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Juve: Sarri, Zidane e gli obiettivi inutili. Inter: il mistero dietro ai musi lunghi di Conte (e due nomi per calmarlo. Ma Kante…). Milan: attenti a Rangnick! Napoli: la frase (non sibillina) di Gattuso. Pallone d’Oro 2020: la scelta giusta

Juve: Sarri, Zidane e gli obiettivi inutili. Inter: il mistero dietro ai musi lunghi di Conte (e due nomi per calmarlo. Ma Kante…). Milan: attenti a Rangnick! Napoli: la frase (non sibillina) di Gattuso. Pallone d’Oro 2020: la scelta giustaTUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 21 luglio 2020, 11:31Editoriale
di Fabrizio Biasin

E abbiamo ampiamente superato anche la metà di luglio. Se vogliamo, è già una notizia. Negli anni normali a questo punto della stagione si parla solo di mercato e trofei del menga, quest’anno di mercato e altre rogne. Ci piace cominciare con la dichiarazione griffata Gattuso dell’altra sera, francamente assai azzeccata: “Stiamo facendo un altro sport, non è calcio questo: senza tifosi e giocando così tanto. I giocatori non sono robot, escono fuori risultati strani”. Ivan Gennaro in questo periodo le sta vincendo praticamente tutte e invece di dire “quanto sono bello” ti spiega le cose come stanno “questo non è calcio, è una specie di calcio”. Lucidissimo.
Bravo lui, bravi i cugini francesi, che in genere fanno a meno del bidet e questa volta pure del Pallone d’Oro. Niente assegnazione nel 2020, avrebbe poco senso. Questa stagione va presa per quello che è e anche per questo l’uscita di Conte sui calendari è parsa un filo stonata.
Ben conoscete il post Roma-Inter 2-2: il tecnico va davanti alle telecamere e si incazza per la questione calendari: “Gli orari li decide la Lega? Forse non eravamo presenti quando li hanno stilati. Qua se deve volare uno schiaffo lo prende sempre l’Inter, era così in passato e lo è ancora adesso”.
Con queste dichiarazioni il tecnico dell’Inter raggiunge due risultati: 1) Sposta l’attenzione da Roma-Inter (nerazzurri insufficienti nel secondo tempo) alla questione calendari. 2) Conquista la parte più sensibile della tifoseria, che da domenica lo sente più vicino e molto meno juventino. Ecco, a guardar bene queste dichiarazioni sono strategicamente azzeccate, ma servono solo al tecnico e molto poco all’Inter.
Il ragionamento “contiano”, tra l’altro, non regge neanche la prova dei fatti: l’Inter in cinque occasioni su otto ha giocato contro avversari che avevano riposato di più, è vero. Risultato? Quattro successi e il 2-2 con i giallorossi. Gli inciampi, in realtà, sono arrivati contro Bologna e Verona (stesso numero di giorni di riposo), mentre il Sassuolo era reduce dal recupero proprio come i nerazzurri.
La verità è che bisognerebbe riuscire a vivere meglio la non-vittoria, magari evitando di trasformarla sistematicamente in un attacco verso qualcuno: una volta i giocatori, un’altra i dirigenti.
Conte soffre l’idea di essere il tecnico “condannato alla vittoria” ma non capisce che quest’anno nessuno in società gliel’ha imposta, o comunque nessuno più di egli stesso. Il lavoro all’Inter, al netto di qualche passaggio a vuoto, è apprezzato, i miglioramenti si vedono, le intenzioni della società sul mercato più che promettenti... non si capisce perché si debba tutte le volte creare un clima da «no, non ci siamo per niente».
Per carità, il perfezionismo è doveroso, soprattutto quando hai in mano il bastone del comando e ti pagano per stare attento anche ai dettagli, ma a volte sarebbe più utile un filo di psicologia spicciola e qualche sorriso in più.
Infine, attiviamo il “panzane-alert”: Alaba non era e non è un obiettivo, Kante pure, Gosens anche. A sinistra semmai interessa Palmieri (ma senza fretta), in difesa Kumbulla (idem). Per il resto si vedrà.
Ci sembra giusto spendere due parole su Pioli. Ogni volta che il qui scrivente parla di Pioli salta fuori quello che “tu parli bene di Pioli perché vuoi condannare il Milan alla mediocrità”. Capitava anche un anno fa con Gattuso. E allora confermo: il Milan ha già preso la sua decisione – si cambia! - e magari sarà vincente. Magari. Al momento, invece, c’è una certezza e porta il nome poco esotico del suo allenatore.
Pioli ha creato un gruppo, lo sta facendo funzionare, ha scelto la linea della semplicità per cui se uno è un terzino gioca da terzino e se uno è una mezz’ala gioca da mezz’ala. Risultato? Arrivano le vittorie, tutti gli vogliono bene, forse persino il suo amministratore delegato che, però, lo manderà via. Arriverà Rangnick che “è come Sacchi”. Solo che Sacchi a un certo punto disponeva dei migliori giocatori del pianeta, capite che c’è una bella differenza.
Due cose sono funzionate nel Milan negli ultimi 5 anni, Gattuso e Pioli: uno lo hanno spedito, l’altro quasi. Non c’è logica in tutto ciò.
Chiudiamo con la Juve che non sarà “super” come negli anni passati ma salvo improbabili invasioni di cavallette vincerà il suo nono scudetto di fila. E non è poco. Paratici ha confermato Sarri e comunque molti vi diranno “senza Champions sarà una stagione fallimentare”. Sono i patiti del bel giuoco, lo vogliono, lo pretendono a tutti i costi. Mah.
Ecco, prendete Zidane. In 1500 giorni da tecnico del Real ha vinto: 2 Supercoppe spagnole, 2 Supercoppe europee, 2 mondiali per club, 2 Liga, 3 Champions League.
Curiosamente con lui nessuno si è mai posto il problema del bel gioco. Incredibile.
Basta calcio. Per la serie “cose che non c’entrano niente” ora parliamo del mio gatto. Cioè, sì, potete anche smettere di leggere che non succede niente.
A casa abbiamo preso il gatto. Anzi, la gatta. È lì da un mese circa. Si chiama Frida.
Il 1° giorno ha vomitato. Era agitata. Che amore. Le abbiamo ridato da mangiare. Ha vomitato. Non le abbiamo più dato da mangiare. Ha pisciato. E ri-vomitato.
Il 4° giorno l’abbiamo portata dal veterinario per il vaccino. Lei si sentiva molto figa. La veterinaria ha sentenziato con aria schifata e senza guardarla: “Tipica razza europea…”. Lei per tutta risposta le ha pisciato nell’androne.
Il 7° giorno le abbiamo preso il tiragraffi.

