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La verità sull'arrivo di Kakà, il piano di Galliani incompleto: doveva partire El Shaarawy. Prandelli al Milan, Allegri azzurro con l'ok di Sacchi. Inter, altra frenata di Moratti: Thohir in stand by. Conte-Marotta, è rottura: Agnelli mediatore

La verità sull'arrivo di Kakà, il piano di Galliani incompleto: doveva partire El Shaarawy. Prandelli al Milan, Allegri azzurro con l'ok di Sacchi. Inter, altra frenata di Moratti: Thohir in stand by. Conte-Marotta, è rottura: Agnelli mediatore TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 6 settembre 2013, 00:002013
di Enzo Bucchioni
Nato ad Aulla (Massa Carrara) il 16/03/54 comincia giovanissimo a collaborare con La Nazione portando la partita che giocava lui. Poi inviato speciale e commentatore, oggi direttore del Qs Quotidiano sportivo della Nazione, Resto del Carlino e Giorno

Il ritorno di Kakà è una di quelle operazioni nostalgia che piacciono tanto ad Adriano Galliani, ma difficilmente riescono. Ricordate in panchina l'Arrigo Sacchi Due? Un disastro. E Shevchenko? E' tornato il cugino imbolsito del giocatore che era andato in Inghilterra a imparare la lingua. Chiamale se vuoi minestre riscaldate. Può essere diverso il discorso per Kakà perché il giocatore al Real è andato male, ha grande voglia di rivincita personale e calcistica, torna a casa come faceva una volta Lassie. Ammesso e non concesso che Kakà possa portare al Milan un valore aggiunto, restano sempre alti i margini di dubbio sulla condizione fisica e anche mentale dopo quattro anni passati in tribuna o in panchina. Pochissimo in campo. Una cosa è certa: scordatevi il giocatore che ha lasciato il Milan, quello non esiste più. Nessuno sa ancora cosa fare per fermare il tempo.
L'operazione Kakà ha un suo senso logico dal punto di vista tattico, ma è rimasta incompleta, il grande stratega Galliani aveva disegnato un altro scenario per rafforzare questo Milan che oggettivamente, anche con Kakà, resta una squadra con molti problemi soprattutto in mezzo al campo e in difesa. Durante il famoso vertice di Arcore tra Berlusconi, Galliani e Allegri dopo la sconfitta di Verona, è stato deciso di vendere Boateng e di prendere Matri per rafforzare l'attacco. Contemporaneamente è stato deciso il definito assetto tattico che deve prevedere le due punte e il trequartista. Le punte dovevano essere Balotelli-Matri o Pazzini quando tornerà. Una prima punta e Balotelli a girare attorno all'area in libertà, alle loro spalle il trequartista. Nel decidere l'assalto a Kakà, era stato anche deciso di proporre al Real il giovane El Shaarawy che piace ad Ancelotti e nel Milan fatica a entrare in sintonia con Allegri e lo spogliatoio. Con i soldi (ipotetici) incassati per il Faraone, Galliani voleva prendere Ozil (che Ancelotti aveva messo ai margini con l'arrivo di Bale) e tentare l'assalto finale ad Astori del Cagliari. Quello si che sarebbe stato un Milan in grado di competere in Italia e in Europa. Eccolo: Abbiati, Abate, Astori, Mexes (Zapata), De Sciglio, Montolivo, De Jong, Ozil, Kakà, Balotelli, Matri. Purtroppo per Galliani, nelle ultime ore di mercato si è svegliato anche l'Arsenal che dopo aver venduto molto aveva bisogno di un grande colpo ed ha offerto al Real 40 milioni per Ozil. Quello che sembrava un giocatore destinato a non avere mercato è diventato improvvisamente un oggetto del desiderio, facendo saltare i piani di Galliani. All'ultimo è stato messo sul piatto anche De Sciglio (graditissimo ad Ancelotti), ma una trattativa così complessa aveva bisogno di più tempo. Così Galliani e Allegri dovranno accontentarsi di Matri e Kakà in arrivo, Boateng in partenza. Milan rafforzato, ma lontano da Juve e Napoli, forse anche dalla Fiorentina. Il centrocampo è povero anche numericamente (Montolivo, Poli, De Jong e Muntari per tre posti), per non parlare dei centrali difensivi. Se Kakà fa il miracolo qualcosa può cambiare, ma non molto.
Cosa cambierà invece nei rapporti con Allegri? Intanto il modulo è blindato, ora l'allenatore non può più non giocare con il 4-3-1-2, il trequartista ora c'è.
Per ora però non si parla di rinnovo del contratto. Perché ? Facile. Basta analizzare le dichiarazioni degli ultimi giorni. Prandelli lascerà la Nazionale dopo il Mondiale per tornare in un club e Allegri ha immediatamente detto che allenare la nazionale sarebbe il suo sogno. Sacchi, responsabile delle nazionali giovanili e consulente azzurro, è molto influente su Abete e Berlusconi e sta spingendo per questo scambio. Prandelli, bravo con i giovani, lavoratore sul campo, buona presenza, può essere il futuro del Milan. Allegri, meno maestro di calcio, può far bene anche il selezionatore azzurro.

