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Raiola non è una minaccia ma una condanna: Tavecchio vigili per il bene dei vivai. Juve, multa Dani Alves. Sabatini prepara i colpi. Serie C, final four "format" da rivedere

Raiola non è una minaccia ma una condanna: Tavecchio vigili per il bene dei vivai. Juve, multa Dani Alves. Sabatini prepara i colpi. Serie C, final four "format" da rivedere TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
lunedì 19 giugno 2017, 00:002017
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

Quello che in molti non capiscono, dirigenti e tifoserie lontane dai colori rossoneri, che la battaglia sul caso-Donnarumma non riguarda solo il Milan o solo Donnarumma. E' una battaglia di sistema. I tifosi, invece, la racchiudono frettolosamente nel colore sociale e si perdono nel vero significato della pericolosità di quanto accaduto la scorsa settimana. In Italia non c'è una normativa federale che consente alle società di calcio di bloccare i propri giovani, prima di una certa età, e - se ti trovi il Raiola di turno - tutto lo sforzo (economico e non) profuso nel vivaio va a farsi benedire. La premessa è doverosa: senza passaggio societario, il buon Donnarumma sarebbe rimasto a Milanello con un prolungamento, sicuramente con un ingaggio nettamente inferiore ai 5 milioni di euro per 5 anni proposti da Fassone e Mirabelli. La bomba è scoppiata perché la nuova dirigenza si è ritrovata, oltre i 75 milioni di euro di passivo e un parco calciatori privo di valore, l'unico ragazzo di valore in scadenza nel 2018. O un gravissimo errore tecnico dei vecchi dirigenti o una bruttissima dimenticanza. Non venite a raccontarci che non c'era alcun modo per bloccare Donnarumma perché non vogliamo passare per fessi. Male, male, male che fosse andata si imponeva a Mihajlovic di non farlo giocare tutte le partite per evitare che il ragazzo prendesse valore... per altri. La storia Donnarumma è piena di zone d'ombra sin dal suo arrivo al Milan. Il papà del ragazzo aveva già firmato per l'Inter, allora interviene il Milan e fa "pressioni" sulla famiglia, con i poteri magici riesce a convincerlo e il ragazzo passa immediatamente alla scuderia di Mino Raiola. All'Inter lo aveva portato Giocondo Martorelli, lo stesso che portò Bonaventura al Milan ma che poi perse proprio al Milan per il tradimento di Jack che poi andò da... Re Mino. Storia passata ma bisogna partire da lontano per fare chiarezza su una delle vicende più tristi del nostro mercato. E' come se la prossima estate Raiola portasse via Kean della Juventus. Un 2000, un anno più piccolo di Donnarumma e il discorso del contratto è uguale a quello di Gigio. Raiola fa il suo mestiere e nulla si può dire ma se ci sono delle regole, a volte scritte altre volte sono etiche, quelle regole vanno rispettate. Raiola dal Milan non avrebbe percepito soldi importanti per la commissione sul rinnovo, se andrà al Real Madrid quanto prenderà Mino che, in carriera, ha portato quasi 500 milioni di euro nelle sue casse tra intermediazioni e commissioni? Il Milan, così come la Juve, il Napoli, l'Inter o la Roma non può perdere un ragazzino figlio del vivaio, a 18 anni, perché l'agente decide di tirare per il collo una società. E la società ha già fatto follie ad offrire ad un ragazzino 5 milioni per 5 anni. Il principale colpevole è Donnarumma, forse, oppure la famiglia che lo avrebbe dovuto consigliare diversamente. Ma non ci meravigliamo di nulla dopo il "tradimento" all'Inter a contratto già firmato. Hanno parlato tutti i familiari di Donnarumma, dal cognato al fratello, come se il diretto interessato non avesse diritto alla parola. C'è qualcuno che dice "ma è solo un ragazzo di 18 anni", alt! No! Non trattiamo Donnarumma come un ragazzino indifeso di 18 anni. Se vuole guadagnare 7 milioni all'anno, lo trattiamo da milionario capace di intendere e di volere. Se guadagni 7 milioni all'anno ti chiediamo scusa ma almeno la rottura di scatole la devi mettere in preventivo, soprattutto dopo che nessuno ti aveva chiesto di baciare la maglia quando eri ancora minorenne. L'Avvocato di Raiola dice che il Milan non potrà spedire Gigio in tribuna per tutto l'anno. Vero! I calciatori sono più tutelati dei malati in Italia. Ma nessuno potrà vietare al Milan di spedire Donnarumma, classe '99, in Primavera considerato che è nell'annata della Primavera e volendo anche in panchina se Gattuso non lo riterrà pronto per fare il titolare tra i giovani. Chi fa il paragone del caso Donnarumma con la trattativa Conti è fuori strada. Ci sono almeno 5 punti che fanno la differenza. 1) Conti, lo scorso anno, ha rinnovato con l'Atalanta. Donnarumma no. 2) Al momento del rinnovo Conti e l'Atalanta erano d'accordo di lasciarsi, ognuno per la propria strada, se fosse arrivata un'offerta da una big. 3) A Donnarumma il Milan ha offerto 5 milioni a stagione per 5 anni. Conti guadagna 300.000 euro a Bergamo. 4) L'Atalanta con Conti farà cassa pari al valore del ragazzo: 20-25 milioni di euro, il Milan sarà obbligato a svendere il suo giovane portiere o a perderlo a parametro zero. 5) L'Atalanta non ha mai dichiarato incedibile Conti, i Percassi vogliono trattenerlo solo per accontentare Gasperini che fa i capricci, negando l'occasione della vita a Conti (11 milioni netti in 5 anni) come se qualcuno avesse negato a lui l'opportunità della vita: andare all'Inter e tornare a casa con le ossa rotte perché oltre la Provincia il Gasp non va come un turbo.
Non sappiamo sinceramente se l'addio annunciato da Higuain fosse vero o un errore di Gonzalo, sta di fatto che se Dani Alves non lascerà la Juventus sicuramente il brasiliano a Torino ha perso la stima di molti. Essendo un tesserato, le parole dette in Brasile andrebbero multate da una società attenta e rigorosa come la Juventus. Consigliare a Dybala di andare via dalla Juventus, per crescere, è illogico e immorale nei confronti del tuo datore di lavoro e anche se lo pensi non puoi dirlo pubblicamente. Peggio ancora se lo hai detto consapevole che il prossimo anno giocherai in un'altra squadra.

