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TMW a Lisbona: la surreale conferenza stampa della poliziaTUTTO mercato WEB
mercoledì 12 agosto 2020, 10:15Serie A
di Tancredi Palmeri

TMW a Lisbona: la surreale conferenza stampa della polizia

Nel mini-Europeo che è questa Champions League nella bolla di Lisbona, in verità tutto è distopico. Non lo è soltanto la realtà che vive la capitale portoghese, discretamente normale di giorno pur senza la normale invasione di gente e turisti, ma con il virtuale coprifuoco dei bar a mezzanotte che le ha estirpato la sua superba vitalità notturna.
Lo è la logica delle cose. Che non ci siano tifosi negli stadi, che non ci siano tifosi in città ad alimentare l’adrenalina dell’attesa, è una realtà a cui ormai siamo abituati. E in una situazione simile, è conseguenza che la città che di solito ospita il mondo che viene a visitarla, invece stia attenta che nessuno venga a insidiarla. E’ il ribaltamento della realtà se ci pensate: la finale di Champions è di solito un festival itinerante di una settimana che mette al centro del mondo una città che non vede l’ora di promuoversi agli occhi della società contemporanea, con decine di eventi dell’Uefa in giro per le strade che sono la piramide per costruire l’emozione fino all’acme della finale.
E invece adesso Lisbona ha concesso il salone della città perché la Champions possa svolgere la sua quarantena ma senza che la competizione disturbi la città e viceversa.
Sono strani giorni, e accadono cose che a vederle con gli occhi spandemizzati sembrano portarti dentro una sequenza del mondo parallelo teorizzato da Terry Gilliam in ‘Brazil’.
Come con la conferenza stampa della polizia nazionale per parlare del piano sicurezza per la Champions. Qualcosa che in verità accade sempre, del resto le preoccupazioni di sicurezza accompagnano ogni evento di grande portata.
Ma sono i dettagli che fanno il tutto: i due ufficiali di polizia con gli occhi sgranati, le facce compunte che tradiscono preoccupazione, che parlano di attenzione massima e implacabile. Per evitare scontri, dite?
No: per evitare “che i tifosi si radunino nei bar, saremo efficaci nel controllare dappertutto nel non permettere manifestazioni di adunanza e convivialità di tifosi e appassionati”.
In verità è la normalità, ha senso considerando il mondo in cui stiamo vivendo.
Ma sembra di sentire la Psicopolizia di George Orwell, l’avviamento attraverso la Neolingua fino al Bipensiero.
E’ davvero un attimo cascare nella retorica, ma è altrettanto vero che quando alle 21.00 ora italiana inizierà il Quarto di Finale tra Atalanta e PSG, ci sarà la riaffermazione della magia sulla realtà per quanto distopica possa sembrare.
Come ha detto il Primo Ministro portoghese, ha tutto un senso che a dare il calcio d’inizio in terra lisboeta sia proprio l’Atalanta.
Quando Bergamo si è manifestata al mondo con l’immagine dei camion militari che trasportavano i feretri, è diventata in quel momento luogo dell’anima del genere umano.
E’ stata carnalizzazione delle parole di Hemingway: “Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te”.
Il mondo guardava Bergamo e sentiva sé stesso, da una foto uscivano i rintocchi.
Forse vogliamo solo trovare un senso. Ma l’Atalanta è qua, e gioca per prima.
Nella Champions che non è mai stata una finale a otto, da giocarsi in dieci giorni, e in partita secca, l’Atalanta è qua. Di tutte le grandi d’Italia, paese che ha vinto Champions con tre squadre, che ha raggiunto la finale con altre tre, l’unica rimasta a rappresentare il paese nei Quarti di Finale è una che gioca in Champions per la prima volta quest’anno.
Perché se lo merita, non per pietà. Perché si è salvata alla fine dell’ultima partita dopo aver perso le prime due, perché è rimasta fedele a sé stessa esprimendo un calcio che oggettivamente nessun altro ha espresso quest’anno nelle competizioni europee, perché perfino tra i suoi uomini ha chi incarna lo zeitgeist, lo spirito di questo tempo: Josip Ilicic, una sola moltitudine pessoana, fantasista travolgente fino a marzo, triste e estraniato in questo momento.
Il pallone non ha la legge né della realtà né della surrealtà. Rispetta solo una regola, quello di essere calciato in porta.
In onore a questa semplice legge di natura, che per un po’ di tempo ci è sembrata così sfuggevole, in onore di questo oggi l’Atalanta giocherà per la sua gente.