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L'esplosione di Benjamin Sesko, l'erede designato di Haaland, manda due segnali a tutti i club italiani: serve coraggio nelle scelte di mercato e di scouting. E le Under 23 sono fondamentaliTUTTO mercato WEB
venerdì 30 settembre 2022, 12:50Editoriale
di Marco Conterio

L'esplosione di Benjamin Sesko, l'erede designato di Haaland, manda due segnali a tutti i club italiani: serve coraggio nelle scelte di mercato e di scouting. E le Under 23 sono fondamentali

Nato il 5 maggio 1985, è inviato di Tuttomercatoweb. In RAI con 90° Minuto, Calcio Totale e Notte Azzurra, ha collaborato con Radio RAI, con Radio Sportiva e Il Messaggero
Del metodo Red Bull e di come quattro ragazzi scoperti direttamente sui polverosi campi di Mali e Zambia fossero in campo in Champions League ne discutiamo da tempo. L'importanza di una rete di club globale come quella sviluppata dai bibitari d'Austria, che hanno Lipsia come apice del progetto, non è un tema nuovo su queste colonne. La capacità di scovare talenti, da Haaland a Mané, da Keita a Szoboszlai, lanciarli e venderli a cifre super, è stata già tema di discussione. Così oggi discutiamo di un altro tema, che parte e racchiude sempre tutti questi concetti della straordinaria galassia Red Bull e che è oggi racchiuso in un nome e un cognome. Benjamin Sesko.

L'importanza dello scouting, l'importanza del Liefering
"In Austria è più facile". "In Austria ci sono meno pressioni". "In Austria si può rischiare". Già. Però la Red Bull lo fa anche in Germania. La Red Bull lo fa prima di tutto in seconda serie austriaca, nel Fussballclub Liefering, piccola realtà diventata però oggetto di studio e di culto tra gli amanti dello scouting e del talento più puro, grezzo, vero. Diadie Samassekou, preso dal Real Bamako. Hannes Wolf, dalla cantera del Salisburgo. Patson Daka, dal Kafue Celtic FC. Amadou Jaidara, dal Bamako. Dominik Szoboszlai, dal Videoton. Sekou Koita, dall'USC Kita. Mohamed Camara, dal Real Bamako. Karim Adeyemi, dall'Unterhaching. Luka Sucic, dalle giovanili del Salisburgo. Maurits Kjaergaard, dal Lyngby. ella rosa attuale il più 'vecchio' ha vent'anni, è il portiere ceco Adam Stejskal, e ci sono fior di talenti che il club cresce con pazienza (su tutti Karim Konaté, preso dall'ASEC Mimosas in Costa d'Avorio). Questo significa avere un bacino di talenti sempre pronto, disponibile grazie alla profonda conoscenza e capillarità su alcuni territori poco battuti dove gli austriaci hanno deciso di diventare padroni a livello globale. L'Africa centrale, dove i giocatori possono esser presi a costi irrisori, ma anche latitudini come l'Est Europa, in paesi quali Ungheria, Slovacchia, Slovenia, dove il talento 'giovane' può essere scoperto e preso senza grandi esborsi.


Le Under 23 sono necessarie
In un calcio italiano del tutto e subito, dove gli azzardi non vengono mai fatti, le formazioni Under 23 sono un passaggio talmente banale che solo la Juventus l'ha infatti messa in piedi. "Troppi costi", dicono quasi tutti, senza alcuna visione lungimirante. Perché a medio termine i frutti economici ci sono già. Un esempio: forse il Milan non avrebbe lasciato andare Milos Kerkez, terzino ungherese, destinazione AZ Alkmaar, ma l'avrebbe cresciuto una stagione in più tra i professionisti prima di lasciarlo andare. Forse, senza la prospettiva di un passaggio subito in C, dove la Juventus può tenere sotto controllo i giocatori, farli essere anche parte della prima squadra, farli allenare anche coi grandi, Matias Soulé o Kenan Yildiz avrebbero scelto altre destinazioni. Non avrebbe monetizzato con Stephan Mavididi, non avrebbe potuto far fare uno step mediano, cosa che in Portogallo è alla base del percorso di tutti i talenti, anche ai suoi italiani. Per questo Milan, Inter, Roma, Napoli e tutte le altri grandi non perdano tempo. Le Under 23 sono una misura necessaria per poter essere concorrenziali con le altre europee anche sui target 'alla Sesko', ovvero quei giocatori che sono troppo per un campionato che ha poche prospettive come la Primavera (solo il 2% di chi vi partecipa è in Serie A nell'anno successivo), e poco per far subito parte di un gruppo di Serie A. E, in fondo, cederli in prestito in una dimensione non controllata, è sempre un'incognita, tecnica, ambientale e non soltanto.