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TMW RADIO - Stramaccioni: "Stipendi, bel gesto della Juve. Grande esperienza in Iran"
Mario Sconcerti e Andrea Stramaccioni ospiti di Marco Piccari
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Il tecnico Andrea Stramaccioni è intervenuto a Maracanà, nel pomeriggio di TMW Radio. Ecco le sue parole:
Come sta mister?
"E' un periodo un pò particolare. Ma serve rimanere positivi. Solo con questo sacrifico si potrà venire fuori da questa situazione".
Come commenta la mossa della Juventus di ridurre gli stipendi in questo momento?
"E' un bellissimo gesto da parte dei calciatori, che dimostrano di comprendere la situazione e l'eventuale difficoltà in cui potrebbe versare il club senza altri introiti in questo momento".
Il calcio ha perso troppo tempo per prendere coscienza dell'emergenza?
"E' inutile ora stare a parlarne. Ci sono stati alcuni governi che probabilmente non hanno attuato le misure necessarie. Questa emergenza ha colto tutti impreparati. Il calcio ha seguito le decisioni governative. Il fatto che i giocatori internazionali siano tornati tutti a casa, vuol dire che il calcio è uno dei tanti aspetti della nostra vita. Prima c'è la vita, poi c'è il calcio. Io sarò felicissimo di rivedere i calciatori in campo, perché vorrà dire che siamo sopravvissuti a qualcosa di brutto. Se il calcio ricomincia, vuol dire che il contagio è arrivato a zero".
Cosa accadrà per il calcio?
"Sui presidenti ricade la crisi, sicuramente questa cosa porterà ad un livellamento. Saranno pesanti i costi già in essere, come i contratti molto lunghi e onerosi".
Quanto è stato vicino al Cagliari?
"Sono amico di Zenga e sono contento per lui. Conosco il presidente Giulini, è una dirigenza che stimo molto. Sono contento per lui ma dispiace per Maran, che è uno dei più bravi. Non so cosa è accaduto alla squadra, quindi faccio solo un grande in bocca al lupo a Zenga".
Come è stato in Iran?
"Un'esperienza che non avrei mai pensato di vivere. Questa estate in Itralia non si era concretizzata una situazione e non volevo rimanere fermo. La società aveva vinto la Champions asiatica e mi cercava con forza. Spinto anche dall'esperienza del mio procuratore, ho accettato. E' stata un'esperienza incredibile. Ho visto una passione per il calcio come c'era in Italia negli anni Ottanta, con stadi pieni. Era però un club gestito più da politici che sportivi e qualche attrito si è creato. Peccato essere arrivati alla rottura con la squadra in testa".
Come sta mister?
"E' un periodo un pò particolare. Ma serve rimanere positivi. Solo con questo sacrifico si potrà venire fuori da questa situazione".
Come commenta la mossa della Juventus di ridurre gli stipendi in questo momento?
"E' un bellissimo gesto da parte dei calciatori, che dimostrano di comprendere la situazione e l'eventuale difficoltà in cui potrebbe versare il club senza altri introiti in questo momento".
Il calcio ha perso troppo tempo per prendere coscienza dell'emergenza?
"E' inutile ora stare a parlarne. Ci sono stati alcuni governi che probabilmente non hanno attuato le misure necessarie. Questa emergenza ha colto tutti impreparati. Il calcio ha seguito le decisioni governative. Il fatto che i giocatori internazionali siano tornati tutti a casa, vuol dire che il calcio è uno dei tanti aspetti della nostra vita. Prima c'è la vita, poi c'è il calcio. Io sarò felicissimo di rivedere i calciatori in campo, perché vorrà dire che siamo sopravvissuti a qualcosa di brutto. Se il calcio ricomincia, vuol dire che il contagio è arrivato a zero".
Cosa accadrà per il calcio?
"Sui presidenti ricade la crisi, sicuramente questa cosa porterà ad un livellamento. Saranno pesanti i costi già in essere, come i contratti molto lunghi e onerosi".
Quanto è stato vicino al Cagliari?
"Sono amico di Zenga e sono contento per lui. Conosco il presidente Giulini, è una dirigenza che stimo molto. Sono contento per lui ma dispiace per Maran, che è uno dei più bravi. Non so cosa è accaduto alla squadra, quindi faccio solo un grande in bocca al lupo a Zenga".
Come è stato in Iran?
"Un'esperienza che non avrei mai pensato di vivere. Questa estate in Itralia non si era concretizzata una situazione e non volevo rimanere fermo. La società aveva vinto la Champions asiatica e mi cercava con forza. Spinto anche dall'esperienza del mio procuratore, ho accettato. E' stata un'esperienza incredibile. Ho visto una passione per il calcio come c'era in Italia negli anni Ottanta, con stadi pieni. Era però un club gestito più da politici che sportivi e qualche attrito si è creato. Peccato essere arrivati alla rottura con la squadra in testa".
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