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Basta spot elettorali! Il calcio italiano crolla in Europa ma noi pensiamo ai finti progressi. Juve, festa amara. Napoli, serviva Ancelotti per una stagione così? Pippo, vedi come vola il Bologna…

Basta spot elettorali! Il calcio italiano crolla in Europa ma noi pensiamo ai finti progressi. Juve, festa amara. Napoli, serviva Ancelotti per una stagione così? Pippo, vedi come vola il Bologna…
lunedì 22 aprile 2019, 00:00Editoriale
di Michele Criscitiello
Direttore TuttoMercatoWeb e Sportitalia

Sabato pomeriggio avrei voluto vedere, al mare, la festa della Juventus e invece mi sono ritrovato senza calcio e sprofondato sul divano a rivedere un film nuovo che davano alla tv: Quo Vado! La scena più bella è quando Checco (a proposito, che fine hai fatto? Quando torni a regalarci una delle tue perle?) chiede una scala e un cacciavite e smonta la scritta “Cucina italiana” al vichingo che aveva fatto uno spaghetto senza far neanche bollire l’acqua. Anche la scena del clacson mi ha fatto piegare. Ma, ripeto, peccato che fosse la trentesima volta che vedevo il film di Checco Zalone. Eppure faceva ridere ancora. Stesso discorso del calcio italiano. Vedi sempre le stesse scene, non cambia mai nulla, nessuno fa qualcosa di nuovo e alla fine del film piangi sempre. Ogni anno la stessa storia: la Juventus deve vincere la Champions League, il Napoli deve provare a vincere lo scudetto e l’Inter fa il mercato migliore di sempre per ridurre il gap dal vertice. Finale: sempre lo stesso. Tra una scena e l’altra cambiano gli spot (elettorali o se volete anche pubblicitari). Il sistema decide di seguire la scia di Fifa e Uefa e allora si punta, a chiacchiere e non a fatti, sul calcio femminile. Io vengo accusato di essere sessista perché dico che il calcio femminile non mi piace, ad esempio mi piace più il volley femminile che il maschile, ma qui non è un problema di genere bensì di sport e di gusto sportivo e dimentichiamo i veri problemi del sistema calcio (maschile). Il femminile viene spinto (e sappiamo tutti perché) ma i primi a non credere nel progetto sono i vertici federali. Se lo considerano anche dilettantismo un motivo ci sarà e non si fa nulla di concreto per far crescere un sistema che non interessa a nessuno se non allo 0,5% delle atlete impegnate in questa disciplina. Rispetto per tutti ma prima di nuovi esperimenti vorremmo che la Figc si occupasse dei problemi seri e concreti del calcio italiano. Non basta uno Stadium aperto gratuitamente, con il sole e con la serie A ferma, per dimostrare che c’è interesse verso questo sport. Così come non ce ne frega nulla delle squadre B. In Spagna funzionano perché hanno un’altra concezione e sono partiti con criteri ben precisi. Qui ha ragione Lotito: meglio le multiproprietà che le squadre B. Quanti tifosi della Juventus, su 14 milioni, nel week end si informano del risultato della squadra di Zironelli? Nessuno. In Italia non abbiamo le strutture per far giocare la Primavera, con calciatori che il sabato prima giocano tra giovani e la domenica dopo fanno l’esordio in prima squadra o segnano all’Olimpico contro la Lazio. Sui giovani bisogna puntare. Senza strutture non esisteranno mai squadre B o C. La Juventus ha giocato un anno intero nel deserto di Alessandria, ditemi voi a cosa o a chi è servito questo campionato? Mokulu al posto di Ronaldo lo vedrei bene ma sinceramente, scherzi a parte, non vedo mezzo calciatore della Juventus B che il prossimo anno possa fare al caso di Allegri. Ora c’è il dibattito se andare avanti oppure no. Fermatevi. In C mandate le piazze che lo meritano, sviluppiamo il territorio, premiate le società sane e non facciamo politica anche su queste cose. Non ci lamentiamo, poi, se a metà aprile la Juventus è uscita con l’Ajax dei baby, che il Napoli non ha visto palla in 180 minuti con la quarta forza della Premier e che l’Inter ha fatto un giro turistico, prima in Champions e poi in Europa League. Oppure il Milan che è uscito dall’Europa senza mai entrarci dalla porta principale. Siamo indecenti nel sistema politico e lo specchio non può essere che quel rettangolo verde. Avevamo copiato agli inglesi il boxing day, la chiusura anticipata del calciomercato, agli spagnoli le squadre B e a non so chi la figata del calcio femminile. Siamo in Italia, facciamoci copiare dagli altri, altrimenti, facciamo come Checco prendiamo una scala e togliamo la scritta “Calcio Italiano” da qualche insegna. Non contiamo più nulla. Mi è piaciuta, invece, l’apertura di Gravina all’Associazione dei Procuratori e mi piace anche che un calciatore non possa avere un procuratore fino ai 16 anni, lo può avere fino ai 18 ma l’agente non può prendere soldi e poi inizia una nuova vita. Mi piace l’idea - anche se so bene che è una presa in giro - perché i procuratori hanno già bloccato il baby prodigio a 12 anni e dai 16 anni ai 18 anni non lavorano gratis, al massimo prenderanno soldi a nero. Quindi mi piace l’idea ma conosciamo già l’inganno. Domanda: tra poco partirà la sessione estiva di calciomercato, saprete dirci quando è fissata la chiusura? Casomai ditecelo prima del 31 luglio. Please.
La festa della Juventus è sacra, giusta, da applausi ma mi è sembrata la festa di un bambino di 5 anni. I genitori preparano tutta la casa, festoni, torta, animatori e palloncini.

