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…con Giovanni Tedesco
Più di quaranta giorni al lavoro, poi la disfatta. Il Ras Al Khaimah non s’è iscritto al campionato. Vanificato così il lavoro di Giovanni Tedesco e del suo staff.
Sembrava un bel progetto.
“Eravamo partiti con grande entusiasmo e professionalità, doveva essere un progetto importante di un club che sulla carta avrebbe voluto fare le cose per bene. Alla fine si è rivelato tutto un bluff”.
Come è arrivato a Dubai?
“Sono stato contattato da un mediatore, Hector Gutierrez, che mi ha prospettato un progetto ambizioso e un buon contratto. Tutto un bluff. Vorrei che gente del genere non facesse più parte del calcio, uno sport ricco di valori. Ho spesso lavorato all’estero da allenatore, questa nuova opportunità mi stimolava anche perché non avevo squadra in Italia. L’amore per il mio lavoro mi ha portato ad accettare”.
Quando ha capito che stesse per succedere qualcosa?
“Insieme allo staff e ad altre persone eravamo riusciti a mettere su una squadra ambiziosa ed interessante. Abbiamo fatto amichevoli ottenendo buoni risultati. Poi abbiamo chiesto quando avrebbero registrato i contratti e ci hanno risposto ‘tomorrow’. E da lì i primi dubbi fino alla mancata iscrizione quattro giorni prima della prima competizione ufficiale”.
Con quale giustificazione?
“Che gli investitori che avrebbero dovuto portare dei capitali non l’hanno fatto. E così la squadra non si è iscritta”.
Quali sensazioni?
“Delusione, amarezza, rabbia. Lavorare per cinquanta giorni e costruire qualcosa lontano dalla famiglia e aver lasciato altre possibilità per poi ritrovarsi così sicuramente suscita un mix di sensazioni negative”.
Valuterebbe ancora l’estero?
“L’amore per questo lavoro non mi fa escludere niente. Anzi, mi porterà se si presentasse qualcosa, all’estero. Anche se vorrei una chance in Italia”.
E adesso?
“Guarderò tante partite, mi aggiornerò. In attesa di una nuova occasione”.
Sembrava un bel progetto.
“Eravamo partiti con grande entusiasmo e professionalità, doveva essere un progetto importante di un club che sulla carta avrebbe voluto fare le cose per bene. Alla fine si è rivelato tutto un bluff”.
Come è arrivato a Dubai?
“Sono stato contattato da un mediatore, Hector Gutierrez, che mi ha prospettato un progetto ambizioso e un buon contratto. Tutto un bluff. Vorrei che gente del genere non facesse più parte del calcio, uno sport ricco di valori. Ho spesso lavorato all’estero da allenatore, questa nuova opportunità mi stimolava anche perché non avevo squadra in Italia. L’amore per il mio lavoro mi ha portato ad accettare”.
Quando ha capito che stesse per succedere qualcosa?
“Insieme allo staff e ad altre persone eravamo riusciti a mettere su una squadra ambiziosa ed interessante. Abbiamo fatto amichevoli ottenendo buoni risultati. Poi abbiamo chiesto quando avrebbero registrato i contratti e ci hanno risposto ‘tomorrow’. E da lì i primi dubbi fino alla mancata iscrizione quattro giorni prima della prima competizione ufficiale”.
Con quale giustificazione?
“Che gli investitori che avrebbero dovuto portare dei capitali non l’hanno fatto. E così la squadra non si è iscritta”.
Quali sensazioni?
“Delusione, amarezza, rabbia. Lavorare per cinquanta giorni e costruire qualcosa lontano dalla famiglia e aver lasciato altre possibilità per poi ritrovarsi così sicuramente suscita un mix di sensazioni negative”.
Valuterebbe ancora l’estero?
“L’amore per questo lavoro non mi fa escludere niente. Anzi, mi porterà se si presentasse qualcosa, all’estero. Anche se vorrei una chance in Italia”.
E adesso?
“Guarderò tante partite, mi aggiornerò. In attesa di una nuova occasione”.
Giovanni Tedesco
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