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Lega A, Casini: "In Italia i giovani giocano poco. Correggiamo regole delle seconde squadre"TUTTO mercato WEB
giovedì 28 aprile 2022, 13:23Serie A
di Simone Lorini

Lega A, Casini: "In Italia i giovani giocano poco. Correggiamo regole delle seconde squadre"

Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, ha fatto il punto sullo stato di salute del calcio italiano al fianco del presidente federale Gabriele Gravina, ospite dell'evento "Il Foglio a San Siro": "Ci amiamo ancora con la FIGC, i conflitti ci sono sempre stati nel calcio e sono stati anche più aspri. C’è un punto su cui il calcio italiano purtroppo non sta bene, cioè il modo in cui viene comunicato e percepito dall’opinione pubblica. Vedo grosso stacco ma come oggi i bambini ancora oggi vogliono giocare, però prevale sempre dimensione economico-finanziario e altri interessi. Il problema del minutaggio dei giovani italiani? I dati non sono confortanti: in Italia i giovani riescono a giocare poco in Serie A pur essendo formati in modo corretto, pur avendo successo nelle categorie giovanili. Rimedi? Provare a correggere le regole su seconde squadre, ci sono forti limitazioni sull’utilizzo dei giocatori rispetto a quanto avviene all’estero".

Sul decreto crescita:
"Non siamo in contrapposizione con la posizione della FIGC, il problema non è lìuso ma l’abuso. Le società ne hanno fatto un ricorso eccessivo a volte, ma credo che più che concentrarsi sulla eliminazione, una qualsiasi correzione dovrebbe essere accompagnata da incentivi e premialità per chi contrattualizza giovani italiani. Sulla soglia bassa c’è qualche rischio, si sta ragionando. Stop alla mutualità? Io la legge non l’ho mai violata e vorrei continuare a non infrangerla. Finché sono presidente la legge non andrà violata. La mutualità per me è centrale, più aumentano ricavi e più la Serie A andrà forte più incasserà tutto il calcio italiano".

L'indice di liquidità non la trova d'accordo.
"Non posso essere d’accordo sullo 0,5 indicato dal Consiglio federale. La Serie A aveva chiesto di ritardare l’inserimento dell’indice come elemento per l’iscrizione ai campionato. Faccio solo una battuta, il Manchester United a settembre aveva indice a 0,5, forse si poteva arrivare a 0,4. Il momento che stiamo vivendo non è di post-pandemia, i progetti sugli stadi, ad esempio, stanno lievitando anche per i costi dei materiali. È un contesto difficile, non possiamo discutere per 0,1 ma 0,1 in meno avrebbe fatto felici tutti. È evidente che questa forma di controllo serve per assicurare regolarità del campionato: meglio non farla iscrivere all’inizio che farla iscrivere e perderla. Nessuno pensa che 0,4 valga questo rischio rispetto a 0,5, ma io girerei pagina”.


In Italia ci sono dei presidenti che vogliono investire?
"Sì, è un tema che va presentato bene: tutti sono impegnati, per passione ma anche per storia e tradizione, quindi l’idea del proprietario che non vuole il bene della squadra è una ipotesi da scartare. E quindi anche sugli stadi investono, il PNRR poteva essere una occasione ma per interventi da 100/200 milioni l’uno, per quello che stadio può restituire alla città era una occasione da sfruttare meglio. Nulla è perduto, credo che unica soluzione sia quella di creare struttura centrale con FIGC, Lega, CONI, governo e anche ministeri come quello della cultura, le società spesso non ce la fanno da sole con l'amministrazione comunale. Il Cagliari dovrebbe finire lo stadio nel 2025-2026, sono comunque tre anni".

Tre cose da fare per migliorare il calcio italiano?
"Concordo con quello che ha detto Gravina, aggiungo tra parole: risorse, perché calcio italiano ha bisogno di più risorse, servono interventi normativi per migliorare ricavi; infrastrutture, serve accelerare i lavori; scuola, rispetto alle altre leghe la Lega Serie A fa molto poco per i ragazzi, aiuterebbe a trasmettere i valori positivi del calcio. Chi me l’ha fatto fare? Nel calcio si litiga sempre, come in tutte le famiglie, è sfida importante ma complessità macchina pubblica dà più problemi da risolvere rispetto a Lega calcio”.