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TMW RADIO - Falsini: "La prima volta che ho visto Locatelli mi sembrava Antognoni"TUTTO mercato WEB
martedì 17 novembre 2020, 19:05Serie A
di Dimitri Conti

TMW RADIO - Falsini: "La prima volta che ho visto Locatelli mi sembrava Antognoni"

Gianluca Falsini, tecnico della Primavera della Reggina, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Gianluca Falsini, allenatore della Reggina Primavera, ha parlato in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Allenare una squadra più vicina agli adulti dopo 8 anni di U16 e U17 era quello che volevo, e ho avuto la fortuna di averla trovata a Reggio Calabria, dove ho fatto due anni travolgenti. Mi sono buttato con grande entusiasmo in quest'avventura, voglio ringraziare il direttore Tempestilli. Peccato l'ennesimo stop dopo due partite sole, ma speriamo di riprendere continuativamente quando sarà l'ora. Purtroppo i casi aumentano, ogni giorno sono tantissimi e in questo momento la società si deve sobbarcare spese di tamponi ed esami sierologici. Come primo step hanno messo il 3 dicembre ma credo sia difficile".

Com'è il rapporto oggi tra Primavera e prima squadra?
"Mister Toscano oggi ha necessità e quelli che porta ad allenarsi con sé fanno sistematicamente dei tamponi obbligatori per legge. In Italia siamo un po' restii però a far giocare i giovani, perché gli allenatori per raggiungere l'obiettivo sono più restii nell'affidarsi ai giovani. Poi ci sono quelle società che fanno cultura come l'Empoli, che fa giocare Ricci che è un 2001. Quello è un retaggio del club, proprio. Dipende sempre dal talento, non si lavora più come trent'anni, quando facevo le giovanili a Parma mi facevano lavorare sul piano tecnico-tattico, mentre oggi si va molto sul lato mentale, psicologico".

Perché all'estero un 2001 è già strutturato per fare il grande salto?
"Secondo voi quei ragazzi non sbagliano neanche una partita? Se il progetto tecnico deve essere sconvolto o cambiato per due-tre partite fatte male vuol dire che non hai un'idea. Se si decide che un talento ha futuribilità, lo si fa giocare e basta. Ricordo Tonelli, che Aglietti lo fece giocare e nelle prime cinque partite gliene fece perdere quattro... Poi è passato al Napoli e alla Sampdoria. Ma lo stesso vale anche per Saponara, per Traore...".


Che dire su Locatelli?
"La prima volta che lo vidi ebbi una sensazione stranissima. Mio babbo è tifoso della Fiorentina, e a me sembrava Antognoni: mai visto un ragazzo che conduceva la palla con la testa così alta a quell'età. Un giocatore molto elegante... Il punto è che certe società non hanno il tempo materiale per far crescere certi giovani, a meno che non siano veramente fortissimi. Penso ad esempio alla Juventus, che secondo me ha dato via Kean veramente troppo a cuor leggero, visto che ora al PSG è riuscito a scalzare Icardi. Le tensioni che c'erano al Milan non gli hanno dato tempo. L'ultimo che hanno tirato fuori davvero è stato Donnarumma, ma i grandi club faticano a trovare giovani: nei club meno importanti c'è più tempo e più pazienza".

C'è un problema culturale nell'insegnamento della scuola calcio?
"Gli allenatori italiani per me sono veramente bravi, hanno bisogno di una società che li sostiene veramente, perché un momento di difficoltà nella stagione ci sarà sempre. Faccio un esempio: a Siena c'era un ragazzo che se non sarebbe andato a scuola non si sarebbe allenato. Proposi la sospensione, e l'allora ds Antonelli non solo non lo sospese, ma gli fece un contratto da professionista. Così passò il messaggio che avrebbe potuto avere tutto anche così, e oggi è a Gavorrano in Serie D. Non l'abbiamo fatto crescere, manca un po' di cultura. Poi vi porto un esempio della prima squadra, sempre a Siena, quando c'era Conte. Se ricordate a gennaio si vociferava di esonero, e lì una grandissima mano gliela diede Perinetti. Poi per fortuna sappiamo tutti com'è andata a finire... Comunque sono esempi per far capire come e quanto una dirigenza può aiutare un allenatore".