Vedremo. La strada è tracciata.
Tracciata anche la strada che dovrebbe portare Thohir all'Inter, ma ogni giorno che passa aumentano i dubbi di Moratti. L'indonesiano viene davvero per il bene dell'Inter, per dare una continuità, oppure vuole solo una vetrina mediatica con poco futuro? A questo interrogativo Moratti non ha ancora risposto. Crescono i dubbi, anche in famiglia. I risultati positivi delle prime giornate, anche con una campagna acquisti senza squilli di tromba, avrebbe indotto a pensare che in fondo si può andare avanti anche senza Thohir. O con un Thohir al 49 per cento. Il tifoso eccellente Fiorello l'ha detto: Thohir non mi piace. Lo pensa anche Moratti. Quanto meno sta cercando di cedere meno quote possibili e vuole mantenere il controllo dell'Inter. Come vedete tutti i giorni sono buoni per la vendita, ma il giorno buono non arriva mai. Un motivo evidentemente c'è.
Di recente Moratti ha risposto alle domande di amici a Forte dei Marmi con un'altra domanda: vi immaginate l'Inter senza un Moratti? Tutti hanno risposto no. Anche lui. Vedremo anche questa vicenda-telenovela, come evolverà.
Infine la Juve. Conte è furibondo e le sue parole dette in pubblico, nascondono un vulcano. Nelle ultime ore di mercato è sbottato, ha urlato , a fronte delle proposte di Marotta. Peccato che Quagliarella fosse il primo nome dei partenti per Conte. Insomma, se non mi comprate quelli che voglio, mi tengo quelli che ho. Il piani fatti a maggio sono saltati, l'allenatore leccese ora rimpiange di non aver detto sì al Chelsea o ad altre squadre che l'anno cercato.
Voleva Jovetic, Higuain o Suarez. Tutti saltati. Gli hanno preso Tevez che è un grande giocatore, ma ha caratteristiche diverse. Di Llorente non sa che farsene, voleva un profondo rinnovamento dei panchinari e invece sono rimasti i soliti noti, alcuni un po' demotivati. Le cessioni di Matri e Giaccherini (il suo jolly) lo hanno fanno andare in bestia perché non sono arrivati i sostituti. Per non parlare di Zuniga che aveva già progettato di far giocare a sinistra riportando all'occorrenza Asamoah in mezzo. A fronte di tutto questo a Conte si chiede di far meglio anche in Europa e lui non ci sta. Il feeling con Marotta è sottozero, per evitare che il rapporto degenerasse è intervenuto anche Agnelli per spiegare ancora un volta al tecnico che il budget a disposizione era quello e i miracoli non li fa nessuno. Conte si è adeguato, il mercato ora è finito, lui non molla di sicuro, metterà ancora più rabbia, ma sul futuro bianconero, se non cambieranno delle cose (Marotta?) il primo a non scommettere è proprio lui. Vedremo anche questa, ben sapendo che l'ultima parola la diranno come sempre i risultati.