Sull’invito c’è scritto: inizio festa ore 18. Alle 19 non c’è nessuno, alle 20 si presenta solo un bambino e alle 21 è tutto finito. Che ansia. Chi lo dice al bambino che deve festeggiare il suo compleanno? Tenero, cucciolo. Così è sembrata la festa scudetto della Juventus. Striscioni capovolti, tifosi in sciopero, cori contro i napoletani e una festa forzata. Festeggiamo lo scudetto perché va festeggiato ma quattro giorni prima eravamo ad un funerale. Il calcio è infame. Si giudicano solo i risultati ed è anche giusto che sia così. Il risultato principale, quest’anno come lo scorso, la Juventus l’ha cannato. Non ci sono troppe spiegazioni. Ripartire da Allegri è una forzatura, servirebbe un’ondata di freschezza.
Obiettivo fallito anche per il Napoli che dallo scudetto si allontana e non si avvicina. In Europa esce troppo presto e male, senza aver mai visto la palla in 180 minuti di monologo londinese. Serviva Ancelotti, il re della panchina, per una stagione così? No. Non chiedevamo lo scudetto, certo, e neanche un trofeo. Chiedevamo, come si fa a bocce, che si avvicinasse al pallino e non che buttasse la boccia in fronte al vecchietto che sta vedendo la partita in fondo in fondo. Ancelotti nulla. Ha mirato il pallino e ha colpito De Laurentiis in fronte che, almeno, gode della promozione del suo Bari. Anche qui di vincente, però, c’è poco. Come accadde in C, con il Napoli, De Laurentiis per vincere un campionato deve spendere almeno il doppio dei competitors altrimenti non lo vince. Così in D, in C, in B e in A… Il Bari vince la D ma con i soldi di Brianza, Simeri, Bolzoni, Di Cesare, Iadaresta e tutta la compagnia il campionato lo avrebbe vinto anche l’Igea Virtus.
Complimenti a Semplici e alla Spal. Conquistare, virtualmente, la salvezza con cinque giornate di anticipo equivale a conquistare uno scudetto con altrettante gare di anticipo. Ferrara è un esempio da seguire. Stadio sistemato e bello, società seria, allenatore top, squadra costruita con intelligenza da Vagnati. Che ci fanno questi in A che due anni fa erano in C? La mia domanda. La risposta era semplice: vabbè, fatevi due giri a San Siro e due giri all’Olimpico e tornerete in C, in due tre anni, come altre realtà provinciali. Loro no. Sono stati bravissimi. A Bologna hanno rischiato pesante con Inzaghi ma Sinisa ha messo tutto a posto. Adesso il jolly, contro l’Empoli, per chiudere i giochi salvezza. Saputo è intervenuto tardi ma quando l’ha fatto ha svoltato. Sinisa è perfetto per portare la barca in porto e a Bologna ha fatto un ottimo lavoro. Bologna ha confermato che Pippo Inzaghi era un grande bomber, un grandissimo sciupafemmine (e per questo avrà sempre la nostra stima), ma l’allenatore a grandi livelli è un’altra cosa. La B è già grasso che cola. Aveva ammazzato il Bologna senza farlo mai giocare a calcio con 11 persone colorate di rosso e blu dietro la linea della palla. Sinisa ha ridato fiducia ed organizzazione ad una squadra, non forte, ma neanche da buttare a mare.

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