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Kozak alla Puskas di Orban: "Mi sono rialzato dopo 3 anni di infortunio"
Libor Kozak riparte dall'Ungheria. L'attaccante ceco, 32 anni, dopo essersi rilanciato in patria con Slovan Liberec e Sparta Praga, al punto da riconquistare la nazionale, ha deciso per una nuova avventura, alla Puskás Akadémia. Ce ne parla in esclusiva per Tuttomercatoweb:
Libor Kozak, cosa ti ha portato in Ungheria?
"Diciamo che c'erano molti motivi per venire qui. L'allenatore (Zsolt Hornyák) e anche il ds sono gli stessi che avevo allo Slovan Liberec e il fatto che qualcuno ti voglia ti fa un grande piacere. E poi avevo voglia di tornare all'estero e fare uno e due anni fuori dalla Repubblica Ceca".
La squadra rappresenta il paesino di Felcsút, poco più di 1.600 abitanti
"La città piccolina ma vivrò a Budapest. Il villaggio è dove è nato il primo ministro Viktor Orbán e l'accademia l'ha creata lui. Lo stadio è piccolino, ma c'è un gran centro sportivo che non ho mai visto altrove. La squadra ha chiuso la stagione scorsa al secondo posto e punta in alto. Siamo Conference League e spero di dare il mio contributo: mi hanno preso in condizioni fisiche non perfette e per questo sono grato al club".
Facendo qualche passo indietro, che ricordi hai della tua esperienza alla Lazio?
"Gli infortuni purtroppo sono arrivati nel momento top della mia carriera. Poteva andare diversamente ma è andata come è andata e devo accettarlo. Del resto i miei ricordi italiani sono quasi tutti bellissimi. La Lazio resta nel mio cuore, anche se non ho giocato sempre".
Qualche allenatore o giocatore con cui hai legato particolarmente?
"Prima di tutto ho un ricordo bellissimo dello spogliatoio alla Lazio: ragazzi duri, ma bravi. C'era lo spirito giusto e ho imparato tantissimo e livello di professionalità e disciplina. Poi sicuramente Reja ci ha visto lungo e mi ha dato la chance senza avere paura. Ma anche il presidente Lotito mi ha sempre fatto sentire la sua fiducia".
A Bari e Livorno due esperienze sfortunate
"Tornavo in Italia dopo tre anni di infortunio, è stato un momento difficile. A Bari avevo bisogno di tempo per mettermi in mostra, a Livorno invece non ho incontrato un ambiente buono, inoltre ero in un momento in cui ero già di testa, non trovavo la forma di prima e mi è mancato il sostegno. Così ho preferito tornare a casa".
Hai pensato di smettere col calcio?
"All'Aston Villa tantissime volte. Del resto quando non giochi per quasi tre anni è inevitabile. Dopo la terza-quarta operazione ho avuto paura. Però ho sempre avuto pazienza, ci ho voluto provare ogni volta e alla fine eccomi di nuovo qui".
Il ritorno a casa ha sancito la tua rinascita
"Quando sono tornato a Liberec mi sono detto: o vado bene o mollo il calcio. E per fortuna ho trovato la fiducia, step by step mi sono ripreso. Al punto di andare poi allo Sparta, dove mi sono confermato. Al primo anno ho vinto la classifica marcatori del campionato, ho ritrovato anche la Nazionale. Speravo di andare agli Europei, purtroppo nuovamente gli infortuni mi hanno condizionato".
Hai pensato al post carriera?
"La mia unica speranza è di essere sano e giocare".
Libor Kozak, cosa ti ha portato in Ungheria?
"Diciamo che c'erano molti motivi per venire qui. L'allenatore (Zsolt Hornyák) e anche il ds sono gli stessi che avevo allo Slovan Liberec e il fatto che qualcuno ti voglia ti fa un grande piacere. E poi avevo voglia di tornare all'estero e fare uno e due anni fuori dalla Repubblica Ceca".
La squadra rappresenta il paesino di Felcsút, poco più di 1.600 abitanti
"La città piccolina ma vivrò a Budapest. Il villaggio è dove è nato il primo ministro Viktor Orbán e l'accademia l'ha creata lui. Lo stadio è piccolino, ma c'è un gran centro sportivo che non ho mai visto altrove. La squadra ha chiuso la stagione scorsa al secondo posto e punta in alto. Siamo Conference League e spero di dare il mio contributo: mi hanno preso in condizioni fisiche non perfette e per questo sono grato al club".
Facendo qualche passo indietro, che ricordi hai della tua esperienza alla Lazio?
"Gli infortuni purtroppo sono arrivati nel momento top della mia carriera. Poteva andare diversamente ma è andata come è andata e devo accettarlo. Del resto i miei ricordi italiani sono quasi tutti bellissimi. La Lazio resta nel mio cuore, anche se non ho giocato sempre".
Qualche allenatore o giocatore con cui hai legato particolarmente?
"Prima di tutto ho un ricordo bellissimo dello spogliatoio alla Lazio: ragazzi duri, ma bravi. C'era lo spirito giusto e ho imparato tantissimo e livello di professionalità e disciplina. Poi sicuramente Reja ci ha visto lungo e mi ha dato la chance senza avere paura. Ma anche il presidente Lotito mi ha sempre fatto sentire la sua fiducia".
A Bari e Livorno due esperienze sfortunate
"Tornavo in Italia dopo tre anni di infortunio, è stato un momento difficile. A Bari avevo bisogno di tempo per mettermi in mostra, a Livorno invece non ho incontrato un ambiente buono, inoltre ero in un momento in cui ero già di testa, non trovavo la forma di prima e mi è mancato il sostegno. Così ho preferito tornare a casa".
Hai pensato di smettere col calcio?
"All'Aston Villa tantissime volte. Del resto quando non giochi per quasi tre anni è inevitabile. Dopo la terza-quarta operazione ho avuto paura. Però ho sempre avuto pazienza, ci ho voluto provare ogni volta e alla fine eccomi di nuovo qui".
Il ritorno a casa ha sancito la tua rinascita
"Quando sono tornato a Liberec mi sono detto: o vado bene o mollo il calcio. E per fortuna ho trovato la fiducia, step by step mi sono ripreso. Al punto di andare poi allo Sparta, dove mi sono confermato. Al primo anno ho vinto la classifica marcatori del campionato, ho ritrovato anche la Nazionale. Speravo di andare agli Europei, purtroppo nuovamente gli infortuni mi hanno condizionato".
Hai pensato al post carriera?
"La mia unica speranza è di essere sano e giocare".
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