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Togliere la quarantena collettiva dopo la ripresa in Serie A: è possibile solo in questo caso. E i playoff...TUTTO mercato WEB
mercoledì 20 maggio 2020, 19:34Editoriale
di Tancredi Palmeri

Togliere la quarantena collettiva dopo la ripresa in Serie A: è possibile solo in questo caso. E i playoff...

Da circa 2 mesi su queste colonne ho provato a spiegare che l'imbuto stretto attraverso cui passava la ripresa dalla Serie A dipendeva dall'accettazione e dalla comprensione di un solo punto, ovvero la quarantena collettiva estesa a tutti i compagni di squadra dell'eventuale nuovo caso, nonché agli ultimi avversari affrontati. Il punto principale del protocollo è sempre stato solo quello. Era fine marzo, piangevamo ancora per la paura, e provando a intravedere il futuro, si capiva che certe condizioni sarebbe stato irrinunciabili.
Poi, quando abbiamo smesso di piangere per la paura, abbiamo ripreso a berciare per l'inutilità.
Per 2 mesi abbiamo sentito buttare in caciara la discussione in lungo e in largo, con le ultime indecorose derive che hanno bollato di nemico del calcio chiunque si opponesse alla ripresa del campionato, a prescindere dal rischio per i giocatori. Guarda caso la discussione non è mai stata pertinente, sulla questione di salute in sé, ma è diventata una sorta di referendum su quanto ognuno avesse lungo l'amor patrio, e come scrisse il saggista Samuel Johnson: “La patria è l'ultimo rifugio dei farabutti”. In due mesi siamo ancora allo stesso punto del discorso, ma finalmente la Serie A dopo aver strepitato e fatto capricci in un angolo credendo di essere un mondo a sé stante cui tutto è dovuto semplicemente perché gestito da 20 milionari, ha forse – forse, ché non si sa mai – capito che per quanto battesse i piedi la questione non sarebbe cambiata.
E non perché ci fosse un cattivone ministro Amaso di Jeeg Robot che la volesse perseguire, ma perché si dà il caso che in uno dei centri epidemici di una pandemia, il comparto lavorativo dove le misure di precauzione fossero per definizione meno osservabili sarebbe stato giocoforza tra i più controllati.
Le altre misure erano discutibili, e infatti sono stata discusse. Il ritiro preventivo, la responsabilità penale del medico a prescindere: tutte riviste, e con senno.
E soprattutto la concessione più grossa: poter continuare gli allenamenti anche in caso del riscontro di un nuovo caso, semplicemente con l'aggiunta però della quarantena collettiva – chiamata isolamento fiduciario. Un grossissimo passo verso la riapertura del calcio, perché consente eventualmente di non far perdere la gamba e non allontanare ulteriormente la ripresa del campionato.
Alcuni già spingono dicendo: “Ma bisogna togliere la misura per quanto riguarda il protocollo del campionato, sennò salta tutto”. Dimenticando che ancora prima che salti o non salti il campionato, il punto è che non salti la salute delle persone coinvolte. Che non sono solo i giocatori aitanti, ma anche gli inservienti magari un po' attempati, o anche i familiari, vedi l'esempio del capitano del Watford Troy Deeney, che ha rifiutato di tornare ad allenarsi per non rischiare di diventare vettore del virus nei confronti del figlioletto di 5 mesi nato con problemi respiratori.

La quarantena automatica qualora si incontri un nuovo caso non è uno scoglio: è una garanzia ineludibile per la salute di chi è coinvolto. Questo è quanto adesso, nella situazione in cui siamo. Non vale dire: “Eh ma il calcio è la terza industria”, perché questo non significa abbia il diritto alla licenza di uccidere.

Ma appunto la quarantena automatica è una misura necessaria nella situazione in cui siamo. Ma a Dio piacendo, questa situazione fortunatamente non è inestinguibile. Dove siamo oggi – con 800 nuovi casi su 60mila tamponi – non è certo dove eravamo un mese fa. E non si può prevedere come andrà, se ci sarà una ripercussione dovuta alla riapertura del paese. Da domani giovedi 21 i dati su un'eventuale seconda ondata cominceranno a essere affidabili. E se questo trend ormai innestato da 50 giorni continuerà la sua decrescita, allora sì che in quel caso avrebbe senso chiedere misure differenti.


Già da marzo ho avvertito come la quarantena automatica fosse una misura minima necessaria. Ma non è una religione, non è una monade inscindibile.
Il campionato non partirà prima di un mese, e se le cose proseguissero coerentemente come stanno proseguendo da più di un mese a questa parte, allora avrebbe senso chiedere misure più possibiliste.

Del resto, è arrivata anche la ciambella ulteriore della Uefa: il cambio di formato adesso deve essere comunicato solo entro il 17 giugno; la fine del campionato non deve essere più inderogabilmente entro il 3 agosto. Questo vuol dire che la Serie A può spingersi nell'estate fintanto che non sia obbligata a comunicare le squadre che devono partecipare ai preliminari Uefa, il che potrebbe regalare anche l'intero agosto in più per giocarsi la competizione.

Si può riprendere senza alienare la sicurezza dei calciatori. E se ci dovessero essere problemi di nuovi casi, la soluzione non è mettere a rischio anche gli altri, ma prepararsi una via alternativa come piano d'emergenza da fare scattare. Non a caso, i playoff sono tornati sul tavolo. A molti non piacciono, ma questa è la loro funzione per cui devono essere pensati: il piano d'emergenza da aprire in caso di nuovi casi a competizione avviata.