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La religione Messi, i meriti di Van Dijk e la splendida follia dello Sri Lanka
Abbiamo perso la capacità di godere. Del piacere. Abbiamo perso la naturale propensione all'ammirazione e al gusto del bello, sostituendola con dei però. Con delle avversità, combattendo la verità con nuove e altre convinzioni. Lionel Messi vince il Pallone d'Oro, ma. Cristiano Ronaldo è il miglior giocatore della Serie A, però. Virgil van Dijk ma anche. Contraltari, contrappesi. Contro. Sempre. Viviamo nell'era benedetta dei più grandi e l'unica cosa che siamo capaci di fare è considerarli Scilla e Cariddi, non una grazia, Ying e Yang, che per sorte, fortuna, momento e destino, abbiamo vissuto nel pieno della loro dorata gioventù.
Viviamo nel pianeta dei campanili, dove l'argentino vota Lionel Messi e dove il portoghese scrive per primo Cristiano Ronaldo. L'argentino non meritava forse l'alloro dorato, sesto della sua lunga vita e carriera calcistica. Probabilmente spettava al riccioluto e baritonale difensore olandese del Liverpool. Però votare Messi è esagerare forse di amore per il talento e per l'eternità e non sembra sia previsto il peccato d'eccesso di religione. Scrivere 10 è una preghiera, che siano stati decisivi i voti del continente più mistico del globo come l'Africa non è certo un caso.
Sicché viva lo Sri Lanka. Dove il giurato del Daily News, Hafiz Marikar, non ha messo nei primi cinque nè Ronaldo, nè Messi, nè Salah, nè Alisson, nè Mbappé, nè Van Dijk. Ha estratto dalla sorte di chissà quale ragionamento Alexander-Arnold, Aubameyang, Griezmann, Lewandowski, Ter Stegen, in questo preciso ordine e vai a capire come mai. E' l'era del contro e dell'anti. Della caccia all'opinione dell'altro, non della condivisione e del piacere della realizzazione altrui. Le idee vengono soffocate. I premi sviliti. Chiunque è bersaglio buono per qualcosa, il genio fragile di Messi, la forza di Ronaldo che ne maschera inevitabili insicurezze. Dei del calcio perché gli appellativi si sprecano, in fondo si tratta di uomini e di ragazzi. Goderseli, per quel che fanno, a prescindere dalla bontà o meno di un premio. Viva lo Sri Lanka e le sue idee strampalate. E ben vengano altri eccessi di religione. Anche se meritava Van Dijk.
Viviamo nel pianeta dei campanili, dove l'argentino vota Lionel Messi e dove il portoghese scrive per primo Cristiano Ronaldo. L'argentino non meritava forse l'alloro dorato, sesto della sua lunga vita e carriera calcistica. Probabilmente spettava al riccioluto e baritonale difensore olandese del Liverpool. Però votare Messi è esagerare forse di amore per il talento e per l'eternità e non sembra sia previsto il peccato d'eccesso di religione. Scrivere 10 è una preghiera, che siano stati decisivi i voti del continente più mistico del globo come l'Africa non è certo un caso.
Sicché viva lo Sri Lanka. Dove il giurato del Daily News, Hafiz Marikar, non ha messo nei primi cinque nè Ronaldo, nè Messi, nè Salah, nè Alisson, nè Mbappé, nè Van Dijk. Ha estratto dalla sorte di chissà quale ragionamento Alexander-Arnold, Aubameyang, Griezmann, Lewandowski, Ter Stegen, in questo preciso ordine e vai a capire come mai. E' l'era del contro e dell'anti. Della caccia all'opinione dell'altro, non della condivisione e del piacere della realizzazione altrui. Le idee vengono soffocate. I premi sviliti. Chiunque è bersaglio buono per qualcosa, il genio fragile di Messi, la forza di Ronaldo che ne maschera inevitabili insicurezze. Dei del calcio perché gli appellativi si sprecano, in fondo si tratta di uomini e di ragazzi. Goderseli, per quel che fanno, a prescindere dalla bontà o meno di un premio. Viva lo Sri Lanka e le sue idee strampalate. E ben vengano altri eccessi di religione. Anche se meritava Van Dijk.
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