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TMW a Doha verso Qatar 2022 - Stramaccioni: "Delusione doppia allenare qui senza l'Italia al Mondiale"TUTTO mercato WEB
sabato 24 settembre 2022, 11:00Serie A
di Giacomo Iacobellis

TMW a Doha verso Qatar 2022 - Stramaccioni: "Delusione doppia allenare qui senza l'Italia al Mondiale"

Non Roberto Mancini, ma Andrea Stramaccioni. È lui, ormai da luglio 2021, il tecnico che rappresenta il calcio italiano in Qatar. Durante il nostro viaggio a Doha in vista del Mondiale abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e intervistarlo, alla scoperta del Paese che ospiterà Qatar 2022, ma anche della sua esperienza umana e professionale alla guida dell'Al-Gharafa.

Stramaccioni, che Paese troveranno le 32 Nazionali partecipanti a Qatar 2022?
"Il Qatar in questo momento è in forte espansione da tutti i punti di vista. Socialmente, come strutture e anche come ospitalità si tratta ormai di un'eccellenza mondiale. Parliamo di un Paese ricchissimo e all'avanguardia sia a livello di vita sia a livello lavorativo. Io e la mia famiglia ci troviamo benissimo qui".

Quanto è cambiata e sta cambiando Doha in vista del Mondiale?
"Doha è cambiata davvero molto. È stata letteralmente un cantiere per dieci mesi: qui costruiscono strade, palazzi e stadi in poche settimane, è impressionante. Le Nazionali partecipanti a Qatar 2022 troveranno una città tirata a lucido, pronta ad accogliere ben 32 Paesi differenti con hotel, strutture di allenamento, stadi futuristici... Pensate che sono stati costruiti otto stadi di livello mondiale, tutti con aria condizionata e facilities all'ultimo grido. È stata allestita anche una ferrovia sopraelevata con treni che collegheranno gli otto stadi fra loro, in modo che ovunque tu ti trovi sia possibile arrivare allo stadio senza perderti in traffico o code. Al termine di ogni gara si potrà, volendo, raggiungere comodamente e in pochi minuti lo stadio teatro della sfida successiva. Un capolavoro artistico e tecnico senza eguali".

Parliamo di calcio. Che bilancio fa della sua prima stagione all'Al-Gharafa?
"Il bilancio è sicuramente molto positivo. Con la squadra più giovane della prima divisione qatariota abbiamo centrato la qualificazione in Champions League, sfiorando poi anche una storica qualificazione ai quarti di finale. Inoltre raggiungere la finale di Coppa dell'Emiro dopo 12 anni, con tanto di complimenti personali dell'Emiro, è stato motivo di grande felicità per il club e per i nostri tifosi. Lo Sceicco, proprietario dell'Al-Gharafa, ha una politica ben precisa: vuole un mix di giovani promettenti, calciatori locali attentamente selezionati e cresciuti nell'Academy del nostro club, insieme a giocatori dal profilo internazionale, esperti e di spessore".


Dall'ex Benevento Cheick Diabaté all'ex Juve Gabriel Pires fino all'Inter Ishak Belfodil, il suo Al-Gharafa in effetti ha parlato fin da subito un po' di italiano.
"Sia Diabaté sia Gabriel Pires hanno fatto bene nella scorsa stagione, portando entrambi un contributo importante alla nostra causa. Conosco Gabriel dalle giovanili della Juventus, Tiago Pinto l'ha voluto poi al Benfica, da cui noi lo abbiamo preso in prestito e dove ora ha fatto rientro. Diabaté era già stato capocannoniere con me in Iran, all'Esteghal. È un centravanti che è andato in doppia cifra in ogni campionato in cui ha giocato e anche in Qatar è stato straordinario. Quest'estate ci ha salutati ed è tornato in Iran firmando col Persepolis, ma abbiamo preso un altro ex attaccante di Serie A che conosco bene come Belfodil".

Non solo la rosa, anche la panchina dell'Al-Gharafa strizza l'occhio alla Serie A.
"È vero. Fra i miei assistenti c'è l'ex Catania Sebastian Leto, che insieme al mio vice Danesi e al preparatore Caser rappresenta il blocco italiano del mio staff. Non è mai facile il passaggio dall'essere un campione in campo al calarsi nella realtà e mentalità di un allenatore. Sebastian l'ha fatto alla grande ed è cresciuto molto. A loro tre vanno sempre i miei complimenti e ringraziamenti, perché appaiono poco ma sono il vero motore del nostro lavoro".

Da italiani come avete vissuto l'esclusione della nostra Nazionale dal Mondiale?
"La sera della nostra eliminazione è stata una delusione cocente, in primis come italiano ma da allenatore che lavora qui ancora di più. Ma questo è il calcio... Io credo in Mancini e nel suo progetto, ma penso anche che la nostra Nazionale e il nostro vivaio, da cui io stesso provengo, vadano supportati concretamente e non solo a parole nelle interviste. Anche perché all'estero la Nazionale di calcio è al centro del progetto di ogni rispettiva nazione".