Dybala gioca nella migliore squadra italiana, tra le prime 5 del mondo e se non cresce tatticamente a Torino non vediamo dove possa migliorare. Dani Alves doveva tenere la bocca chiusa perché questi campioni in campo sono fenomeni ma, spesso, nelle dichiarazioni fanno più danni di una tempesta improvvisa a ferragosto. La Juventus ha solo bisogno di altri 2-3 top player e poi sarà davvero la squadra dei sogni. Se Paratici oggi acquista un calciatore deve farsi prima una domanda: giocherebbe titolare in una ipotetica finale di Champions? Se la risposta sarà affermativa, allora, Fabio acquistalo altrimenti non ha senso prendere gente come Sturaro, Rincon e altri per allungare la panchina in serie A ma poi inutilizzabili nelle grandi occasioni che ti capitano nella vita.
Giugno è stato il mese del Milan e dei botti di inizio anno, luglio sarà il mese dell'Inter. Sabatini studia e osserva. A breve piazzerà il colpo. Anzi, i colpi. Dovrà cambiare mezza squadra, ridisegnarla a uso e consumo di Spalletti e fare cassa con i calciatori in partenza. Poi dentro solo grandi nomi perché le scommesse di Sabatini sono come l'uovo di Pasqua. Sai che c'è la sorpresa dentro ma non sai mai, fino all'ultimo, se è una bella sorpresa o una cattiva sorpresa. L'Inter di Suning non ha bisogno di fare plusvalenze e scommesse. Questa Inter deve andare sul sicuro e provare a vincere lo scudetto e obbligatoriamente entrare nelle prime 4 della serie A. A Roma, con Pallotta, bisognava fare plusvalenze, qui c'è da vincere. Anche subito.
In chiusura una riflessione sulle final four di serie C. Provare qualcosa di nuovo è sempre stimolante ed è giusto provare. Solo vedendo il risultato finale possiamo capire se l'esperimento sia andato a buon fine oppure no. In questo caso la nuova formula, lo diciamo senza polemica ma con spirito critico, non ci è piaciuta. Onore a Gravina e Ghirelli che hanno provato un qualcosa di nuovo ma, in futuro, meglio cambiare. Così come hanno fatto bene a tornare al vecchio nome: serie C! La Lega Pro sembra un altro sport. Il significato dei play off è importante e se lo raggiungono 20 società perde il fascino della sfida spareggi. Troppo lunghi e noiosi. Anche il vino si può allungare con l'acqua ma poi dobbiamo essere consapevoli che il gusto è completamente diverso. La parte peggiore, però, sono state le final four. Giocare in uno stadio di 30.000 posti e avere due terzi dello stadio vuoto è un peccato e un danno di immagine. Siamo passati dal calore e dai pienoni di Pisa e Foggia, ad una mezza curva piena dell'Alessandria e una curva quasi piena del Parma. Complimenti ad entrambe le tifoserie, giunte in massa, ma capite che geograficamente raggiungere Firenze non era il massimo. Figuriamoci in settimana per le semifinali. Se ci fosse stata una finale Pordeone-Catania sarebbe stata da mani nei capelli. E non è detto che il prossimo anno non ci sia. In semifinale accendevi la tv e vedevi i vuoti sugli spalti, su tre partite una l'abbiamo saltata, la finale l'abbiamo giocata davanti a 9.000 spettatori in uno stadio da 35.000 posti, con un caldo asfissiante alle ore 18.00. Complimenti alla Lega di serie C per l'esperimento. Ci hanno provato ma non è riuscito. Adesso, al prossimo anno, torniamo alle vecchie e buone abitudini portando le finali nelle città che si sono meritate quelle partite e non penalizziamo ulteriormente i tifosi con due viaggi, in tre giorni, di centinaia e centinaia di chilometri. In caso di finale, il tifoso del Pordenone avrebbe dovuto fare Pordenone-Firenze, Firenze-Pordenone, Pordenone-Firenze e Firenze-Pordenone in 3 giorni. Champagne. Ci vuole il fisico ma anche i soldi. Vogliamo fare il campo neutro perché è più figo? Bene, scegliamolo dopo aver saputo le finaliste. Parma-Alessandria? Giochiamola a Genova o a Bergamo. Non a Firenze perché è la sede istituzionale della Lega.