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Cappellini: "Una vita con l'Empoli. E anche quest'anno puntiamo sui giovani"
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
Dopo aver disputato gran parte della sua carriera da calciatore con la maglia dell’Empoli, Massimiliano Cappellini è rimasto con la società toscana anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Diventato responsabile del settore giovanile, oggi l’ex attaccante è scout per la prima squadra, con la quale lavora a stretto contatto per monitorare i giovani interessanti per gli azzurri.
Massimiliano, come sei passato da responsabile del settore giovanile a osservatore per la prima squadra?
“Sono sempre rimasto con il club, anche dopo esserne stato calciatore. Il rapporto ha continuato ad evolversi fino a questa nuova definizione. L’area scouting dell’Empoli è nata dopo rispetto ad altre qualifiche relative al settore giovanile e di comune accordo abbiamo deciso di intraprendere questo nuovo percorso che mi piace veramente tanto”.
Cosa ti viene chiesto di fare?
“Nel calcio di oggi è obbligatorio conoscere i ragazzi, è un patrimonio inestimabile, tant’è che ormai tutte le società si sono attrezzate per avere un’area scouting. Il mio lavoro è quello di cercare insieme a tutti gli scout i profili adatti a quella che è la filosofia del mio club, perché vanno cercati e trovati, non ci si può aspettare che ci piovano dal cielo”.
In tal senso, qual è la filosofia dell’Empoli?
“Per noi è fondamentale che i ragazzi abbiano prospettive, cerchiamo i ragazzi con l’idea che abbiano possibilità di diventare professionisti ma per i quali il percorso non sia ancora finito, che abbiano ancora bisogno di lavorare per diventare calciatori. Cerchiamo ragazzi che possano essere presi e accompagnati in un percorso per poi essere lanciati ad alto livello”.
Sei ormai da tutta la carriera all’Empoli, qual è ora il tuo rapporto con la società?
“Ormai sono ad Empoli dal 1996 e praticamente ho dedicato metà della mia vita a questa società. Mi sono fermato a vivere qui a prescindere dal lavoro e ho un legame molto forte con la città e la società”.
Hai vissuto tutto l’apice dell’Empoli quindi.
“Abbiamo trascorso tutto l’ultimo quarto di secolo tra Serie A e Serie B, e ho vissuto questi anni sia da giocatore che da dirigente e collaboratore. Ho visto cosa questa società è riuscita a creare, raggiungendo anche la Coppa Uefa. Sono molto orgoglioso di quanto siamo riusciti a fare in tutti questi anni”.
Come ha fatto una società dal bacino piccolo come l’Empoli a sostentarsi in tutti questi anni?
“Siamo sempre riusciti ad avere un settore giovanile che consentisse alla società di autosostenersi, l’Empoli ha sempre vissuto e continuerà a vivere valorizzando i giovani del proprio vivaio. La proprietà è sempre la stessa da trent’anni ed è riuscita a diventare un modello di sopravvivenza e di risultati sportivi e gestionali”.
In chiusura, quali sono gli obiettivi per la prima squadra?
“L’ambizione è quella di fare un campionato di livello, restando nella parte sinistra della classifica e valorizzando i nostri giovani. Abbiamo la rosa più giovane di tutta la Serie B: dobbiamo farli crescere ed essere competitivi, cercando un connubio tra gioventù e competitività, sempre tenendo a mente che la Serie B un campionato difficile, soprattutto quest’anno in cui dovremo confrontarci con tante ottime squadre, con proprietà importanti alle spalle e piazze blasonate a sostenerle”.
Massimiliano, come sei passato da responsabile del settore giovanile a osservatore per la prima squadra?
“Sono sempre rimasto con il club, anche dopo esserne stato calciatore. Il rapporto ha continuato ad evolversi fino a questa nuova definizione. L’area scouting dell’Empoli è nata dopo rispetto ad altre qualifiche relative al settore giovanile e di comune accordo abbiamo deciso di intraprendere questo nuovo percorso che mi piace veramente tanto”.
Cosa ti viene chiesto di fare?
“Nel calcio di oggi è obbligatorio conoscere i ragazzi, è un patrimonio inestimabile, tant’è che ormai tutte le società si sono attrezzate per avere un’area scouting. Il mio lavoro è quello di cercare insieme a tutti gli scout i profili adatti a quella che è la filosofia del mio club, perché vanno cercati e trovati, non ci si può aspettare che ci piovano dal cielo”.
In tal senso, qual è la filosofia dell’Empoli?
“Per noi è fondamentale che i ragazzi abbiano prospettive, cerchiamo i ragazzi con l’idea che abbiano possibilità di diventare professionisti ma per i quali il percorso non sia ancora finito, che abbiano ancora bisogno di lavorare per diventare calciatori. Cerchiamo ragazzi che possano essere presi e accompagnati in un percorso per poi essere lanciati ad alto livello”.
Sei ormai da tutta la carriera all’Empoli, qual è ora il tuo rapporto con la società?
“Ormai sono ad Empoli dal 1996 e praticamente ho dedicato metà della mia vita a questa società. Mi sono fermato a vivere qui a prescindere dal lavoro e ho un legame molto forte con la città e la società”.
Hai vissuto tutto l’apice dell’Empoli quindi.
“Abbiamo trascorso tutto l’ultimo quarto di secolo tra Serie A e Serie B, e ho vissuto questi anni sia da giocatore che da dirigente e collaboratore. Ho visto cosa questa società è riuscita a creare, raggiungendo anche la Coppa Uefa. Sono molto orgoglioso di quanto siamo riusciti a fare in tutti questi anni”.
Come ha fatto una società dal bacino piccolo come l’Empoli a sostentarsi in tutti questi anni?
“Siamo sempre riusciti ad avere un settore giovanile che consentisse alla società di autosostenersi, l’Empoli ha sempre vissuto e continuerà a vivere valorizzando i giovani del proprio vivaio. La proprietà è sempre la stessa da trent’anni ed è riuscita a diventare un modello di sopravvivenza e di risultati sportivi e gestionali”.
In chiusura, quali sono gli obiettivi per la prima squadra?
“L’ambizione è quella di fare un campionato di livello, restando nella parte sinistra della classifica e valorizzando i nostri giovani. Abbiamo la rosa più giovane di tutta la Serie B: dobbiamo farli crescere ed essere competitivi, cercando un connubio tra gioventù e competitività, sempre tenendo a mente che la Serie B un campionato difficile, soprattutto quest’anno in cui dovremo confrontarci con tante ottime squadre, con proprietà importanti alle spalle e piazze blasonate a sostenerle”.
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