Ha tirato graffi a tutto tranne che al tiragraffi. Al divano. Al letto. Al tappeto. “Frida, graffia il tiragraffi!”. Ci ha guardato come per dire “vi sembro la versione felina della Littizzetto? Non sono qui per sollazzare voi”.
Il 10° giorno le abbiamo detto “Frida! Non si sale sul tavolo, non si sale sul banco in cucina!”. Da quel momento ha deciso che aveva un’unica ragione di vita: salire sul tavolo e sul bancone della cucina.
Il 13° giorno voleva il nostro hamburger. “No, Frida, mangia le crocchette buone all’anatra della Delicatessen” (marca fittizia). Ma lei voleva il nostro hamburger. Ha iniziato a frignare. Moltissimo. In maniera straziante, come se la stessimo maltrattando. Tipo attrice. Il giorno dopo abbiamo incrociato la vicina: “Sta bene la gattina? No perché ieri sera miagolava molto…”. Ci ha guardato come se fossimo Rosa e Olindo.
Il 14° giorno era quello della vicina che ci ha guardato come se fossimo Rosa e Olindo. Siamo rientrati in casa. Abbiamo cucinato il pollo al curry delle indie. Frida voleva il pollo al curry delle indie. Le abbiamo detto “No, Frida, mangia le crocchette buone al tonno della Delicatessen” (marca fittizia). Ma lei voleva il pollo al curry delle indie. Ha iniziato a frignare. Moltissimo. In maniera straziante. Tipo attrice. Io e Rosa abbiamo pensato “minchia, la vicina penserà che siamo delle merde”. Le abbiamo dato il pollo al curry delle indie. Si è leccata i baffi tre ore. La dispensa è piena di crocchette Delicatessen. Ma lei vuole il pollo al curry delle indie.
Il 18° giorno era domenica. L’abbiamo lasciata a casa. “Mezza giornata, non succede niente”. Siamo rientrati. Arrivati in cortile l’abbiamo sentita frignare. In maniera straziante. Tipo attrice. Mentre salivamo è uscita la vicina. “Buonasera ma la gatta…”. “Senta, la gatta fa la commedia e lei comunque stia serena che suo figlio non la viene a trovare da un mese. Un motivo ci sarà”.
Il 23° giorno l’ha fatta appena fuori dalla lettiera per farci pagare l’assenza della domenica. Abbiamo pulito tutto. Rimesso la sabbietta. Appena abbiamo rimesso la sabbietta l’ha rifatta e con le zampe posteriori ha sparato sabbietta ovunque, battendo anche alcuni record di “spargimento della sabbietta con zampe posteriori”. “Frida, sembra che tu lo faccia apposta piccolo cuoricino di mamma e papà…”. Le è uscito un miagolio strano, diabolico, una roba tipo: “Lasciatemi ancora a casa mezza giornata da sola e vedete che casino vi combinmiaoooooo!”.
Il 27°, 28°, 29° giorno ha iniziato a fare molto caldo e si è messa in “modalità risparmio”: fino a quando c’è il sole cacca/cibo/sonni colossali lunghi anche 13 ore. Di notte sveglia totale e giochi pazzi: salti disumani, graffi a tutto tranne che al tiragraffi, corse attorno alla casa tipo ippodromo di San Siro, saliscendi dal tavolo e dal bancone della cucina. E tu sei a letto e vorresti fare tutto tranne che alzarti, ma lei lo sa e dà colpi secchi al mestolo in acciaio e quello risuona tipo “campana tibetana”. E allora tu ti alzi e lei miagola moltissimo. In maniera straziante. Tipo attrice. E allora tu torni a letto e lei risale sul tavolo e così via fino a orari disumani del genere che a un certo punto non è sveglio neppure Marzullo.
Il 30° giorno abbiamo guardato con mestizia l’angolo dei giochini comprati appositamente per lei. “Ti abbiamo comprato i giochini carissimi tipo il topo in velluto rosso e il finto pesce in gomma rara, perché non giochi col topo in velluto rosso o con il finto pesce in gomma-rara ma solo con le palline di stagnola, piccola Frida di mamma e papà?”. Gioca solo con le palline di stagnola. E i tappi delle bottiglie. E i mestoli di notte. E graffia tutto. Ma non il tiragraffi. E appena percepisce la presenza della vicina si mette a frignare. In maniera straziante. Tipo attrice.
La amiamo tantissimo.

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