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Roma, Darlington, le Universiadi. Faiola a TMW: "Italia, tornerei"

Roma, Darlington, le Universiadi. Faiola a TMW: "Italia, tornerei"
lunedì 8 gennaio 2018, 15:572018
di Ivan Cardia

Un italiano in Inghilterra. Storia di tanti connazionali, oltre Manica per inseguire un sogno, o calciare un pallone. Ci sono le star, come Matteo Darmian o Angelo Ogbonna. E ci sono i calciatori nelle serie minori. È il caso di Matteo Faiola: classe '92, cresciuto nelle giovanili della Roma con Florenzi e Bertolacci. Oggi giramondo del pallone: ha vestito le maglie di Brescia e Newcastle, ma ha giocato anche a Malta (col Mosta) e in Svizzera (col Locarno). L'anno scorso ha giocato con l'Hartlepool in League Two, oggi veste la maglia del Darlington in Conference National, la quinta divisione del calcio inglese, sostanzialmente paragonabile alla nostra Serie D. E ci racconta un'esperienza diversa, perché le serie minori inglesi quasi mai vengono raccontate, figuriamoci da un italiano: "Il paragone che preferisco fare è tra Italia e Inghilterra; Svizzera e Malta sono campionati di passaggio, diversi. In Italia, nel complesso, c'è più attenzione sulla tattica, anche a livello minore. In Inghilterra il gioco è affidato più all'istinto del giocatore. Vediamo partite più aperte, squadre più lunghe, si fanno più gol. In Italia le squadre si studiano di più, sono più chiuse".

Stessa musica, quindi. A livello di strutture?
"Beh, da quel punto di vista la differenza è abissale. Anche in Conference ci sono stadi che da noi non vedremo mai. Penso anzitutto alle condizioni ambientali: qui ci sono solo campi in erba e non trovi un buco, una zolla fuori posto. Poi la partecipazione del pubblico è clamorosa, c'è sempre gente che viene con la maglia della squadra. Ci sono tifosi storici che tifano solo la squadra della propria città, magari seguono le big ma poi allo stadio vengono a vedere la piccola squadra locale. Questo, assieme al terzo tempo, è la cosa più bella che c'è qui"

Nostalgia dell'Italia?
"Sono quattro-cinque anni che sono fuori, tornare di certo non mi dispiacerebbe, anche per poter proseguire la mia carriera universitaria. In Inghilterra a questo livello puoi scegliere due tipi di tesseramento: io ho optato per la forma no contract, in modo che se arrivasse a gennaio qualche offerta dall'Italia potrei muovermi semplicemente chiedendo il transfert".

A proposito di Università. Hai partecipato alle Universiadi con l'Italia, con la maglia numero 10.
"Non me l'aspettavo, è stata un'esperienza indimenticabile, anche se magari non è andata come speravo. Le universiadi sono la seconda organizzazione più importante a livello sportivo al mondo, dopo le olimpiadi. Può non sembrare, ma è qualcosa di unico, incredibile, in uno scenario come quello di Taipei, stupendo".

Non è andata benissimo.
"A livello personale, venivo da un infortunio al ginocchio e non potevo essere al top. A tal proposito vorrei ringraziare tutto lo staff della Kine4Sport, mi hanno rimesso a posto, mi hanno regalato una seconda vita dopo l'infortunio al ginocchio. Loro, la mia famiglia, la mia ragazza, il mio agente, mi sono tutti vicino quando serve e li voglio ringraziare. Tornando alle Universiadi, poteva andare meglio anche a livello di squadra, ma siamo stati sfortunati: abbiamo incrociato il Giappone, che poi ha vinto la manifestazione, e per giunta siamo quasi subito rimasti in 10".

Da ragazzo sei cresciuto nella Roma.
"Ho fatto cinque anni con la primavera di mister Stramaccioni, c'era molta competizione e c'erano giocatori di grande livello".

Bertolacci, Florenzi, Crescenzi. Senti ancora qualcuno di loro?
"Sì, quando sono in Italia vado allo stadio a vedere la Roma. E poi mi capita spesso di allenarmi con loro, soprattutto Bertolacci, specie durante le feste. Sono ragazzi che, pur essendo arrivati dove sono, non dimenticano quegli anni. Poi per fortuna chi più chi meno siamo tutti rimasti nel mondo del calcio".

Mercato di riparazione: una società italiana punta su Faiola. Che giocatore si ritrova fra le mani?
"Da ragazzo, sia alla Roma che al Brescia, mi sono adattato spesso a fare l'esterno di centrocampo o d'attacco, visto l'alto livello del resto della squadra. Ma nasco seconda punta o trequartista, e all'estero ho avuto la possibilità di giocare con continuità in questo ruolo".