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Sarà lo Scudetto di Antonio Conte più che di ogni altro. La sfida più difficile sarà la prossima: riuscire dove ha sempre fallito. Aprire un ciclo lungo e imporsi anche in EuropaTUTTO mercato WEB
domenica 2 maggio 2021, 08:01Editoriale
di Marco Conterio

Sarà lo Scudetto di Antonio Conte più che di ogni altro. La sfida più difficile sarà la prossima: riuscire dove ha sempre fallito. Aprire un ciclo lungo e imporsi anche in Europa

Nato a Firenze il 5 maggio del 1985, è Caporedattore di Tuttomercatoweb. Già firma per Il Messaggero e per La Nazione, è stato speaker per RMC Sport e per Radio Sportiva
Ci sono protagonisti e protagonisti. Quest'Inter è stata straordinaria a capire le qualità di Romelu Lukaku, a valorizzare, a esaltarle. A renderlo leader, icona, simbolo. E' stata pure fortunata nel ritrovarsi in casa tre giocatori che poi sono state colonne di un titolo per cui manca solo la matematica e che aveva messo alla porta o quasi. Milan Skriniar, Marcelo Brozovic e Ivan Perisic. Ha saputo crescere e far esplodere Alessandro Bastoni, trasformare Nicolò Barella da premessa a realtà, a Capitan Futuro indiscusso dei nerazzurri. L'Inter è stata abile a far scordare presto a Lautaro Martinez le sirene dell'amico Lionel Messi e a rimetterlo sulla carreggiata giusta, quella dello Scudetto. E' stata pure capace di superare la burrasca, quella di una disastrosa eliminazione Champions. Fuori ai gironi, da ultima, fuori da tutto. Sembrava poter finire lì, l'Inter, ma poi nel calcio tutto si dimentica presto. Bastano i risultati, e non è certo poco. Antonio Conte ha da sempre dimostrato che sulla competizione unica, sulla maratona campionato, è difficilmente battibile. Quando deve giocare su più fronti, invece, la gestione della rosa gli crea problemi, sebbene in questo caso lamentasse discrepanze troppo ampie tra titolari e riserve, tra "giocatori arrivati da Cagliari e Sassuolo" che eran pure nell'undici tipo e gli altri, per competere in Europa e in Italia. E così non è stato.

BATTERE LA JUVENTUS Chi conosce bene Antonio Conte sa bene che la soddisfazione doppia, nel suo cuore, è stata quella di batter la Juventus. Quella delle filosofie di Andrea Pirlo mentre lui, testa bassa e pedalare, lo ha sconfitto con la pratica, con la rabbia, con la costanza, con la sostanza. Un trionfo su tutta la linea, sempre se ragioniamo della stagione in Serie A. Ha buttato giù dal trono la Vecchia Signora, la sua Vecchia Signora, dopo nove anni di dominio dove il seme è stato piantato da lui. Per questo la soddisfazione non può che esser superiore al normale, perché è anche per i rapporti non idilliaci con Andrea Agnelli che il suo gran ritorno non s'è concretizzato. Ha preferito l'Inter, vivere stagioni da nemico in quello che è stato l'avversario storico e battere la Juventus dall'altro fronte della barricata.


BATTERE ANTONIO CONTE Il nemico più grande di Antonio Conte ora non è altri che Antonio Conte. La sua innata difficoltà nel riuscire a mettere radici, la sua inquietudine, la sua costante insoddisfazione. Quel suo altare l'asticella, continuo, che lo porta poi a scontrarsi con tetti troppo duri per continuare. E' stato alla Juventus, è stato al Chelsea, e così è finita da entrambe le parti. Antonio Conte è per certi lati molto simile a José Mourinho, ha bisogno del rumore dei nemici per mettersi in trincea e combattere. Si esalta nella lotta e nella guerra ma coi giri al massimo, il motore si usura e così gli amori, così le storie. Il suo più grande traguardo sarà quello di provare a metter le tende. Non scontrarsi, non finirsi dentro e fuori, come poteva essere un'estate fa prima del celebre incontro di Villa Bellini, ma respirare e accettare, dialogare, scegliere, ripartire. La sfida più grande di Antonio Conte sarà combattere la sua eterna e zingara inquietudine. Allora potrà dirsi grande, ma non per il titolo vinto, che ne mostra e dimostra già il valore, lo status conquistato di uno dei migliori del calcio moderno italiano. No. Crescere in quel senso lo porterebbe a un livello superiore e forse potrebbe anche permettergli di riuscire a razionalizzare il doppio e triplo fronte. Per il quale la sua ribellione eterna non basta, lì servono razionalità e freddezza, non solo l'onda d'urto che gli ha permesso di mettersi tutti dietro in Italia. In un modo straordinario e inatteso, per come è maturata. Ma non per lui.