Var, ora è uno scandalo. Ecco perché gli arbitri sono tornati indietro e non lo usano quasi più. Il caso Ronaldo lo imporrebbe anche in Champions. La guerra fra Infantino (Fifa) e Ceferin (Uefa) dietro il cambio di linea
Chi ha ucciso il Var? Quasi il titolo di un giallo, ma in effetti quello che sta succedendo ha molto del giallo.
Nello scorso campionato di serie A il Var era stata una piacevole novità, un elemento in grado di aiutare gli arbitri e portare l’idea di giustizia e serenità nel calcio, un mondo sempre avvelenato dalle polemiche. Dopo un periodo di rodaggio (ovvio), le cose sono andate talmente bene che il presidente della Fifa Gianni Infantino nonostante molte resistenze, ha imposto il Var anche ai mondiali. E pure lì ha funzionato (salvo qualche errore nella media) alla faccia di quelli che speravano in un fallimento.
Però, purtroppo, i mondiali non fanno testo, gli arbitri e i collaboratori sono i migliori in assoluto, si giocano soltanto 64 partite (poco più di sei giornate di campionato) e le gare vere arrivano soltanto dai quarti, così nessuno ha avuto modo di sottolineare a dovere come il protocollo mondiale fosse più restrittivo di quello adottato nel campionato italiano.
Soprattutto non è stato percepito che il nuovo protocollo non fosse ad hoc per il mondiale, ma purtroppo esteso a tutte le federazioni. Italia compresa, naturalmente?
Perché? Perché in piena vigilia mondiale, quando c’era altro da pensare e scrivere, ai primi di giugno, i parrucconi dell’Ifab da sempre contrari a tutte le modifiche e innovazioni, si sono riuniti e hanno deciso alla zitta, il ridimensionamento del Var cambiando il protocollo.
Per far crollare quello che di buono era stato costruito, è bastata una parola in più. Nel vecchio protocollo c’era scritto che il Varista poteva intervenire in soccorso del collega arbitro di campo in caso di chiari errori. Bene.
Nel nuovo protocollo si parla di chiari ed evidenti errori. Si rafforza il concetto e si chiudono i margini di manovra.
Al mondiale è stato notato il giusto per i motivi appena detti, ma già alla prima giornata di campionato è apparso evidente come il Var sia stato depotenziato, praticamente annullato nei suoi effetti largamente positivi. Dopo pochi minuti di Chievo-Juventus c’è stato un contatto in area su Cancelo che in situazioni uguali a quelle dell’anno scorso avrebbe imposto immediatamente una corsa al monitor per vedere se l’intervento fosse o non fosse da rigore. Niente. La partita è proseguita.
Da lì, in ogni giornata, quasi in ogni partita, una delusione e una arrabbiatura, l’ultima in Inter-Parma per il mani di Dimarco.
Perché si è tornati indietro?
I quattro membri dell’Ifab sono inglesi, federazione contraria a qualsiasi innovazione. Ma non solo. C’è chi inquadra la guerra al Var come una più ampia guerra fra i due capi del calcio mondiale, da una parte Infantino presidente della Fifa e dall’altra Ceferin, presidente dell’Uefa. Guerra di idee, ma anche di potere.
Infantino è un modernizzatore con giudizio, vuole favorire ancora di più la globalizzazione del calcio, pensa al mondiale a 40 squadre, studia il mondiale per club e sa benissimo che il Var è uno strumento che bilancia il potere delle grandi con le piccole. Il Var porta giustizia ed equilibrio, rende il calcio più giusto. Lo scontro iniziale c’è stato proprio sul mondiale per club osteggiato dall’Uefa e da Ceferin che organizza la Champions League. Ma, in sostanza, Ceferin si sta trasformando in paladino del potere delle federazioni europee più forti che lo hanno eletto. E c’è chi sta guardando anche oltre, a una ipotizzabile scalata di Ceferin alla Fifa sponsorizzato dalle federazioni che il calcio hanno comandato fino ad oggi. Anche la nostra Federcalcio che con Tavecchio (guarda caso), aveva votato Ceferin e guadagnato un vice-presidente nella persona di Michele Uva. Si mormora che anche le dimissioni di Collina (uomo legato a Infantino) dall’Uefa, si inquadrino nella vicenda.
In questa sfida, c’è anche la guerra al Var, una innovazione che non piace a Ceferin, ma anche agli inglesi (Ifab è loro espressione) e a molti altri. La Var toglie potere e discrezionalità. E chi comanda nel calcio e ragiona in questi termini, il potere e la discrezionalità li vuole conservare. Come mai Ceferin sta osteggiando il più possibile il Var in Champions League? Risposta facilissima. Banale.
L’ultimo episodio accaduto l’altra sera a Ronaldo è invece la prova provata che gli arbitri hanno bisogno d’aiuto, che non è più possibile lasciare un uomo solo in mezzo al campo senza paracadute, esposto al ridicolo come è successo al povero Brych che si è fidato di Fritz. L’amico Fritz. Ma Ronaldo è solo l’ultimo di mille episodi. Ricordate Roma-Barcellona dell’anno scorso?
Tornando a quello che succede nel nostro campionato, della guerra fra Infantino e Ceferin, del nuovo protocollo non ce ne può fregar di meno. Gli arbitri devono ribellarsi, chiaramente non in modo eclatante, ma subdolamente. Non facciano i notai, ma facciano gli uomini di calcio. Abbiano come riferimento i tifosi, il calcio e non il palazzo e il potere. La parola evidenti, scusate la franchezza, buttatela nel cesso. Tornate di vostra iniziativa ai chiari errori, al protocollo dell’anno scorso. E Rizzoli che è uomo intelligente e preparato, sa che si può fare.
Aiutare gli arbitri a sbagliare di meno, questo è l’obiettivo che dobbiamo prefiggerci. Che tutti dovrebbero prefiggersi. E se qualche regola serve, ovvio, buttate nel cesso anche il protocollo. Usate il Var con intelligenza, formate una classe di Varisti sempre più bravi e preparati, in grado di consigliare per il meglio l’arbitro in campo. Non può essere peccato mortale consigliare al collega “vallo a rivedere”, in caso di dubbio. Poi deciderà lui, ma il fatto stesso di guardare è già una garanzia di trasparenza.
Non si può tornare indietro. Questa Var è inutile e ingiusta. Alla lunga rischia di fare più danni degli arbitri da soli. Chiaro ed evidente? Ma come fai a deciderlo? Di questo passo gli interventi saranno pochissimi e il passo indietro evidente.
Se ci fosse una Federazione si sarebbe già fatta sentire, non si può bocciare un esperimento ampiamente riuscito, dimostrato dai numeri, questa è una restaurazione alla quale tutti dovrebbero opporsi. Ma circola voce che della riunione dell’Ifab di inizio giugno nessuno sapesse niente e che fosse stato predisposto un nuovo protocollo più restrittivo qualcuno non è ancora informato oggi. Va bene che stiamo con Ceferin, ma tornare al Medioevo arbitrale non dovrebbe piacere a nessuno.