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Delio Onnis, l'italiano re dei gol in Francia: "Platini finiva sempre dietro di me"

Delio Onnis, l'italiano re dei gol in Francia: "Platini finiva sempre dietro di me"
mercoledì 13 maggio 2020, 09:37Che fine ha fatto?
di Gaetano Mocciaro

Non tutti sanno che il più grande cannoniere di tutti i tempi del campionato francese è un italiano. Con 299 reti segnate con le maglie di Reims, Monaco, Tours e Toulon, Delio Onnis è il goleador all time d'Oltralpe. Padre sardo, madre romana, Onnis è di Giuliano di Roma, piccolo paese in provincia di Frosinone. Si è trasferito giovanissimo in Argentina, ma si è consacrato in Francia e nel Principato di Monaco, dove è tutt'ora un idolo. Con il connazionale Carlos Bianchi ha dato vita a un duopolio nel campionato francese. Lasciando agli altri le briciole, compreso a un certo Michel Platini che di Onnis è stato un estimatore. Ai microfoni di Tuttomercatoweb ci racconta della sua carriera e di cosa fa oggi.

Delio Onnis, partiamo dal presente. Cosa fa adesso?
"Sono pensionato da due anni. Ho lavorato a lungo al Monaco e vivo attualmente a Montecarlo".

Lei è italiano. Eppure non ha mai giocato in Italia
"Sì, sono nato a Giuliano di Roma per poi trasferirmi in Argentina molto giovane. L'Italia non l'ho mai vissuta da calciatore, anche perché ai tempi in cui giocavo io c'era gente sicuramente superiore a me: penso a Gigi Riva, Mazzola, Boninsegna. Non era facile giocare, era un periodo d'oro per gli attaccanti italiani".

Sul fatto che sia italiano non abbiamo dubbi: non avendoci di fatto vissuto parla correntemente la lingua
"Beh, sa, a casa si parlava italiano: mio padre sardo, mia madre romana. Quando uscivo poi parlavo spagnolo. Lo capisco bene, non ho imparato solo il sardo. Quella è una lingua complicata (ride, ndr). Comunque l'Italia è il mio paese, ho sempre avuto solo il passaporto italiano. Naturalmente anche l'Argentina è il mio paese essendoci cresciuto e anche la Francia, dove ho speso molti anni".

Su Wikipedia leggiamo che Cagliari e Napoli provarono ad acquistarla, ma non poterono per le restrizioni sui giocatori dall'estero
"Davvero? Non so perché scrivano così ma è la prima volta che vengo a sapere del loro interesse".

Ma ci sarà stata una squadra italiana che l'ha cercata
"Ricordo una volta, giocammo a Bastia, in Corsica. E venne a vedermi Helenio Herrera, allenatore dell'Inter. Ironia del destino per problemi all'impianto elettrico dello stadio la partita fu sospesa. Non l'ho più visto".

Rammaricato per non aver giocato in Italia?
"Il dispiacere c'è. Mi sarebbe piaciuto giocare, eccome. Evidentemente la fortuna non era dalla mia parte: un po' per le restrizioni all'epoca nel campionato italiano, poi quando hanno riaperto le frontiere non si sono create evidentemente le condizioni. Ricordiamo che ai miei tempi non c'era la figura dell'agente che poteva aiutarti a trovare una squadra. Si passava solo attraverso le società, non era così semplice".

L'Italia non l'ha mai cercata. Non ha mai pensato di rappresentare l'Argentina?
"Avrei forse preso in considerazione la cosa. Mi sarebbe piaciuto giocare ma non me l'hanno mai proposto".

Che ricordi ha della sua esperienza europea?
"Vede, il calcio francese ai tempi in cui ero arrivato non era al livello di quello italiano e nemmeno argentino. Non dico che era al livello dilettantistico ma era sicuramente indietro. Negli anni poi il movimento è cresciuto molto e i risultati in breve tempo si sono visti: i vari Platini, Tigana, Giresse e l'Europeo vinto nel 1984. Li ho affrontati tutti all'epoca, ma tutti loro si dovevano mettere il cuore in pace. Io e Carlos Bianchi eravamo i migliori cannonieri. Per dieci anni era una questione solo di noi due. Persino Platini in un libro ha confessato che finché c'ero io non poteva vincere la classifica marcatori".

Meglio Lei o Carlos Bianchi?
"Domanda cattiva: mi limito a dire che alla fine abbiamo chiuso con cinque titoli di capocannoniere a testa".

Che giocatore era Delio Onnis?
"Avevo fiuto del gol, sangue freddo e sapevo come destreggiarmi negli ultimi 20 metri: 'los espacios calientes' come diciamo in Argentina. Per rendere meglio l'idea, David Trezeguet è un giocatore che mi somigliava".

Sangue freddo senza dubbio: 299 reti nel campionato francese. Peccato non essere arrivato a 300
"L'ho fatto apposta perché non mi piaceva arrivare alla cifra tonda (ride, ndr). Scherzo, naturalmente".

Ha citato Trezeguet. Giocatore che peraltro Lei ha proposto al Monaco
"Diciamo che quando mi sono ritirato e ho iniziato a lavorare come osservatore per l'Argentina mi avevano chiesto un parere su di lui. Ovviamente la mia relazione fu positiva. Ma ce ne sono altri che ho consigliato: ad esempio Marcelo Gallardo, che ha fatto molto bene nel Principato e ora fa l'allenatore con grande successo".

C'è qualche giocatore che ha proposto ma che è esploso altrove?
"Fra i tanti il più clamoroso è Higuain: era al River Plate e lo proposi. Poteva andare al Monaco per pochi soldi. Fu scartato. E indovini un po', sei mesi dopo è stato acquistato dal Real Madrid. Il punto è che troppo spesso i presidenti lavorano con gli agenti quando magari il ruolo dell'osservatore dovrebbe avere un peso maggiore".

Oggi chi consiglierebbe?
"Non voglio fare i soliti nomi di attaccanti e scelgo un portiere: Andrada, del Boca Juniors. È un fenomeno, tra i migliori al mondo".

Tornerebbe nel mondo del calcio?
"Mi piacerebbe poter mettere a disposizione le mie conoscenze del calcio argentino per un club italiano. Sarebbe almeno in questo caso la mia occasione di entrare nel calcio italiano, non essendo riuscito a farlo da calciatore".

Ci tolga una curiosità: ma c'è una squadra italiana per la quale fa il tifo?
"Il Frosinone".

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