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Qui Radio Mosca: Leo Messi ha esorcizzato i demoni: è stata una notte epica che rimane scolpita nel calcio. Nessuna logica, solo fede. Poteva avvenire a San Pietroburgo. C'era questo segno del destino

Qui Radio Mosca: Leo Messi ha esorcizzato i demoni: è stata una notte epica che rimane scolpita nel calcio. Nessuna logica, solo fede. Poteva avvenire a San Pietroburgo. C'era questo segno del destinoTUTTO mercato WEB
mercoledì 27 giugno 2018, 06:512018
di Tancredi Palmeri
Inviato di beIN Sports, opinionista per la CNN, ogni settimana presenta la Serie A in 31 paesi stranieri

Qui Radio Mosca, vi scrivo da una panchina nella notte di San Pietroburgo di fronte alla navetta spaziale che è la St.Petersburg Arena, accanto a Natasha che con i suoi 19 anni ha appena assistito a un miracolo del calcio e non fa che parlarmi di Messi, nonostante abbia lavorato tutto il giorno nel Fifa Shop e dovrebbe essere stanca e andare a a casa, ma come fai quando hai visto qualcosa che sfiora la fede nel calcio e che ti ha riempito gli occhi. Non puoi dormire.
E del resto non lo potresti comunque fare qua a San Pietroburgo, una città la cui bellezza ti disfa, che ti trapassa come le luci del sole che a giugno non tramonta mai, mai, che ti trasforma con il suo cielo del giorno già chiaro alle 3 di mattina, e ti senti un uomo diverso, ma inadatto a capire la tua trasformazione.
Se Mosca è il gigantismo, San Pietroburgo invece è la sfuggevolezza della bellezza della vita. C’è troppo perché possa bastare una vita per capirla.
San Pietroburgo che nella sua bellezza cela anche i Demoni dostoevskijani, quelli che hanno infestato le notti della solitudine regale di Leo Messi.
Non l’avevamo mai visto esultare così, perché quello non era un gol, quella non era una celebrazione: era gridare la propria vita in faccia ai Demoni nichilisti che negano la tua possibilità di sopravvivere.
L’Argentina non ha vinto. L’Argentina è sopravvissuta. Una partita che è stata una razzia prima dell’apocalisse, che poi si è compiuta attraverso un ignaro prescelto, un Marcos Rojo qualsiasi, un uomo del destino su cui il dito degli dei del calcio si è posato.
Rojo, rosso in italiano. San Pietroburgo ha appena celebrato la notte delle Vele Rosse, la festa annuale che riversa in strada 2 milioni di sanpietroburghesi trasognanti, nel vedere questo veliero antico che a mezzanotte in mezzo ai pazzeschi fuochi d’artificio sul fiume Neva, appare e comincia a veleggiare vicina, sempre più vicina, poi vicinissima alla costa.
Un cosa assurda in sé, ma che per loro è il simbolo di speranza e ribellione e libertà dalle regole.


Il rischio di retorica c’è. Ma è stata solo ed esclusivamente una vittoria di fede.
Perché c’era l’intelligenza ma l’insufficienza atletica di Higuain, le scelte pervicacemente sbagliate di Sampaoli, il ricordo sbiadito di Di Maria.
Eppure c’erano 30mila argentini che hanno sollevato per 90 minuti l’astronave Saint Petersburg Arena.
Forse non basterà, arriverà la Francia negli Ottavi, e la fede ti può portare oltre i tuoi limiti, ma la vita va oltre. Ma questa notte, la maledizione è stata rotta.
I Demoni erano nello stadio, il Giocatore - sì, Leo, è ovvio - doveva puntare tutto l’ultima volta sul tavolo, vita o morte, e senza un domani, senza la possibilità di voltarsi indietro.
C’erano i Demoni da esorcizzare, c’era solo da credere, oltre le imperfezioni di una squadra che forse non vedrà i Quarti di Finale, oltre l’insensatezza di un uomo saggio che ha perso il senno come Sampaoli, oltre gli avversari e il destino.
C’era solo da avere fede.
Forse era possibile solo a San Pietroburgo.
Una storia di redenzione. In una notte. Nel rarefatto sospiro di Dostoevskji, seduto nello stadio.