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Diario da Rio - James, ecco cosa abbiamo visto e sentito da luiTUTTO mercato WEB
giovedì 20 giugno 2019, 12:30Sudamerica
di Tancredi Palmeri

Diario da Rio - James, ecco cosa abbiamo visto e sentito da lui

Vedere James Rodriguez dal vivo è un’altra cosa. Qui, all’Estadio Cicero Pompeu de Toledo, altresì noto come Morumbi, a San Paolo, sono venuto a vedere da vicino in Colombia-Qatar l’ultimo James, quello che si è definitivamente evoluto in numero 10, che è diventato fonte di gioco senza avere alle spalle Thiago Alcantara come nel Bayern, o Xabi Alonso come fu al Real Madrid.
Ed è un James stupefacente: che si prendesse lui la responsabilità di rifinire era già noto e faceva parte della sua indole e della sua carriera, ma in questa versione dei Cafeteros è un fantasista totale, certo con libertà assoluta di movimento, dal fare il falso nueve allo svariare largo tutta la linea dei trequartisti, ma soprattutto con personalità per prendersi le responsabilità di provarci a creare e sbloccare a prescindere, non nascondendosi.
Il pendolo della partita fa oscillare James fino a farlo retrocedere un po’ più vicino al centrocampo per poter ricevere e impostare, dunque non solo l’assist del 10, ma anche il coraggio di andare a preparare l’azione, di sbrogliare le situazioni, di dare un’idea che possa innescare le altre.
Per intenderci, è proprio quello che faceva Maradona. Ora, date dieci livelli di proporzione tra i due esempi, e ovviamente non si include tutta la capacità di Maradona di essere anche un marcatore tale da vincere la classifica cannonieri in Italia, ma è proprio lo stesso che Diego faceva per vincere i campionati più che le partite, cioè mettersi in condizione di fare rendere meglio i compagni.
Contro il Qatar l’avversario non permetteva alla Colombia di sviluppare gioco, forse forte anche di una certa sottovalutazione da parte della Colombia. Ma la situazione si sblocca a 5 minuti dalla fine, quando già da qualche giro di lancette James ha abbandonato la posizione più avanzata e prova a essere praticamente il primo di costruzione dietro la linea del pallone.
E così che arriva la genialità per il gol di Zapata, un assist davvero maradoniano: alla Quaresma nella scelta tecnica, trivela con l’esterno sinistro e le tre dita a uscire. Ma è maradoniana l’idea: perché da quella posizione, al centro e sulla trequarti, è assolutamente fuori luogo pensare a un assist così eseguito, non si presta al movimento e manderebbe fuori tempo tutti. Invece James lo esegue ala perfezione, e anzi proprio con l’intenzione di mandare fuori tempo la difesa del Qatar, fin lì perfetta.
E visto che abbiamo scomodato il paragone con Diego, rimanendo nella Copa America ci sta anche quello con Messi. Anche qui, se non dieci quantomeno nove livelli di proporzione, ma l’Argentina è ancora in vita nella competizione proprio perché Messi nel Secondo Tempo torna a fare quello che è lui: si prende tutta la squadra addosso, innesca gli altri, aumenta da solo il ritmo della partita, magari incaponendosi a volte nell’azione personale, però dando non tanto o non solo un’esecuzione alla squadra, ma proprio infondendogli l’anima.
Se a questi livelli riesce a fare una cosa simile, come James o come Messi, vuol dire che sei un campione assoluto.