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L'inevitabile fascino dell'incognita Andrea Pirlo. Niente gavetta ma abitudine alle grandi pressioni: predestinato o figlio del Guardiolismo? Intanto pretende subito il 9 e sarà solo questione di tempoTUTTO mercato WEB
domenica 20 settembre 2020, 09:15Editoriale
di Marco Conterio

L'inevitabile fascino dell'incognita Andrea Pirlo. Niente gavetta ma abitudine alle grandi pressioni: predestinato o figlio del Guardiolismo? Intanto pretende subito il 9 e sarà solo questione di tempo

Nato a Firenze il 5 maggio, è caporedattore e inviato di Tuttomercatoweb. In passato, speaker di Radio Sportiva e RMC Sport oltre che firma per Il Messaggero e per La Nazione
Il calcio è tornato, quel che resta, quel che c'è. Mille sugli spalti, sarà una riapertura e una finestra sulla speranza, mentre del domani non v'è certezza. Intanto ieri il via, a Firenze la Fiorentina ha vinto con merito contro un Torino ancora troppo cantiere per esser vero. I granata sono all'inizio di un percorso, solo che per la squadra di Giampaolo più Giampaolo che c'è il tempo stringe e per i cicli serve tempo. I viola hanno scelto di ancorarsi alla certezza di un calcio non bello, italiano nell'accezione antica del termine, ma almeno fatto di una garanzia. Primo non prenderle, e se davanti hai qualche stella, magari uno lo fai.

Oggi intanto sarà il tempo della Juventus, oggi, la prima di Andrea Pirlo, senza Edin Dzeko che ieri non ha iniziato sotto le stelle di Verona. La curiosità avvolge tutti, i bianconeri speranzosi e gli avversari numerosi, da una parte timorosi, dall'altra ballerini sull'auspicio che l'inesperienza dell'imberbe allenatore sia arma fatale per un harakiri storico. Però Pirlo affascina. Inevitabilmente. Chi lo nega lo fa per partito preso o perché preso da un partito diverso. Ha la storia dalla sua, l'idea, il genio, il calcio. La tesi pubblicata dalla Federazione, e chi grida allo scandalo dovrebbe ricordare che è stato fatto anche in passato e che con lei c'era anche quella di Vincenzo Italiano dello Spezia, non sarà Copernicana, ma è un primo grande manifesto. Calcio, pressing, attacco. Tutte benedizioni che altrove hanno fatto fortune o fatto crollare castelli. Pirlo non ha esprienza da allenatore, non c'è controprova. E' tutto teoria e nessuna pratica, zero gavetta. Però a differenza di chi ha respirato la polvere dei campi di provincia per decenni, ha giocato e vinto in Europa e con la Nazionale. Altri, suoi predecessori compresi, lo hanno fatto una volta sola oppure mai. Pirlo non è figlio del guardiolismo ma eccezione perché talento purissimo e unico sul campo e riconosciuto sulla carta e per fiducia da Andrea Agnelli come un predestinato.


Troverà davanti Claudio Ranieri, esame di maturità, senza centravanti e già con il terzino sinistro infortunato. Già, la punta. Sembrava possibile, fattibile, vicina, la suggestione extracomunitaria Luis Suarez. L'Italia, l'esame, il passaporto, poi il dietrofront. Così Edin Dzeko, il valzer con la Roma e con il Napoli nel domino che doveva, dovrebbe, dovrà partire con Arkadiusz Milik via dall'azzurro e diretto al giallorosso. Questione di visite da rifinire, di pendenze da ricucire, di sconti da non scontare troppo. Doveva farsi ieri, Milik aveva già la penna pronta per il rinnovo per poi andare formalmente a Roma in prestito con riscatto perché queste son le formule che passa il mercato della fantasia. Dzeko è andato a Verona ma ha tenuto il telefono acceso, tutto è rinviato a oggi: Paratici, Fienga, tutti gli intermediari riprenderanno a parlarsi e per lunedì le valigie dovrebbero essere pronte. "A rilento", "non siamo fermi", "con fiducia", è il mantra che arriva dai poli della trattativa. Nessuno che getta fumo negli occhi, più realisti del re ma anche consapevoli che Pirlo è sì novellino ma che ha la pazienza che meritano queste situazioni. Non ha un centravanti e lo esige, Dzeko (o chi per lui, magari Olivier Giroud, perché la trattativa c'è stata ed era pure bella avanzata se non si riaccenderà Luis Suarez), e magari anche un altro, magari Moise Kean. Intanto casa e chiesa saranno sulle spalle di Cristiano Ronaldo. Perché da una parte ci sono le tesi e la teoria. Dall'altra c'è però la pratica. E affidarla in periodo di bisogna al 7 portoghese non è mai una pessima idea.