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Milan, l'allenatore è Puyol. Napoli-Juve fra Rizzoli e Orsato, Mazzarri tra Roma e Inter. Moratti fra ombre cinesi e Carew

Milan, l'allenatore è Puyol. Napoli-Juve fra Rizzoli e Orsato, Mazzarri tra Roma e Inter. Moratti fra ombre cinesi e CarewTUTTO mercato WEB
sabato 2 marzo 2013, 00:002013
di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

In questo momento l'unico vero comandante dello spogliatoio del Barcellona è Carles Puyol. Non è solo il difensore centrale della squadra, è il leader catalano del gruppo, è il capitano di lungo corso, la bandiera accettata e stimata da tutti i tifosi. Finchè c'era Pep, il centro del mondo era l'allenatore. Fissava lui la disciplina e faceva le scelte senza, davvero, guardare in faccia nessuno. Non a caso Mascherano ha fatto tante partite, nel regno di Pep, da difensore centrale. Guardiola poteva: grande allenatore e grande catalano. Ma oggi Pep studia il tedesco e al Barça è stato giustamente promosso il bravo Tito Vilanova. Che conosce a menadito meandri e geografie dello spogliatoio catalano, ma che già faceva e fa un po' più di fatica a imporre gerarchie e formazioni. Con Tito negli Stati Uniti e la società in pellegrinaggio da lui per farlo tornare il prima possibile, la presenza di Roura in panchina viene giudicata coreografica. E' difficile che Mister Jordi possa dire a uno come Puyol di accomodarsi in panchina. E in qualche caso il grande Carles ne avrebbe bisogno, vista la tipologia dei gol incassati dal Barça contro Milan e Real. In ogni caso nessuna illusione, in vista del ritorno di Champions al Camp Nou questa nuova situazione in seno al Barcellona potrebbe anche favorire sulla singola partita i blaugrana, perchè la leadership di Puyol aggregherà e compatterà senz'altro la tifoseria culè in occasione della gara con il Milan. Ma per il futuro, le prospettive sono quelle che sono. E' stato lo stesso Sito del Barcellona a spiegare che Messi giovedì non si è allenato per febbre e per un malessere complessivo. I malesseri hanno tante ragioni. E il fatto che il peso di Puyol in questo momento sia fortissimo e che non ci sia più Guardiola a garantire la centralità assoluta dello stesso Messi nei flussi e nei tempi di gioco del Barcellona, è già un buon modo di iniziare a discutere.

Napoli-Juventus è andata. Ma questo Paese è di fronte ad un bivio. Come in altri ambiti, ben più seri, ma tranquillamente paragonabili. Il tema è uno su tutti: la cultura sportiva. Adesso non c'è. Assolutamente. All'andata, prima di Juventus-Inter, era stato il quotidiano di Torino a insorgere perchè il tal arbitro non andava bene. Al ritorno è toccato, in questo gioco delle parti in cui è quasi automatico che scatti il meccanismo, al quotidiano di Roma sparare in prima pagina che il tal altro non andava bene uguale per Napoli-Juventus di ieri sera. Orsato è stata una designazione buona, più che dignitosa. E' un arbitro che ha una sua linea di discrezione molto precisa, che spesso tende a fischiare cose che vede solo lui e che interpreta in maniera molto personale. Ma è pignolo, severo, maniacale nei particolari. E questo lo ha reso giustamente papabile per una partita importantissima come quella che ha catalizzato ieri sera l'attenzione di tutto il campionato. Impallinare Rizzoli a mezzo stampa però non è una buona cosa. Non per il Napoli o per la Juventus, ma per il nostro sport. Rende impossibile che un giorno si arrivi a parlare di uno stile Italia. E l'assenza di cultura sportiva di questo Paese terrà sempre più lontani nuovi finanziatori e nuove risorse. Rizzoli, peraltro, nella considerazione mediatica, paga colpe maturate nemmeno come arbitro ma come addizionale, sia a Pechino che a Catania. E questo deve accendere una lampadina in più anche nelle stanze dei vertici arbitrali.

Fonti para-bianconere giurano che Walter Mazzarri sarà il nuovo allenatore dell'Inter. Fonti para-nerazzurre declinano l'indiscrezione e indicano nella Roma la nuova squadra del tecnico di San Vincenzo. E' paradossale. Non appena Walter fa un grande campionato, finisce sulla graticola. Nel 2010-2011 aveva lottato per lo Scudetto con il Milan e a Maggio 2011 per una mezza giornata il tecnico del Napoli era stato Gasperini e non più lui. Poi il bravo Walter è tornato in sella e la stagione successiva non è stata all'altezza in Campionato, pur avendo ottenuto il successo di sfiorare la qualificazione ai quarti di finale di Champions League a danni della squadra che sarebbe poi diventata campione d'Europa. Ma dopo il quinto posto dello scorso torneo, nell'estate 2012, nessuna voce sul futuro di Mazzarri. Adesso che è tornato a lottare per il titolo, già si parla di una sua partenza nell'estate 2013. Saranno anche coincidenze, ma gli allenatori hanno interesse che si parli di loro dopo che le cose sono andate bene. Il nervo scoperto, quello di mettersi in discussione su un'altra piazza e di non fare l'allenatore di De Laurentiis a vita, sembra quindi più del tecnico che della società. Tenuto conto che alla Sampdoria si va verso la conferma di Delio Rossi, restano quindi Inter e Roma. A Milano sarebbero scintille con Massimiliano Allegri, ma se Stramaccioni chiude dignitosamente la stagione resta. A Roma, la società giallorossa ha capito forte e chiaro che allenare contro Totti e De Rossi non si può, è deleterio per loro due, per la squadra e per l'allenatore pro-tempore. La domanda è quindi una e solo una: Mazzarri può avere la malleabilità per gestire i due Re di Roma?

Il presidente Moratti, tra una battuta e l'altra sulle campagne elettorali di Silvio Berlusconi, qualche notizia riesce ancora a darla. Intanto ha finalmente sancito quello che ho detto per settimane, in tempi non sospetti, a Biasin nelle nostre puntate di Casa Vianello, e che lui faceva fatica ad accettare: i cinesi sono a nanna. Fatta la fotina e sentita la canzoncina della buonanotte, sono spariti dalla scena. E non rientreranno più. Ed è stato anche, il presidente Moratti, onesto e disincantato nel far capire, per primo, a tutti, che prima di considerare Carew una ipotesi sera bisognava aspettare. Non deve essere semplice per lui, reduce dalle campagne acquisti di Ibra e di Vieira, di Lucio e Sneijder, di Milito e Thiago Motta, degli stessi Pazzini e Ranocchia, baloccarsi fra ombre cinesi ed ex giocatori. Il tempo di un certo predominio interista in campo e fuori è passato. Ma quello che manca al Club del presidente Moratti è una nuova strategia. Sembra ancora sintonizzato sul progetto di raccogliere qualche briciola della recente grandeur. Quando invece bisognerebbe azzerarla. Ma di più e davvero rispetto a quanto è stato fatto finora. Non serve fare i sacrifici tecnici e affettivi di cedere Maicon, Sneijder e Julio Cesar, se poi la squadra non ringiovanisce e il bilancio non migliora. Oggi il Club nerazzurro ha un conto economico ancora pesante in Società e ha in campo Jonathan al posto di Maicon, ha Mudingayi dove poteva esserci Poli e ha Rocchi (non Carew per fortuna) dove poteva esserci Livaja.