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Falcao: "Contro la Juve Trapattoni mi marcava a uomo"

Falcao: "Contro la Juve Trapattoni mi marcava a uomo"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 15 gennaio 2018, 17:152018
di Chiara Biondini
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Paulo Roberto Falcao. È sufficiente evocarne il nome per riportare alla memoria un calcio meraviglioso, quello dei magnifici anni ’80, quando l’Italia del pallone era il top nel mondo. La Serie A era inzuppata di campionissimi. A Roma c’era un condottiero di nome Falcao, la quintessenza dell’eleganza calcistica. Un brasiliano atipico, uno che pensava a vincere, piuttosto che al numero “da brasiliano”. Falcao ha portato a Roma il sapore della vittoria e ha contagiato l’intero popolo giallorosso. C’è stata una Roma prima e una Roma dopo Falcao… Calcio2000 lo ha incontrato, durante Sport & Movies TV 2017, kermesse in cui, con lo splendido docu-film “Chiedi chi era Falcao”, griffata dall’abilissimo regista David Rossi, ha ottenuto la prestigiosa “Mention d’Honneur”.

"Che bello tornare in Italia, mi trovo sempre bene qui...quello che mi stupisce ogni volta, è l’affetto della gente nei miei confronti. Sono tanti anni che non gioco, sono 32 anni che non scendo in campo, eppure ci sono sempre tantissime persone che mi fermano o mi chiedono un autografo e, spesso, sono dei ragazzini che, quando giocavo io, non erano neanche nati. Tutto questo è magico. Vi racconto un aneddoto. Nel 2007, al compleanno della Roma, ero nella capitale. Mentre mi trovavo in macchina, ho notato che un’auto ci stava seguendo da tantissimo tempo. Visto i tempi, ho iniziato anche a preoccuparmi… Alla fine ci accostiamo, ero curioso di capire che stesse accadendo. Dall’auto che ci seguiva, sono scesi due ragazzi, di circa 20 anni, che mi hanno chiesto di fare una foto con loro. È stato pazzesco. Probabilmente il padre gli aveva raccontato di me ma un conto è vedere un giocatore dal vivo, un altro farselo raccontare. Eppure erano lì per me…”.

“Quando giocavamo contro la Juventus, Trapattoni mi metteva sempre un uomo addosso. Solitamente era Bonini. Mi marcava a uomo, non mi mollava mai. Sai cosa facevo io? Io andavo vicino a Scirea. Bonini era costretto a seguirmi e così erano in due a marcarmi. Due su di me voleva dire più libertà per un mio compagno di squadra”.

“Nel Napoli, tutto il gioco della squadra passava dai piedi di Krol. Io ricordo di aver detto a Pruzzo di andare a pressare su Krol, così da fargli perdere il ritmo. Ovunque andava Krol, c’era anche Pruzzo… È stato fantastico, anche se Pruzzo si arrabbiava perché, correndo così, era meno fresco sotto porta”.

© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews