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Hibernians, Sanderra: "Qua tutto molto lineare, l'Italia sembra una torre di Babele"

ESCLUSIVA TMW - Hibernians, Sanderra: "Qua tutto molto lineare, l'Italia sembra una torre di Babele"TUTTO mercato WEB
© foto di Prospero Scolpini/TuttoSalernitana.com
venerdì 1 maggio 2020, 19:19Calcio estero
di Claudia Marrone

Una lunga carriera in Italia, prima da calciatore e poi da allenatore, e il suo nome legato indissolubilmente alla storia del Latina, portato in Serie B: promozione che gli è valsa il soprannome di Mister Leggenda. Ma per Stefano Sanderra, due estati fa, si sono aperte le porte maltesi, con l'Hibernians che lo ha voluto alla guida della prima squadra.
E proprio da Paola, la città dove ha sede il club, il tecnico ha parlato ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.

Prima esperienza estera per lei, dopo una carriera svolta in Italia. Dall'estero, come si sta percependo questa caotica situazione tra calcio e Governo?
"In una situazione del tutto eccezionale come quella che ha portato il Coronavirus, tante conseguenti incertezze ci si potevano aspettare, ma credo sia ancora presto per dare giudizi definitivi. A ogni modo, da fuori appare come una torre di Babele, tutti parlano una lingua diversa, non c'è un linguaggio comune e di conseguenza le parti non possono capirsi, sembra ci sia una sorta di calcio contro governo. Ma io mi chiedo: con le giuste precauzioni, perché non ripartire? Però è molto evidente la frattura, e dispiace vedere che a parlare di sport, dal Governo, non ci siano persone che vengono dallo sport".

A Malta invece come è la situazione?
"Qua è tutto molto più netto e lineare. A metà marzo hanno optato per lo stop, anche se la situazione non è drammatica e ci sono state molte meno restrizioni rispetto all'Italia, e adesso i presidente sembrano essersi trovati d'accordo: manca ancora l'ufficialità, ma sembra che il campionato vada a terminare al punto in cui è stato stoppato, con cristallizzazione della classifica".

Parla di unità di intenti dei presidenti, cosa che manca in Italia: questo può incidere sul tutto?
"Effettivamente sarebbe meglio che prima il calcio si riunisse col fine di trovare una linea comune, da presentare poi al Governo. Il tutto contro tutti non giova a nessuno".

Proprio questo perenne "tutti contro tutti", è stata una delle ragione del suo addio a un sistema quasi alla deriva, che poteva invece svilupparsi?
"Deriva è probabilmente la parola giusta. In Italia non si ha mai la pazienza di lavorare e programmare, tanto che al momento escludo un mio ritorno. Qua a Malta ho avuto modo di arricchirmi culturalmente e tecnicamente, le nuove esperienze fanno bene, e con il club è nata subito una simbiosi: vi dico questo, il presidente è lo stesso da 40 anni, cosa rarissima nel calcio. Ci sono i presupposti per continuare, ma per decidere quello che sarà il mio futuro aspetto".

Circa la pazienza e la programmazione, in Italia è recentemente balzato alla cronaca il Pordenone...
"Il Pordenone è un'eccezione che conferma la regola. Sia chiaro, gente seria si trova anche nel calcio italiano, ma sono pochi i presidente che sostengono il lavoro senza farsi impressionare dagli umori esterni. A ogni modo, i ramarri, in tal senso, hanno fatto scuola".

Anche la Juve prova a innovarsi con l'Under 23. Ma le squadre B, come il calcio femminile, in Italia faticano. A Malta com'è la situazione?
"Mi aggancio un po' al discorso di prima: in Italia si ha più la cultura del tutto e subito, ma per sviluppare progetti serve tempo, il nuovo non subito esplode. Ma il costume nostro è quello. Qua a Malta invece il calcio femminile, faccio riferimento a quello, ha un'ottima federazione e si sta sviluppando davvero molto bene, così come i settori giovanili: ci sono i giusti progetti per crescere".

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