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Bologna, alla ricerca di Skov Olsen
Nel gruppo di giovani di belle speranze su cui il Bologna ha deciso di puntare sin da subito, quello che appare più indietro è Andreas Skov Olsen. Il danese continua ad offrire prestazioni non sufficienti e comunque non all’altezza delle aspettative sul suo talento. Contro l’Udinese è stato schierato in una posizione non sua e qui c’è una prima spiegazione: Skov Olsen è ancora un giocatore che ha bisogno di calpestare la sua comfort zone, che corrisponde alla fascia destra e che però è anche proprietà di Riccardo Orsolini. L’azzurro è difficile da scalzare e allora per Skov Olsen il minutaggio si riduce a meno di non adattarsi a giocare in altri ruoli. Ma il processo per renderlo il più duttile possibile procede a rilento.
C’è anche un altro aspetto che emerge durante le partite: il giovane danese è poco aggressivo, sembra perdere presto fiducia finendo per ronzare attorno alla gara. Che fosse un ragazzo “timido” si era capito sin dai primi giorni di ritiro ma questo non può essere un alibi, anzi semmai è un aspetto su cui lavorare con più intensità.
A riprova di quanto detto sopra ci sono le prestazioni in Under 21, con la quale Skov Olsen segna a raffica. In questo caso entrano in gioco tre fattori: il livello più basso rispetto alla A; il giocare esterno offensivo con un centrocampo a 3 che lo copre di più; l’essere in un gruppo che conosce molto meglio.
Detto ciò vale la pena ricordare che stiamo parlando di un classe ‘99 (quasi 2000 visto che è nato il 29 dicembre) alla sua prima esperienza lontano da casa. Le difficoltà di ambientamento possono essere affrontate con modi e tempi diversi da persona a persona e questo non va dimenticato. Lo staff tecnico sta lavorando molto con lui, dimostrando di credere fortemente nelle sue qualità. Tocca a Skov Olsen darsi una scossa in primis emotiva e mostrare quello di cui è capace.
C’è anche un altro aspetto che emerge durante le partite: il giovane danese è poco aggressivo, sembra perdere presto fiducia finendo per ronzare attorno alla gara. Che fosse un ragazzo “timido” si era capito sin dai primi giorni di ritiro ma questo non può essere un alibi, anzi semmai è un aspetto su cui lavorare con più intensità.
A riprova di quanto detto sopra ci sono le prestazioni in Under 21, con la quale Skov Olsen segna a raffica. In questo caso entrano in gioco tre fattori: il livello più basso rispetto alla A; il giocare esterno offensivo con un centrocampo a 3 che lo copre di più; l’essere in un gruppo che conosce molto meglio.
Detto ciò vale la pena ricordare che stiamo parlando di un classe ‘99 (quasi 2000 visto che è nato il 29 dicembre) alla sua prima esperienza lontano da casa. Le difficoltà di ambientamento possono essere affrontate con modi e tempi diversi da persona a persona e questo non va dimenticato. Lo staff tecnico sta lavorando molto con lui, dimostrando di credere fortemente nelle sue qualità. Tocca a Skov Olsen darsi una scossa in primis emotiva e mostrare quello di cui è capace.
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