Salernitana, capolista 23 anni dopo. Dal sogno alla realtà passando per il mercato
Keita è già in gruppo e potrebbe essere una piacevole rivelazione se dovesse tornare quello dei tempi di Chiavari, occorrono almeno un centrocampista di grande qualità (Coulibaly aspetta solo una chiamata, ma non basta) e un attaccante dello stesso livello di Tutino e Djuric. Allargare i cordoni della borsa in tempi di Covid e di crisi non è semplice, ma dopo cinque anni anonimi (e con due retrocessioni evitate per i guai finanziari di Foggia e Lanciano) è obbligatorio lanciare un segnale confermando, tra l’altro, che nessun regolamento vieta il grande salto e che ogni voce su Della Valle e altri imprenditori è totalmente priva di fondamento.
A Lotito, Mezzaroma e Fabiani l’ultima chance per acquisire credito agli occhi di una tifoseria che, ancora oggi, contesta e si dice pronta a disertare a tempo indeterminato, preoccupata da un andazzo quasi sempre uguale sin dal primo anno di serie B. Per ora la Salernitana guarda dall’alto in basso corazzate come Lecce, Spal, Monza, Frosinone, Cittadella, Brescia, Cremonese e Chievo e, in un campionato meno competitivo, 28 punti in 14 gare avrebbero già garantito una sorta di fuga. Invece c’è un vantaggio irrisorio dalle dirette concorrenti e un gap tecnico da colmare già alla ripresa delle ostilità e non il 31 gennaio come, purtroppo, accaduto con frequenza. Un sacrificio economico oggi, con una Salernitana prima in classifica e una curva pronta a ricompattarsi, significherebbe per davvero essere la più autorevole candidata per il grande salto.Godersi un Natale da capolista era un sogno che si è realizzato, ora occorre trasformarlo in realtà. Perché Salerno, che ha visto la massima serie due volte in oltre un secolo, ha voglia di calcare palcoscenici diversi.