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Il City può solo vincere la Champions. Altrimenti fallimento Guardiola
“Se non dovesse vincere la Champions League, per Guardiola sarà un fallimento”. È chiara la visione a Manchester, per chi segue il City. Ed è per questo che, durante la conferenza stampa di ieri, si siano sprecate le domande al tecnico catalano, tanto da essere un pelo irritato dopo l’ennesima richiesta su come si può vincere il trofeo. La realtà è quella spiegata: ci sono almeno 3-4 squadre che possono vincere la Champions, il Manchester City è tra queste, ma qualcosa è andato storto nella scorsa stagione.
AMPIAMENTE FAVORITI - Dopo l’addio alla competizione di Juventus e Real Madrid, contro l’Ajax, il suo City doveva essere il favorito numero uno, con il Barcellona. Invece ai quarti di finale, anche per effetto di un Var/non Var sul mani di Llorente, il City si è arrestato contro il Tottenham. Quasi in una situazione che ricorda l’Atalanta a Zagabria: quando il gioco si fa duro, gli uomini di Guardiola perdono la trebisonda. O meglio, hanno un blocco mentale che deriva dall’essere, sulla carta, i più forti, ma non averlo realmente interiorizzato fino in fondo.
ULTIMA STAGIONE? A marzo dell’anno scorso c’era stato davvero un incontro tra Guardiola e i dirigenti della Juventus per capire la fattibilità dell’operazione. Adidas avrebbe dato una mano, ma era praticamente impossibile potere stipendiare per certe cifre (24 milioni di euro) un tecnico che, comunque, non voleva lasciare Manchester con la sensazione di avere fallito. Ora però i nodi sembrano arrivare al pettine, con la Juventus che avrebbe già l’allenatore per un ciclo. A meno che non sia la Nazionale spagnola (ma con la Catalogna attuale sembra complicato) oppure una nuova proposta in Francia, dai cugini di Mansour.
AMPIAMENTE FAVORITI - Dopo l’addio alla competizione di Juventus e Real Madrid, contro l’Ajax, il suo City doveva essere il favorito numero uno, con il Barcellona. Invece ai quarti di finale, anche per effetto di un Var/non Var sul mani di Llorente, il City si è arrestato contro il Tottenham. Quasi in una situazione che ricorda l’Atalanta a Zagabria: quando il gioco si fa duro, gli uomini di Guardiola perdono la trebisonda. O meglio, hanno un blocco mentale che deriva dall’essere, sulla carta, i più forti, ma non averlo realmente interiorizzato fino in fondo.
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