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Quando Zemanlandia 2.0 fu di Farias, Salamon e Sau...TUTTO mercato WEB
© foto di Francesco Scopece/TuttoLegaPro.com
sabato 29 aprile 2017, 14:00Primo piano
di Pietro Piga
per Tuttocagliari.net

Quando Zemanlandia 2.0 fu di Farias, Salamon e Sau...

Zdenek Zeman, nel 2010, tornò a Foggia e incantò il popolo rossonero. Ancora una volta, dopo il quinquennio 1989-1994. Non c’erano più Baiano, Signori e Rambaudi a comporre un tridente da favola, a incantare il “Pino Zaccheria” e a fare qualche dispetto alle big della serie A. C’era, invece, un gruppo con l’età media di 23 anni composto da alcuni giocatori che avevano già calpestato i campi della Prima Divisione, che andavano a caccia di conferme, e altri con una gran voglia di ritagliarsi un spazio importante. Tra i rossoneri, presenti Bartosz Salamon, Marco Sau e, dalla sessione invernale di calciomercato, Diego Farias. Maturarono grazie al boemo, che sfruttò le loro caratteristiche, e fecero cose importanti; e poi, Pattolino e Il Mago, ci riprovarono a Cagliari, nel 2014, andando però incontro ad una disfatta.

ZEMANLANDIA 2.0. In quel Foggia 2010-2011, che disputò la Prima Divisione nel girone B, il marchio di fabbrica era, manco a dirlo, il 4-3-3 zemaniano: baricentro alto, pressione forsennata sull’avversario, movimento continuo con e senza palla e gioco offensivo a 360°. Tanto divertimento e spettacolo, parecchi gol.​ Salamon, in prestito dal Brescia, assicurava intelligenza tattica e doti fisiche e agiva da playmaker, cucendo e ricucendo palloni per i compagni. Al termine dell’annata, la prima da protagonista, collezionò 27 gettoni e 2 reti. Sau, reduce dall’esperienza dimenticabile di Lecco, era stato mandato in Puglia, dal Cagliari, per proseguire il percorso di crescita. E non deluse: riferimento centrale nel tris d’attacco, 20 gol in 33 presenze che lo portarono a vincere la classifica cannonieri del girone. Fu la stagione dell’esplosione. In gennaio, Giuseppe Pavone, direttore sportivo della squadra, portò Farias alla corte di Zeman. Il brasiliano, ingaggiato con la formula del prestito dal Chievo Verona (0 partite nella prima parte), riuscì subito a inserirsi negli schemi del boemo, guadagnandosi una maglia nel «trio piuma» insieme a Insigne e Sau. Andò a segno, giocando 15 gare, in 3 occasioni. Il Foggia, con i piccoletti in avanti, sfiorò la qualificazione ai play off e divenne, con 67 reti realizzate, l’attacco più prolifico dell’intera Prima Divisione.

SECONDO GIRO. Nell’estate del 2014, mentre Salamon guidava la difesa del Pescara, gli sguardi di Farias, Sau e Zeman tornarono ad incrociarsi. Infatti, Tommaso Giulini, al primo anno da presidente del Cagliari, decise di portare il boemo sul ponte di comando. Se quella col Foggia, per i tre, fu una primavera positiva, quella in Sardegna risultò un totale fallimento. L’allenatore, accolto come «Salvatore della Patria», fece il suo esordio in Coppa Italia ed eliminò il Catania (2-0) grazie ai timbri di Sau e Farias. Poi, conseguì vittorie roboanti (1-4 all’Inter e 0-4 all’Empoli), ma venne sollevato dall’incarico il 23 dicembre 2014, dopo la sconfitta interna contro la Juventus, col Cagliari al terzultimo posto in classifica e con soli 12 punti all’attivo. Tornò sulla panchina rossoblù il 9 marzo 2015, con la formazione nelle acque torbide della serie A. Un pareggio e quattro ko consecutivi, dunque la scelta di dimettersi. Il 21 aprile terminò – definitivamente – l’avventura in Sardegna di Zeman. E il Cagliari, in maggio, cadde dritto in serie B.

ORA AVVERSARI. Domani, al Sant’Elia, da una parte del campo ci sarà il Cagliari con Farias, Salamon e Sau, dall’altra Zeman e il Pescara, retrocesso aritmeticamente lunedì sera dopo il poker incassato dalla Roma. L’ultima volta del boemo nella casa rossoblù il 19 aprile 2015, in occasione di Cagliari-Napoli (0-3). Qui, nel suo mandato in Sardegna, non ci ha mai vinto. Ci proverà, per rendere meno amaro il verdetto del ritorno in serie B e – forse – anche per orgoglio, domani. Ma di fronte ci sarà un «ex amico» che non vorrà fare sconti.