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Ricchiuti: "Il calcio riparta: non tanto per i giocatori, ma per tanti altri lavoratori"
Un futuro da programmare anche per Adrian Ricchiuti, che probabilmente lascerà a breve il calcio giocato per dedicarsi alla carriera di allenatore o collaboratore tecnico: tutto in divenire, del resto a ora nel calcio non ci sono piani precisi.
E su questo periodo storico particolare, ecco il commento dell'attaccante, intervistato dai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.
Un momento delicato per il calcio: che idea ti sei fatto di tutto che sta e non sta succedendo?
"E' un momento unico, e speriamo irripetibile, c'è grande attesa per il Consiglio Federale, ma credo che per le categorie minori, dalla C in giù, va colta l'opportunità per cambiare qualcosa, per attuare una sorta di riforma che permetta maggiore sostenibilità. Non credo che la situazione sarà drammatica come viene descritta, ci saranno problemi di iscrizione per alcune squadre ma altre probabilmente giocano un po' su questo per accelerare i tempi, per un cambiamento è necessario. Diverso il discorso per la Serie A, li si deve fare quello che viene deciso: di certo non è una situazione facile".
A complicarla, anche l'assenza di dialogo tra le varie componenti del calcio.
"Il vero problema è questo, ogni lega ha la sua idea e sembra difficile trovare un punto di incontro. La A corre da sola, la B vuole le promozioni, la C non vuole retrocessioni e così via, non c'è accordo: se si continua così, però, non è solo a rischio questa stagione, ma anche la prossima, perché ci saranno tantissimi ricorsi che pregiudicheranno il tutto. Non vorrei mai essere nei panni di chi ora deve prendersi la responsabilità per dire quello che sarà il futuro del sistema".
Riprendere a giocare sarebbe la soluzione più facile?
"Io dico che è giusto ripartire, e non per i calciatori, quanto per le persone che lavorano nel mondo del calcio e che con quei soldi mandano avanti le famiglie. IL problema è che qua tutti parlano e decidono, ma non si arriva mai alla soluzione finale: dovremmo fidarci di una sola testa e ripartire. Quando Malagò dice che manca un piano B ha ragione".
Una ripartenza, dicevi, non per i calciatori.
"I tempi si fanno sempre più stretti, e per i calciatori sarà difficilissimo sostenere i nuovi ritmi, cui il corpo non può essere abituato. Servirà un ritiro, e non è detto che questo basti, ieri in Germani ci sono stati otto infortuni, che saranno inevitabili ovunque si riprenda a giocare: e ci sono calciatori che magari, così facendo, mettono a rischio il loro futuro. Ma ripeto, il movimento deve ripartire".
A proposito di ripartenza, non sarà facile quella del Catania: che futuro vedi per gli etnei?
"Proveranno a salvare la società, ma si deve essere realisti: chi compra adesso, salvo che non sia un multimilionario che ha soldi da spendere, rischia di ritrovarsi con debiti da saldare per lungo tempo, prenderla a zero consente invece di programmare. Mi dispiacerebbe molto vedere il Catania in Serie D, ma credo possa fare come il mio Rimini, che con Grassi ha prontamente riassaporato il professionismo: certo, per la piazza sarebbe duro, ma Palermo insegna. Un po' di dolore iniziale ci sarà, ma il sostegno del popolo rossazzurro non mancherà mai, sono troppo innamorati della squadra. E ripartiranno più forti di prima".
E su questo periodo storico particolare, ecco il commento dell'attaccante, intervistato dai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.
Un momento delicato per il calcio: che idea ti sei fatto di tutto che sta e non sta succedendo?
"E' un momento unico, e speriamo irripetibile, c'è grande attesa per il Consiglio Federale, ma credo che per le categorie minori, dalla C in giù, va colta l'opportunità per cambiare qualcosa, per attuare una sorta di riforma che permetta maggiore sostenibilità. Non credo che la situazione sarà drammatica come viene descritta, ci saranno problemi di iscrizione per alcune squadre ma altre probabilmente giocano un po' su questo per accelerare i tempi, per un cambiamento è necessario. Diverso il discorso per la Serie A, li si deve fare quello che viene deciso: di certo non è una situazione facile".
A complicarla, anche l'assenza di dialogo tra le varie componenti del calcio.
"Il vero problema è questo, ogni lega ha la sua idea e sembra difficile trovare un punto di incontro. La A corre da sola, la B vuole le promozioni, la C non vuole retrocessioni e così via, non c'è accordo: se si continua così, però, non è solo a rischio questa stagione, ma anche la prossima, perché ci saranno tantissimi ricorsi che pregiudicheranno il tutto. Non vorrei mai essere nei panni di chi ora deve prendersi la responsabilità per dire quello che sarà il futuro del sistema".
Riprendere a giocare sarebbe la soluzione più facile?
"Io dico che è giusto ripartire, e non per i calciatori, quanto per le persone che lavorano nel mondo del calcio e che con quei soldi mandano avanti le famiglie. IL problema è che qua tutti parlano e decidono, ma non si arriva mai alla soluzione finale: dovremmo fidarci di una sola testa e ripartire. Quando Malagò dice che manca un piano B ha ragione".
Una ripartenza, dicevi, non per i calciatori.
"I tempi si fanno sempre più stretti, e per i calciatori sarà difficilissimo sostenere i nuovi ritmi, cui il corpo non può essere abituato. Servirà un ritiro, e non è detto che questo basti, ieri in Germani ci sono stati otto infortuni, che saranno inevitabili ovunque si riprenda a giocare: e ci sono calciatori che magari, così facendo, mettono a rischio il loro futuro. Ma ripeto, il movimento deve ripartire".
A proposito di ripartenza, non sarà facile quella del Catania: che futuro vedi per gli etnei?
"Proveranno a salvare la società, ma si deve essere realisti: chi compra adesso, salvo che non sia un multimilionario che ha soldi da spendere, rischia di ritrovarsi con debiti da saldare per lungo tempo, prenderla a zero consente invece di programmare. Mi dispiacerebbe molto vedere il Catania in Serie D, ma credo possa fare come il mio Rimini, che con Grassi ha prontamente riassaporato il professionismo: certo, per la piazza sarebbe duro, ma Palermo insegna. Un po' di dolore iniziale ci sarà, ma il sostegno del popolo rossazzurro non mancherà mai, sono troppo innamorati della squadra. E ripartiranno più forti di prima".
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