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tmw / fiorentina / Editoriale
Mondiale delle firme, non dei sogniTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 8 dicembre 2022, 11:56Editoriale
di Luca Marchetti

Mondiale delle firme, non dei sogni

Ora che ci sono le magnifiche otto un bilancio di questo Mondiale possiamo già farlo. E’ vero non sappiamo chi vince, in tanti si sono messi in mostra e le tradizioni fanno fatica ad essere scalzate.
Le grandi delusioni non si fa fatica a trovarle. Germania e Spagna, senza dubbio. Una eliminata per la seconda volta consecutiva ai gironi, l’altra dalla sorpresa di questo Mondiale, il Marocco. L’unica a dire il vero, arrivati agli ottavi.
Chissà dove potrà arrivare, chissà se l’Africa intera potrà riversare sul Marocco la voglia di essere protagonista in un Mondiale che di fatto le è sempre mancata. Dagli anni 90, dal Camerun di Roger Milla, si pensa a una africana come protagonista, in qualche caso come vincitrice. Non è successo nonostante i campioni. Chissà se succede quest’anno. Fatto sta che comunque mandano a casa gli spagnoli (che avevano forse peccato di presunzione facendo qualche calcolo di troppo) e che avevano comunque portato in Qatar la loro cifra. Ora - soprattutto dopo le parole di Luis Enrique alla vigilia - parlare di sfortuna non è lecito. Ovvero noi lo faremmo anche, ma se la filosofia spagnola era quella di non lasciare nulla al caso, allora non ha funzionato. E forse neanche la psicologia inversa del loro ct, che voleva levare pressione.

Germania e Spagna fuori dicevamo: e visto che l’Italia non si è neanche qualificata dovremmo comunque guardare e imparare. Hanno comunque fatto meglio di noi. Ma siccome si guarda soprattutto in questi due paesi per la “ricostruzione” del calcio italiano, vale la pena assolutamente guardarci, senza però copiare integralmente, ma porre quei correttivi (o quei mix) che potrebbero davvero aiutare alla lunga il calcio italiano e il suo movimento.
Germania e Spagna fuori dal Mondiale: forse le due uniche grandi nazioni che non hanno una stella, neanche mediatica, a cui aggrapparsi. Certo - direte voi - non è che il Portogallo abbia avuto a disposizione CR7.

Anzi addirittura il Re è andato in panchina e si è goduto parte della goleada ridendo a fianco dei suoi compagni. Ma c’è. E la mentalità fa la differenza. Ora non sapremo mai se il contributo di CR7 nel Portogallo è assimilabile a quello dell’ultimo Ibra nel Milan. Ma romanticamente potremmo crederlo, proprio perché si parla di Nazionale.
Però fateci caso: tutti gli altri una stella ce l’hanno. E la stanno lustrando ben bene. Francia-Mbappé, Argentina-Messi, Inghilterra-Kane, Brasile-Neymar. Anche Olanda e Croazia con Gakpo e Modric dicono la loro, forse in maniera meno evidente. Ma appartengono a una cultura calcistica di tradizione. E se le grandi stelle magari per mezz’ora possono essere appannate ci pensano gli altri ottimi giocatori che sono in forma “mondiale”: Giroud, Bellingham, Richarlison, Alvarez. Più giovani che vecchi a dire il vero, ma serve l’oggi, nel Mondiale, non il domani.
Insomma è il Mondiale delle stelle, come forse in Qatar speravano.
E ancora più il Mondiale della tradizione, se volete. Ai quarti ci sono le “solite” tranne le grandi assenti di cui sopra: Francia, Inghilterra, Brasile, Argentina. Due outsider di grande tradizione come Croazia e Olanda e un’autentica sorpresa.
Ecco perché i sogni di tutti i Robin Hood del Mondo sono concentrati lì. Ma nel Mondiale delle stelle è già un grande traguardo essere arrivati fin li