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Un italiano in Scozia, Raffaele De Vita: "Qui mi sento a casa"

Un italiano in Scozia, Raffaele De Vita: "Qui mi sento a casa"TUTTO mercato WEB
lunedì 8 aprile 2019, 21:12Europa
di Luca Bargellini

Un italiano in Scozia. Raffaele De Vita, centrocampista classe 1987, si è raccontato ai microfoni di MC Sport: “Sono tornato in campo il 3 aprile a quasi 11 mesi dall’infortunio - ha spiegato -. I tempi per recuperare da una lesione al crociato sono lunghi: a dicembre ho iniziato a fare match con la Primavera, ma per esser disponibile con la prima squadra ho dovuto attendere, soprattutto perché in Scozia i match sono molto fisici.

Gli inizi al Blackburn.
"A 15 anni giocavo nell’Atletico 2000, gestita da Giannini, Pruzzo e Chierico. Molti osservatori vennero a vedermi e dopo un provino entrai nel club inglese, senza esitazioni né da parte mia né dei miei genitori, unendomi così alla loro Academy".

Nel 2008 il Livingston.
"Una soluzione perfetta per me, al Blackburn ero chiuso da attaccanti di altissimo livello, come Santa Cruz e McCarthy. A 20 anni volevo giocare, e all’epoca trovai un allenatore italiano, Roberto Landi, inoltre sia il presidente che i dirigenti erano italiani. Nella prima amichevole riportai un infortunio pesante, rimasi fuori 6-7 mesi e quando tornai il club aveva problemi economici. Ripartimmo dalla Third Division".

Poi la chiamata di Di Canio allo Swindon.
"Difficile da descrivere: la più grande fortuna che ho avuto nel mondo del calcio. Era il mio idolo da bambino e si è rivelato il miglior allenatore mai avuto nel Regno Unito. Questa occasione nacque per caso e l’ingaggio di Di Canio arrivò pochi giorni dopo l’accordo con il club, fu veramente surreale. Sono stati due anni meravigliosi, un periodo magico per me".

Dopo anni tra Inghilterra e Scozia, torni al Livingston, e ora sei a un passo dalle 100 presenze.
"Qui mi sento a casa. E’ stato facile ambientarmi per me, avendo ritrovato tanti punti di riferimento. I tifosi sono rimasti affezionati al gruppo che è rimasto dopo la doppia retrocessione, a maggior ragione adesso dopo il ritorno della massima divisione".

Dopo il 9° posto nella regular season, adesso è il momento dello “split"
"Il regolamento è decisamente contorto. Adesso abbiamo 5 partite, tutti scontri diretti con club dal 7° posto in giù, senza alcuna possibilità di concludere la stagione raggiungendo la 6° posizione in campionato. Non ci sono più obiettivi concreti da raggiungere, così come nella top 6, con il Celtic ormai ad un passo dall’essere Campione di Scozia. Questi sono gli ultimi anni della mia carriera e voglio godermeli fino in fondo, anche perché fino a poco tempo fa giocare a Celtic Park o Ibrox era solo un sogno e invece è diventato realtà".

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