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De Sciglio, esattamente come Pirlo. D'Ambrosio e Nagatomo, che succede? Buffon crea, Roma distrugge

De Sciglio, esattamente come Pirlo. D'Ambrosio e Nagatomo, che succede? Buffon crea, Roma distruggeTUTTO mercato WEB
sabato 6 maggio 2017, 00:002017
di Mauro Suma

Esattamente gli stessi che oggi massacrano Mattia De Sciglio, fra cinque mesi, nel malaugurato caso in cui passasse alla Juventus, saranno i primi ad accusare il Milan da non aver imparato abbastanza dall'errore di Pirlo. Film già visto e rivisto, scritto e riscritto. E allora vale la pena capirsi e fare un po' di storia. Semplice cronaca, anzi cronaca spicciola. Perchè in un grande Club, a diversi livelli di responsabilità, mancherebbe altro, quando si fa un errore lo si fa gradualmente ma tutti insieme. Ricordiamo perfettamente che dal 2007-08 al 2010-11, Andrea Pirlo, lui smentisca se crede, era stato duramente criticato dai tifosi rossoneri. Come si fa oggi: mail alle tv, post sui social. Ma non solo: autorevoli commentatori radiofonici che lo definivano giocatore logoro, chilometrato, in quegli anni milanisti. Che cosa era accaduto in realtà: che Pirlo, lo stesso Pirlo vicino al Real Madrid nel 2006 e al Chelsea nel 2009, aveva ormai staccato. Voleva mettersi in gioco in un ambiente in cui non fosse oscurato da Kakà, da Shevchenko e da altri big. Per non parlare dei tifosi: ogni lunedì, alla Posta di Milan Channel, un tifoso, Renato da Roma, ci scriveva spietato sempre lo stesso messaggio: "Vi è piaciuto anche ieri salame Pirlo? Basta difendere salame Pirlo". Quando, all'inizio della stagione 2008-09 si infortuna e rimane fuori squadra, molti tifosi rossoneri scrissero a Milan Channel: "Finalmente"! Girammo l'opinione di tendenza all'interessato che ci rispose in diretta: "Se il problema sono io, non hanno che da dirmelo". La stessa cosa dopo l'infortunio dell'Ottobre 2010 che determina la nascita del centrocampo dello Scudetto, Gattuso-Ambrosini-Flamini prima e Gattuso-Van Bommel-Ambrosini poi. E' anche questo il clima della tifoseria che non tiene sul chi va là la società rossonera: se ci fosse stato un clima diverso su Andrea, anche se non devono ricadere sui tifosi le responsabilità di orientare le scelte di un grande Club e ognuno deve prendersi le sue, probabilmente al giocatore di Flero non sarebbe stato proposto un solo anno di contratto ma sarebbe accaduto qualcosa di diverso. Non è colpa di nessuno, ma si sa come vanno le cose: le società hanno le antenne dritte sugli umori dei tifosi. Lo stesso rischio il Milan lo sta correndo per De Sciglio. I tifosi che oggi lo fischiano e lo insultano non lo vogliono più e dicono: cediamolo, ma non alla Juventus. Cari rossoneri, meglio intendersi, nel momento in cui giocatore va sul mercato con poco potere contrattuale interno, poi all'esterno se la cerca lui la squadra. Non la decide una platea inferocita. Quindi, attenzione. De Sciglio non sta facendo meraviglie nel Milan, per gli stessi motivi psicologici, anche diametralmente opposti, che accusava Pirlo. Andrea si sentiva forse troppo oscurato, Mattia si sente oggi troppo allo scoperto. De Sciglio è un ragazzo dolce, corretto, educato, milanista nel midollo. Ma in questi anni con tanti infortuni per lui e di tanti risultati negativi per la squadra, ha sofferto l'esistenza di leader veri nella squadra. Guarda caso, agli Europei 2016 in Francia, dove era coperto e tutelato da Buffon e Bonucci, da Barzagli e Chiellini, ha fatto bene. Quindi, venendo a noi, attenzione: siamo dell'opinione che Mattia vada recuperato alla causa milanista e rimesso alla prova in una nuova squadra rossonera più forte, più solida e più positiva. Perchè se viene lasciato in caduta libera, se va da loro, poi il Pirlo-2 sarà una situazione ineluttabile. E si è già dato in questo senso. O no?

Nagatomo che si ribella e D'Ambrosio che porta alla luce quello che in molti sospettavano. Nagatomo ha fatto un errore in occasione del gol del Napoli e per i tifosi nerazzurri è stato il pretesto per prendersela finalmente con qualcuno. Icardi non si tocca, Perisic pure, Ranocchia non c'è più, Joao Mario e Kondogbia si faranno, Gabigol non ce lo fanno vedere, quindi eccolo bell'è pronto l'agnello sacrificale. Nagatomo. Contro di lui ci si può sfogare. Duro, crudele, ma fa parte del calcio, Yuto è una persona perbene e non ha puntato la pistola contro la tempia di nessuno per rimanere a contratto nell'Inter. Non è stato giusto infierire nei suoi confronti Spezzata la lancia a suo favore, va altrettanto detto che i tifosi vanno capiti e che in casi del genere è sempre meglio reggere, sopportare e stare in silenzio. Poi sono arrivate le dichiarazioni di D'Ambrosio: dopo il 2-2 di Torino, abbiamo mollato. Si era capito. Ma dovevano esserci un allenatore, uno staff e soprattutto una società ad impedire che accadesse. Ecco allora che il pensiero corre allo striscione della Curva pre Inter-Napoli e al grande rimedio Gabriele Oriali. La grande proprietà cinese rappresentata da Suning c'è a livello economico, ma non c'è ancora a livello di struttura. Come è normale che sia. Ma anche come aveva segnalato correttamente il troppo presto abiurato Roberto Mancini.

Quante volte Gigi Buffon è stato apprezzato in campo in misura inversamente proporzionale ad alcune sue uscite: "Se avessi visto il gol di Muntari non l'avrei detto", "Meglio due feriti che un morto", etc. Saremo anche ipocriti, ma sono cose che non vanno dette, perchè se le dice uno come Buffon diventano un codice calcistico, una consuetudine e lo sport nel suo complesso alla lunga ne risente in maniera molto negativa. Però questa settimana, Buffon è stato strepitoso. Invece di mettersi ad esultare per l'impresa di Monte Carlo, ha preso i social e li ha abbelliti, nobilitati, illuminati. La sua lettera sui cugini del Toro e sui valori di Superga è stata inimitabile. Di qualcuno che dicesse basta allo schifo continuo, alla deriva senza fine, ne sentivamo assolutamente la mancanza. Ma nel calcio il bello fa notizia solo nello spazio di un mattino. Abbiamo sperato che facesse finalmente tendenza il karma positivo del vento nuovo di Buffon, ma Roma ci ha richiamati alla realtà. Quei manichini, quell'odore di zolfo della velata minaccia contenuta nello striscione, quella rivendicazione degli Ultras della Lazio, ma anche quel comunicato asciutto e vagamente cerchiobottista della Lazio. Non siamo in grado di capire gli Ultras, lo ammettiamo. La loro è una mentalità che come tale va rispettata, ma capirla è una fatica almeno per noi. E anche se facciamo un errore nella grammatica delle Curve, pazienza. Ma quelle cose nel centro di Roma non sono uno sfottò. Solo solo uno sfregio ad una città eterna, anzi alla Città Eterna. Sono i fatti di Roma a farci pensare amaramente che la lettera di Buffon sia purtroppo una eccezione. Quando, dannazione, diventerà la regola?