall’esperienza alla guida dell’Ascoli, Roberto Stellone sta seguendo con interesse e attenzione la ripresa del campionato di Serie B, che dopo aver decretato le promozione di Benevento e Crotone si appresta a vivere un ultimo turno col fiato sospeso. In attesa della prossima sfida in panchina, mister Stellone ha raccontato a La Giovane Italia il suo punto di vista sul finale di stagione del campionato cadetto.

Mister, che impressione ti ha dato questo campionato di Serie B così particolare?
“Direi che il Benevento ha mantenuto le ambizioni di vincere il campionato che aveva da settembre. Faccio i miei complimenti ad Inzaghi e Foggia, che hanno costruito con intelligenza una squadra completa in tutti i reparti e solida, anche se nessuno si aspettava che i campani potessero dominare così il campionato: onore a loro. Detto questo, in generale penso siano state rispettate le aspettative e l'equilibrio che ci si attendeva in sede di pronostici, e il risultato è stato quello di un campionato davvero emozionante. Crotone, Frosinone e Spezia hanno tenuto fede alle attese, e alla fine l’hanno spuntata i calabresi prendendosi il secondo pass per la Serie A. Empoli, Cremonese e Chievo hanno avuto qualche problemino in più, ma due di queste sono ancora lì a giocarsela per i playoff. C’è stata una bella lotta per il secondo posto diretto in Serie A e le sfide per playoff e playout sono ancora apertissime a 90’ minuti dal termine. Non si poteva chiedere di meglio".

In generale comunque le aspettative sono state rispettate anche dopo lockdown?
“In Serie B la differenza è talmente poca che alla fine questo finale concentrato ha reso la tenuta fisica e mentale i concetti più importanti, oltre che a favorire chi poteva avere a disposizione una rosa un po’ più ampia. Non tutte le squadre avevano la possibilità di ruotare tanti giocatori e i risultati si sono visti".


Il gioco espresso ti ha dato qualche chiave di lettura diversa dal solito?
“Con il discorso porte chiuse le squadre hanno perso il vantaggio di giocare in casa, perché avere i tifosi dà un pizzico di attenzione in più e ti dà più energie. Quel vantaggio secondo me si è azzerato e quelle squadre che in casa avevano un ruolino di marcia importante hanno avuto meno vantaggio. Da giocatore mi è capitato di giocare a porte chiuse, in campo c’era meno tensione e meno adrenalina perché sembra di essere in allenamento, mentre col tuo pubblico sei più concentrato e le gambe vanno più forte. A parte questo, le partite mi sono sembrate più lente e meno coinvolgenti. Trovo giusta la decisione delle cinque sostituzioni, avere la possibilità di cambiare la squadra è importante visto che non si è svolta la preparazione".

Una regola che dovrebbe rimanere anche per la prossima stagione.
“Secondo me sarebbe importante, soprattutto per quelle squadre di Serie A che giocano in tante competizioni contemporaneamente. Affrontare campionato, tornei continentali e Coppa Italia obbliga a fare del turnover e avere qualche cambio in più permette di dosare al meglio le forze dei giocatori. Quante volte capita che hai problemi di sostituzioni perché hai finito i cambi? Quante volte un giocatore magari è obbligato a giocare un quarto d’ora in più che magari lo costringe a saltare tutta la partita successiva per un infortunio o un cartellino dovuto alla stanchezza? Per questo sono favorevole alla conferma delle cinque sostituzioni".

Il tuo passaggio dal campo alla panchina è stato quasi immediato. Quali sono state le cose più difficili da capire in questa transizione?
“Non è semplice passare da giocatore ad allenatore. Nella mia esperienza in particolare, i giocatori devono essere bravi a resettare il fatto che eri un loro compagno di squadra. Mi è capitato sia a Frosinone che a Bari e ho avuto giocatori più o meno bravi a recepire questa cosa. Sembra un concetto immediato ma in realtà non lo è e bisogna fargli capire che il tipo di rapporto è cambiato e che non ci saranno vantaggi di nessun tipo nei loro confronti. È un aspetto particolare e ho riscontrato più problemi con giocatori che erano stati miei compagni di squadra che con quelli che magari mi ero trovato contro da avversario".