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Roma: la delusione Champions e Di Francesco, un’altra puntata di Icardi e le società che “valorizzano” di più

Roma: la delusione Champions e Di Francesco, un’altra puntata di Icardi e le società che “valorizzano” di più
© foto di Federico De Luca
giovedì 7 marzo 2019, 00:00Editoriale
di Luca Marchetti

Ora che la Roma è uscita, nel peggior modo possibile, con la grande amarezza di aver visto sfumare all’ultimo la qualificazione (o quantomeno i rigori) ci si interroga sul futuro di Di Francesco. La domanda è molto semplice: può bastare un rigore da Var a mettere in discussione un progetto tecnico? È vero che di delusioni quest’anno i tifosi romanisti le hanno vissute, ma in ballo c’è ancora tanto. Ed è proprio questo dubbio che ora attanaglia la dirigenza giallorossa. A partire da Pallotta. Secondo le indiscrezioni della vigilia un risultato negativo in Portogallo avrebbe significato la fine dell’era Di Francesco. Sarà una notte lunga, forse non soltanto notte.
Non passa giorno che non ci sia una novità, una frase da interpretare, un tweet a cui seguono inevitabilmente domande.
L’incontro c’è stato, insomma. Fra Marotta, Icardi e Wanda Nara. Non è stato risolutivo, non ha posto le base per un immediato rientro, ma c’è stato. Ed è un piccolo seme che ora bisogna lasciar riposare per capire se germoglierà o meno. Almeno da quanto abbiamo capito non c’è stato nessun passo in avanti della società nei confronti del giocatore: la decisione sulla fascia quella è e quella rimane. Ora bisogna soltanto capire se Icardi continuerà ad essere intrasigente su questo oppure no... di sicuro le provocazioni (se tali sono state, ma comunque come tali da qualcuno sono state interpretate) dovranno essere limitate. Quindi si è parlato di presente. Di tornare a giocare, di comportarsi da professionisti. Di accettare le decisioni. Non si è parlato di futuro. Non si sono delineate strategie rispetto a possibili cessioni in vista, sconti o scambi. Non era il momento, non è ancora il momento, verrebbe da dire. Bisogna affrontare un problema alla volta, in questo momento delicato. Sia per l’Inter che per il giocatore. Bisogna essere accorti: paradossalmente non avere fretta.
Anche perché gli spettatori più interessati di questa vicenda non sono (solo) i tifosi, ma soprattutto i compagni di squadra di Icardi.

Che vogliono capire (all’immediata vigilia della partita di coppa) cosa si sono detti realmente Icardi e la società. Se la posizione della dirigenza (e quindi di Marotta) continua ad essere quella di sempre oppure se qualcosa è cambiato. Ed eventualmente perché: Icardi ha fatto un passo indietro? O lo vuole fare? O lo fa la società. Premesso che il muro contro muro non aiuta nessuno, anzi penalizza entrambi, la coerenza, soprattutto nei confronti del gruppo, è altrettanto importante.
Intanto l’Inter stasera è chiamata a una partita difficile, per avversario e pressione. Per riscattarsi dopo lo scivolone di Cagliari e pr dimostrare che veramente è nato un nuovo ciclo. Se con Spalletti o meno dipende come al solito dai risultati, non solo dalle ambizioni. È vero che si è parlato spesso di Conte (ora anche alla Juve, è il destino dei grandi allenatori essere concretamente corteggiati e allo stesso tempo essere nel calderone dei papabili delle squadre più importanti), come se ne è parlato per l’Inter, dove potrebbero pensare (per via della presenza di Marotta) anche ad Allegri, e poi bisognerà capire cosa succederà concretamente alla Roma. Insomma con qualche settimana di anticipo sono partite le grandi manovre per la panchina. In questo momento siamo soltanto a idee, forse neanche ai sondaggi.
Come ultima curiosità uno studio del CIES, il centro studi svizzero della Uefa. Hanno calcolato quanto vale una squadra (come rosa) nel loro complesso, quanto è stato speso per costruire quella rosa e poi ne hanno calcolato un coefficente, anzi un moltiplicatore: cioé quanto il lavoro di allenatori e società hanno portato virtualmente come valore. Delle prime 20 in classifica il City è quella che vale di più: 1458 milioni di euro. Con una spesa di 964 milioni ha un coefficente del 1.51. Nelle prime 10, come valore, di italiane c’è solo la Juve (924 milioni vale la sua rosa), poi Napoli (635), Milan (576), Roma (510) e Inter (506), tutte molto vicine e tutte (per esempio) sopra a Bayern Monaco e Borussia Dortmund (493 e 477). Ma il dato più interessante non è quanto valgono le rose, che più o meno può essere intuibile: il valore del coefficente che è quello che in teoria può fare la differenza. Ebbene, sempre fra le prime 20 (come valore) la squadra che ha speso in proporzione di meno, ma che ha accresciuto il proprio valore è il Lione: coefficente 3,33. Cioé ha triplicato il valore della sua spesa. Secondo il Tottenham: coefficente 2,86. Terzo l’Atletico Madrid con coefficente 2.62 e quarto il Napoli con coefficente 2.30. Vale a dire che il Napoli spendendo 276 milioni di euro pr costruire la rosa, si ritrova un valore potenziale da 635. Volete sapere le altre italiane? Tutte molto simili: 1,86 la Juve (comunque seconda in questa classifica), poi la Roma (1,69) quindi il Milan (1.40), poi l’Inter (1,38).
La peggiore delle prime 20? Il PSG 1.10. Tutto quello che ha speso è praticamente quello che vale.

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