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Juventus stufa di Dybala, e la paura di perdere soldi. Spera nel PSG per Cristiano Ronaldo: se Neymar... Inter harakiri: perché adesso su Eriksen rischia l’effetto Bergkamp

Juventus stufa di Dybala, e la paura di perdere soldi. Spera nel PSG per Cristiano Ronaldo: se Neymar... Inter harakiri: perché adesso su Eriksen rischia l’effetto BergkampTUTTO mercato WEB
mercoledì 11 novembre 2020, 08:52Editoriale
di Tancredi Palmeri

Tra i tanti problemi che ha da risolvere la Juventus, forse meno stringente ma più imponente quello di Dybala. Dopo tanto battere i piedi per trovare spazio, ha giocato 15 minuti inqualificabili contro la Lazio, culminati con l’ultimo possesso perso a 20 secondi dalla fine e che ha propiziato il pareggio. Dybala è la bella malattia degli juventini, è il 10 irrinunciabile che fa quello che non fa nessun altro, però c’è molto di più dietro ed è il suo contratto che scade nel 2022, e che lui prevede di allungare solo se gli verrà accordato il secondo maggior stipendio in rosa. Ovvero passare dai 7 milioni di € attuali, ai 13 milioni che gli permetterebbero di sorpassare de Ligt, detentore di un salario superbo da 12.5 milioni grazie a bonus facilissimi. La Juve non ci pensa nemmeno a corrispondere uno stipendio simile a un giocatore che tra una settimana compirà 27 anni, che ne avrebbe 29 nel 2022, e che pur essendo stato decisivo nel passato campionato, tuttavia non ha mai fatto quel salto internazionale che giustificherebbe legare economicamente mani e piedi il proprio destino, come invece si fa a occhi chiusi con Cristiano Ronaldo.
E soprattutto, la Juve in questo momento non può nemmeno permettersi di pensarci al rinnovo, strozzata dall’indebitamento e dai mancati introiti, e costretta a liberarsi di ogni possibile spreco. Il problema però è che il tempo passa, e se non c’è rinnovo si deve trovare un acquirente. Del resto la Juve aveva già allocato Dybala nell’estate 2019, ma fu la Joya a respingere sia il Manchester United che il Tottenham. Avere comprato Chiesa e Kulusevski, e avere speso un totale di 105 milioni di € in proiezione per entrambi, vuol dire che la vita dopo Dybala è già bella che iniziata, ma rimane il problema di trovare il denaro che si cerca, visto che un anno e mezzo dopo il valore di Dybala non si è certo alzato, anzi.

Paradossalmente il 2022 (quando scatterà la tranche di 40 milioni per Chiesa) è l’anno di svolta della Juve perché sarà anche l’anno in scadenza per Cristiano Ronaldo. Anche qui il rinnovo è improponibile, troppo pesante per la società e forse troppo oneroso anche anagraficamente per Cristiano. E l’unica maniera per rientrare di parte dell’investimento sarebbe separarsi, molto consensualmente ma pur sempre separarsi, già nel 2021. Nessuna società al mondo potrebbe caricarsi il contratto di CR7, se non in situazioni particolari. E l’unica situazione particolare potrebbe crearsi al PSG: perché anche Neymar è in scadenza nel 2022, ha un contratto identico a Cristiano, e per ora il rinnovo non avviene. Il va e vieni con Barcellona dura da due anni, e chissà che il nuovo presidente catalano non riesca ad accontentare Messi nonostante la crisi economica. A quel punto la Juve spererebbe nella contromossa da grandeur del PSG su Cristiano, senza escludere che Paratici sicuramente proporrà a Leonardo uno scambio alla pari con il brasiliano - e sul fatto che venga almeno proposto, sono disposto a scommettere personalmente.

Scenari futuri e futuribili, ma non così lontani, perché quelli del brasiliano e del portoghese sono gli unici due stipendi intercambiabili.
Nel frattempo il PSG potrebbe entrare in gioco a gennaio sponda Inter, per un caso che i nerazzurri si sono creati da soli.
Eriksen rischia di essere un clamoroso harakiri per la società di Zhang: strappato alla concorrenza europea, il PSG su tutti, e pochissimo tutelato nel suo inserimento in squadra. Per settimane è stato dipinto come non all’altezza anche se in verità nei pochi minuti in campo dava sempre un apporto differente, poi alla lunga come le profezie autoavveranti anche in squadra hanno cominciato a credere alla realtà raccontata e non a quella reale, con un intristimento di tutte le parti coinvolte.
Morale della favola: la società ha lasciato che le cose andassero alla deriva, il tecnico non ha creduto nel giocatore, il giocatore non ha creduto di poter incidere.
E adesso l’Inter rischia l’effetto Bergkamp: quando l’olandese se ne andò nel 1995, fu spernacchiato da tutta la stampa intera, fu un sospiro di sollievo per i tifosi e per la società che ormai lo vedevano come un damerino senza coraggio in campo, ed erano contenti di essersi liberati di un problema. Poco contava che l’olandese avesse vinto una Coppa Uefa da capocannoniere, e che comunque avesse colpi totalmente differenti, che è vero nel secondo anno furono sempre più radi, ma che si vedeva fossero nascosti e non persi.
Insomma si buttò l’acqua con tutto il bambino olandese, l’Inter perse per l’ennesima volta un campione che avrebbe fatto sfracelli da altre parti nel proprio futuro, e finì come sempre per mangiarsi le mani.
Eriksen certo è nella seconda parte della propria carriera e non nella fase ascendente come Bergkamp, che però quando andò all’Arsenal aveva comunque 26 anni, mentre il danese adesso ne ha pur sempre 28.
Tutto sembra andare verso una ineluttabile cessione già a gennaio, con il PSG proprio pronto a raccogliere l’occasione. Ma forse all’Inter squadra e ambiente non si stanno rendendo conto che quando hai un valore che non riesci a fare fruttare, la soluzione è trovare la soluzione, non privarsi del valore e basta.

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